Stop ai falsi miti sul biometano

Ne parliamo con Giulia Filippini, Business Analyst di Anaergia, il cui obiettivo è quello di promuovere l’economia circolare e la transizione energetica.

biometano
Foto Pixabay

Sono già quattro i record climatici battuti quest’estate: il giorno più caldo mai registrato, il giugno più torrido di sempre, la minima estensione del ghiaccio marino antartico e una serie di ondate di calore che, negli ultimi tre mesi, hanno colpito gli oceani di tutto il mondo. Gli abitanti di Milano e dintorni, nel frattempo, si sono svegliati all’alba del 25 luglio con il fragore dei tuoni e delle raffiche di vento: l’ennesima tempesta che ha sferzato la città, mentre le regioni del sud Italia sono alle prese con temperature anche superiori ai quaranta gradi.

Eppure, di fronte a tutto questo, c’è ancora chi nega l’esistenza dei cambiamenti climatici o la responsabilità dell’uomo. Ecco perché lottare contro fake news e disinformazione risulta di vitale importanza. È quello che hanno cercato di fare gli esperti di Anaergia, impegnati sul fronte delle fonti energetiche rinnovabili e dell’economia circolare, con un approfondimento volto a sfatare i “falsi miti sul biometano”.

Una risorsa energetica rinnovabile

“In un’epoca in cui la sostenibilità e la lotta contro i cambiamenti climatici sono questioni prioritarie, il biometano riveste un ruolo di rilievo come risorsa energetica rinnovabile. Tuttavia, è preoccupante che la sua adozione sia ancora ostacolata da informazioni errate o comunicazioni parziali che mirano a distorcere i suoi reali benefici. Sconfiggere questi falsi miti è fondamentale per favorire la diffusione e l’utilizzo del biometano come alternativa sostenibile alle fonti di energia fossile”, spiega Giulia Filippini, Business Analyst EMEA presso Anaergia.

Il ruolo di biometano e idrogeno verde nella decarbonizzazione dei trasporti

Il biometano è un combustibile che si ottiene dal biogas, a partire da rifiuti organici, sottoprodotti agroalimentari, reflui zootecnici e fanghi di depurazione. Un processo che consente di trasformare degli scarti in risorse preziose, di ridurre le emissioni climalteranti generate dalle discariche, di restituire il carbonio al suolo per fermare i processi di desertificazione e di limitare l’uso di combustibili fossili in diversi settori, contribuendo alla transizione energetica. Per esempio, “l’integrazione di biometano e idrogeno verde offre un’opportunità unica per decarbonizzare il settore dei trasporti pesanti”, prosegue Filippini.

grafico biometano

“In particolare, il biometano si rivela altamente adatto per il trasporto pesante, con già il 27 per cento dei veicoli a metano alimentati da questa fonte. Un elemento di rilievo riguarda l’infrastruttura di distribuzione del gas naturale, in Italia tra le più avanzate, che si estende su oltre 41mila chilometri di rete, permettendo una facile integrazione con il biometano e garantendo un ampio accesso alle stazioni di rifornimento”.

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La valutazione dell’impatto ambientale degli impianti

Quali sono, allora, gli aspetti che preoccupano maggiormente l’opinione pubblica? Fra questi, c’è sicuramente l’impatto ambientale degli impianti. Quelli moderni, tuttavia, sono in grado di gestire in modo sicuro sostanze inquinanti, odori e batteri, grazie ai più avanzati sistemi di purificazione dell’aria. Anche Legambiente, che nel 2021 aveva scelto proprio il biometano come protagonista di una campagna sulla corretta informazione ambientale, lo conferma. Specificando, però, che occorre scegliere con accortezza le dimensioni degli impianti e i luoghi dove collocarli, senza entrare in competizione con l’uso di terreni per la produzione di cibo e programmando parallelamente una riduzione dei capi allevati.

Come chiarisce Giulia Filippini, “i luoghi ideali per la produzione di biometano sono preferibilmente lontani dai centri abitati e vicini a fonti di biomassa disponibili, così come alla rete del gas naturale. Può trattarsi di vecchie industrie o discariche da riconvertire, impianti di trattamento delle acque reflue o aziende agricole. In ogni caso, quando si intende costruire un impianto di produzione di biometano, è necessario ottenere le autorizzazioni e le approvazioni da parte delle autorità competenti, che valutano attentamente l’impatto ambientale dell’installazione e delle attività correlate”.

Gli obiettivi europei

La Commissione europea sostiene che il biometano giocherà un ruolo importante nella riduzione della dipendenza dal gas russo e nel raggiungimento dei target previsti dal piano REPowerEU. L’obiettivo è arrivare a una produzione di 35 miliardi di metri cubi l’anno entro il 2030.

“Il mercato italiano del biometano è il secondo in Europa per la crescita più rapida, subito dopo la Francia, anche grazie agli incentivi del decreto ministeriale del marzo 2018. Nel 2022, inoltre, è stato emesso un nuovo decreto che continua a sostenere e promuovere la diffusione del biometano, consolidando ulteriormente la posizione dell’Italia come leader nel settore”, conclude Filippini.

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Pochi giorni fa, il 21 luglio, è stata pubblicata sul sito del GSE, nell’ambito della misura M2C2, investimento 1.4 del PNRR “Sviluppo del biometano secondo criteri per promuovere l’economia circolare”, la graduatoria relativa alla prima procedura competitiva per l’accesso agli incentivi finalizzati a supportare la realizzazione di nuove strutture per la produzione di biometano e la riconversione di impianti di biogas agricoli esistenti.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.