La Green economy rappresenta uno dei comparti su cui puntare per favorire una ripresa efficace dalla crisi innescata dalla pandemia. Questo settore può contare infatti su un contesto favorevole legato al Green deal europeo, che pone al centro le problematiche ambientali, in particolare quelle climatiche. E’ stato questo il messaggio emerso stamattina dal convegno “Uscire dalla crisi con un Green deal – Una nuova fase per la Green economy in Italia”, organizzato dagli Stati generali della Green economy che si sono tenuti, in modalità online, nella giornata di apertura di Ecomondo 2020 ( 3-4 novembre). 

La Relazione 2020 sullo stato della Green economy in Italia: dati e proposte

Nel corso del convegno il presidente della fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, ha presentato la Relazione 2020 sullo stato della green economy in Italia. Il documento traccia un quadro del comparto nel nostro paese e contiene una serie di proposte concrete, elaborate dal Consiglio nazionale della Green economy, per favorire un modello di sviluppo economico sostenibile.

Rilanciare la green economy: le proposte per clima e l’energia

Cinque in particolare sono gli ambiti di azione individuati dal report. Il primo è quello del clima e dell’energia. “L’Italia negli ultimi anni ha rallentato il passo nell’impegno per il clima – ha spiegato Ronchi – la quota delle rinnovabili dal 2014 al 2018 è aumentata. Manteniamo buona media europea, attestandoci al 17,8%. Tuttavia negli ultimi anni abbiamo avuto un aumento minore degli altri paesi europei“, con una variazione dei consumi di energia da Fer del 6,7% nel periodo 2014 – 2018. Inoltre i nuovi target europei verso la neutralità richiedono forti cambiamenti in tutti i settori.

Dall’ecobonus al 110% alla carbon tax per i settori non Ets

In uno scenario di questo tipo, come ha spiegato Ronchi, è fondamentale “la definizione di una roadmap al 2050, con il target del 55% al 2030 e con misure settoriali per raggiungere tali obiettivi”. E’ inoltre necessario “indirizzare i finanziamenti di Next generation EU con decisione all’innovazione tecnologica per la decarbonizzazione”. Un terzo punto riguarda il sostegno all’utilizzo “esteso e pluriennale dell’ecobonus al 110%”. Tra i punti menzionati nelle proposte anche la necessità di “arrivare all’introduzione di una carbon tax per i settori non coperti dall’Ets, che va integrata da misure di tutela sociale e della competitività”. 

Le proposte sull’economia circolare

Altro ambito toccato dalle proposte è l’economia circolare. In questo caso tra i punti chiave evidenziati ci sono misure per snellire procedure autorizzative e favorire investimenti per  migliorare impianti e tecnologie. Ma anche l’incentivazione della bioeconomia circolare e rigenerativa. A ciò si aggiunge poi la necessità di stabilire quote obbligatorie di utilizzo delle materie prime seconde.

Green city, come promuoverle

Lo sviluppo della green economy passa inoltre dalle green city. “La rigenerazione urbana secondo le linee guida delle green city diventa un modo per contrastare il consumo di suolo, ma anche per rilanciare la qualità delle città e lo sviluppo“, ha spiegato Ronchi. Aumentare finanziamenti in quest’ambito è “molto importante” e va incontro al nuovo obiettivo europeo della protezione dall’espansione urbana di almeno il 30% del territorio.

Mobilità sostenibile, tra riduzione del tasso di motorizzazione e promozione del Gnl

In ambito mobilità sostenibile, invece, tra le proposte c’è l’aumento degli investimenti per promuovere il trasporto pubblico, la sharing mobility e la mobilità dolce. Ma anche la riduzione del tasso di motorizzazione italiano. E il raddoppiamento della quota di elettricità da Fer.

Settore agroalimentare, tra modelli di business circolari e incremento della produzione biologica

Passando invece al comparto agroalimentare, dalla relazione emerge come la superficie agricola biologica nel nostro Paese rappresenti il 15,5% del totale al terzo posto in UE, un dato che ci colloca dopo Francia e Spagna. “L’Italia – ha sottolineato Ronchi – ha un’agricoltura di elevata qualità e nel 2018 ha confermato il suo primato mondiale con 824 prodotti Dop, Igt, Stg. Il valore complessivo stimato di queste produzioni è di 16,2 mld di euro (+ 6% rispetto al 2017). L’agroalimentare di qualità ha un potenziale veramente importante”. In quest’ambito il report cita, tra le tante proposte, l’incentivazione delle produzioni agricole basate su agroecologia. A ciò si aggiunge l’incentivazione fiscale di modelli di business circolari nei settori della trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio. E infine la destinazione di risorse a contratti di filiera per la green economy che abbiano l’obiettivo di miglioramento misurabili e premialità per la valorizzazione di territori ad elevato valore naturale.

Green economy: il punto di vista della politica

Tanti i rappresentanti delle istituzioni presenti al convegno: il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola; Rossella Muroni, vicepresidente della commissione Ambiente della Camera; Antonio Misiani, vice ministro all’Economia, e Sergio Costa, ministro dell’Ambiente.

Politiche green, la “scelta di campo” dell’Ue

A sottolineare, tra i tanti temi toccati, il quadro favorevole creato dalle politiche promosse dall’UE con il Green deal è stato il ministro Amendola. “L’UE – ha detto – non solo ha fatto una scelta di campo quando l’11 dicembre del 2019, in occasione dell’insediamento della Commissione, ha scelto il Green deal, ovvero  una trasformazione radicale dei nostri modelli economici e industriali e di consumo“. Ma ha anche promosso “una visione di competitività”, confermata lo scorso luglio con il Next generation EU.

Lotta al climate change: perno dell’identità europea

Il ruolo dell’UE come catalizzatore dello sviluppo sostenibile è stato citato anche dalla vicepresidente della commissione Ambiente della Camera Muroni. “L’Europa – ha detto –  ha scelto la lotta al cambiamento climatico anche come rifondazione della propria identità. L’UE, nata su un patto sul carbone e acciaio, si ritrova ora a fronteggiare la lotta al cambiamento climatico e sceglie una nuova economia”, mettendo al centro del suo operato la sostenibilità.

Sostenibilità, “via maestra” per la ripartenza

A rimarcare l’importanza di un approccio al post Covid che non riproponga i vecchi modelli precedentemente in vigore è stato il viceministro all’economia Misiani che ha sottolineato come lo sviluppo sostenibile sia “la via maestra per ripartire”.

Lavorare insieme per lo sviluppo sostenibile

Il convegno si è concluso con l’intervento del ministro dell’Ambiente Costa. La promozione di modelli di sviluppo sostenibili è un percorso che si compie “tutti insieme”, ha spiegato. “Oggi appartiene a tutto il governo” e, per esplicarsi al meglio, deve essere in grado di coinvolgere il più possibile i cittadini.


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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.