Roma e la gestione rifiuti. Quando un termovalorizzatore ha bisogno del dibattito pubblico

Roma Capitale termovalorizzatore
foto Pixabay

L’annuncio del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, riguardo la costruzione entro il 2025 di un termovalorizzatore ha causato tensioni sia a livello politico che nella società civile.

L’obiezione principale degli oppositori è l’impatto ambientale del termovalorizzatore, che sarebbe, a loro avviso, un passo indietro e non un progresso nella gestione dei rifiuti della Capitale.

Interessante notare come la conflittualità si estenda anche al linguaggio usato: gli oppositori, infatti, impiegano più frequentemente il termine “inceneritore”.

Il Sindaco ha richiamato l’esempio del termovalorizzatore di Copenhagen come ispirazione per l’impianto di Roma. L’impianto della capitale danese ha eccellenti performance ambientali, ed è generalmente considerato molto all’avanguardia dal punto di vista tecnologico nell’ambito della tecnologia Waste-to-Energy: basti pensare al sistema di condensazione del vapore dei fumi in due step permette di recuperare il calore di condensazione, incrementando di circa 20 punti percentuali il recupero di energia, da cui un rendimento complessivo di 107%, o al sistema di recupero di metalli dalle ceneri pesanti che potrebbero essere usate per i manti stradali.
Anche l’esperienza Copenhagen ha però i suoi oppositori. Taluni evidenziano la grande contraddizione causata dalle enormi dimensioni dell’impianto: per pareggiare i conti dopo gli ingenti investimenti iniziali per la costruzione del termovalorizzatore, infatti, l’impianto ha iniziato ad importare rifiuti anche da altri paesi, con ciò che questo comporta in termini di impatto derivante dal movimento dei rifiuti.

Senza entrare nel merito di quale sia la soluzione al problema della gestione dei rifiuti in generale e, più in particolare per il caso della Capitale, appare evidente come una soluzione ideale e accettabile per tutti non esista. Perciò è importante riflettere sul ruolo fondamentale che gli strumenti di coinvolgimento della cittadinanza potrebbero avere in casi come questo.

Questi metodi e strumenti sono molteplici e differenti sia dal punto di vista degli attori coinvolti, sia dal punto di vista del tipo di intervento (più di tipo informativo o di tipo consultivo/progettuale).

Il ruolo del dibattito pubblico per favorire scelte complesse nella gestione rifiuti

Abbiamo già parlato del dibattito pubblico, ma prima ancora potrebbe essere interessante organizzare, per esempio, un European Awareness Scenario Workshop, metodo nato in Danimarca e supportato dalla Commissione Europea, che coinvolge 24-28 soggetti rappresentativi dei diversi gruppi di interesse. Il EASW ha l’obiettivo di approfondire i bisogni di una comunità locale, oltre a promuovere dibattito e partecipazione sui temi connessi alla sostenibilità, in questo caso nello specifico riguardo il tema della gestione dei rifiuti. Stimolare un confronto tra gli stakeholders prima di un progetto può essere fondamentale sia per evitare l’insorgere di potenziali conflitti che potrebbero bloccare o ritardare i lavori, ma anche con l’obiettivo di giungere a nuove soluzioni creative dall’incontro di diverse sensibilità.

Inoltre, è importante sottolineare che anche quando l’amministrazione locale non può o non vuole coinvolgere i cittadini nella pianificazione e progettazione, un intervento di facilitazione teso ad informare i/le cittadini/e ed a chiarire i loro dubbi può fare tutta la differenza. Infatti, spesso le contestazioni della cittadinanza e dei gruppi della società civile possono essere innescate dalla diffusione di informazioni incomplete o scorrette; la disponibilità delle pubbliche amministrazioni ad informare e spiegare gli interventi che hanno un notevole impatto sulle comunità diventa sempre più centrale con l’obiettivo di un miglioramento dei rapporti tra PA e cittadine/i.

Ricordiamo, infine, che proprio per promuovere e supportare la conoscenza e l’impiego degli strumenti della facilitazione e della partecipazione è sorto FacilitAmbiente un servizio della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e della Camera Arbitrale di Milano. Un maggiore e consapevole uso di questi strumenti è senz’altro strategico per affrontare i grandi problemi della sostenibilità che, a Roma come nel resto d’Italia, si pongono sempre più spesso all’attenzione di tutti.


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collaboratrice della Camera Arbitrale di Milano per il servizio FacilitAmbiente, specializzanda in Law and Sustainable Development alla Statale di Milano