La siccità come il grande caldo hanno caratterizzato questa estate 2024. Grande crisi l’ha vissuta la Sicilia. Ma secondo lo studio della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti, TEHA, che è stato presentato ad agosto un veloce aiuto alla questione idrica potrebbe arrivare dagli invasi italiani. Questi difatti contengono quasi 12 miliardi di metri cubi d’acqua, ma 1,8 miliardi non sono autorizzati e altri 58 milioni sono occupati da sedimenti.
Secondo gli esperti con gli investimenti del “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” (PNIISSI) si possono recuperare quasi 600 milioni di m3, l’85% al Sud.
I dati dello studio di “Valore Acqua”
Si potrebbero valorizzare circa due miliardi di metri cubi di acqua in Italia. Si tratta di acqua presente nelle dighe italiane di cui 1,8 miliardi di metri cubi d’acqua per motivi di autorizzazioni infrastrutturali e ambientali e ulteriori 58 milioni di metri cubi perché occupati da sedimenti. Ed è così distribuita: nell’appennino meridionale (il 31,7% di acqua non utilizzata), nell’appennino centrale (29,6%) e in Sicilia (29%). Invece la Sardegna non utilizza il 18,2% dell’acqua.
“Le nostre elaborazioni confermano – spiega Valerio De Molli, managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti – una differenza sostanziale tra Nord e Sud del Paese. Nel 2024 i volumi di acqua non sfruttati dall’autorità di bacino delle Alpi Orientali sono stati il 15,7%, appena sopra la media italiana del 13,8%, mentre al di sotto si colloca l’Appennino Settentrionale (13,2%) e, in particolare, l’Autorità di Bacino del Fiume Po che non sfrutta solamente l’1,9% del proprio potenziale”.
Il ruolo del Bilancio idrico
“L’unico strumento necessario per la pianificazione degli interventi – ha sottolineato il Commissario Straordinario per la siccità Nicola Dell’Acqua incontrando i partner della Community Valore Acqua per l’Italia ribadendo quanto detto in Commissione Ambiente a Luglio– è quello del bilancio idrico che deve essere redatto a livello di distretto in una visione più ampia che superi diatribe locali e regionali: i grandi nodi idraulici porteranno acqua da un punto A a un punto B del Paese superando confini regionali e distrettuali: non abbiamo più il tempo di assistere a diatribe sul pagamento della risorsa, tutti gli attori in campo devono prendere coscienza del pesante impatto della gestione frammentata dell’acqua sul futuro dell’Italia”.
Il ruolo del PNIISSI
Lo studio di TEHA ha concluso che i 10 miliardi di euro di investimenti previsti dal “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” (PNIISSI) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, potranno essere recuperati e resi utilizzabili 594 milioni di metri cubi d’acqua di cui oltre 400 dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale e 81 in Sicilia.
Mentre le Alpi Orientali si potranno sfruttare 50 milioni di metri cubi che oggi non sono a disposizione, 36 dal Fiume Po, 19 dall’Appennino Settentrionale, 6 dalla Sardegna e 2 dall’Appenino Centrale. “Questi volumi recuperati – aggiunge Benedetta Brioschi, partner TEHA – porteranno un beneficio concreto per il lavoro di oltre 42.368 aziende agricole e per quasi 15 (14,7) milioni di italiani”.
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