Il settore dell’economia circolare rappresenta un importante volano economico per l’economia italiana con un contributo del 2,5% del PIL nazionale. Si tratta del dato più alto della media europea. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale “L’Italia che Ricicla”, promosso dalla Sezione UNICIRCULAR di ASSOAMBIENTE – l’Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonché bonifiche.
Dati incoraggianti ma che evidenziano come l’uso circolare della materia deve essere supportato in modo più incisivo.
“È oggi necessaria una strategia industriale che consideri la circolarità come un pilastro essenziale per la competitività e la sostenibilità del Paese. In particolare, vanno rimosse le barriere regolatorie che rappresentano il vero freno alla decarbonizzazione del nostro sistema produttivo”, ha affermato a margine dell’evento Paolo Barberi, presidente della Sezione UNICIRCULAR di Assoambiente.
Sono quindi necessari nuovi investimenti: secondo gli ultimi dati, la quota di PIL investita in economia circolare in Italia è pari allo 0,7%, inferiore sia alla media europea (0,8%), che a quella delle principali economie come Germania (0,9%) e Francia (0,8%).
“L’industria del riciclo oggi può rivelarsi strategica anche per ridurre la dipendenza del nostro Paese dall’importazione di materie prime (anche di quelle “critiche”) e di energia da altri Paesi, portando a compimento finalmente l’atteso disaccoppiamento tra andamento delle attività economiche e consumo di materia, già raggiunto da altre economie europee.”, ha aggiunto nella nota Chicco Testa, presidente di Assoambiente.
Green jobs
Il comparto dell’economia circolare impiega circa 613 mila persone a tempo indeterminato. Si tratta di circa il 2,4% degli occupati a tempo indeterminato.
L’Agenda 2030 per il Riciclo
La proposta di Assoambiente in merito riguarda l’Agenda 20230 del Riciclo composta da cinque punti strategici, per delineare il piano di transizione verso un’economia circolare matura:
- il completamento del mercato unico europeo per i prodotti riciclati: vanno rimossi gli ostacoli normativi, burocratici e regolamentari, uniformando le normative dell’End of Waste;
- il riconoscimento del contributo del riciclo alla decarbonizzazione, con il conseguente sostegno economico a queste attività per la capacità di ridurre o evitare emissioni;
- una rivoluzione fiscale per il riciclo: vanno ripensati i regimi a sostegno di questi beni, prevedendo strumenti come il credito d’imposta per l’economia circolare, l’IVA agevolata su materie prime seconde e la revisione della tassazione ambientale;
- il rafforzamento delle attività complementari al riciclo: occorre migliorare quantità e qualità delle raccolte differenziate e potenziare il recupero energetico per le frazioni non riciclabili;
- un ripensamento normativo e amministrativo delle regole per il riciclo: vanno recepite in modo efficace le prescrizioni europee, anche attraverso un maggiore coinvolgimento degli operatori, e rafforzati gli appalti green delle PA e i Criteri Ambientali Minimi (CAM).
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