Superare le inefficienze nella filiera dei rifiuti promuovendo i principi dell’economia circolare e la corretta gestione del territorio. Così come individuare le modalità operative e gestionali per il recupero e il riciclo degli scarti verso la strategia end of waste. Se ne è parlato al talk su “Quale accelerazione è realmente possibile nella corsa all’azzeramento delle scorie?” che si è svolto il 15 ottobre nell’ambito di Green Blue Days, il progetto culturale e scientifico organizzato a Napoli con al centro l’evoluzione del vivere sostenibile.
L’economia circolare e la green vision sono stati alcuni dei focus affrontati dai rappresentanti del mondo della ricerca, delle associazioni e delle imprese che sono intervenuti. L’obiettivo del talk è stato quello di sollecitare la cooperazione tra istituzioni e sistema industriale per un futuro a minore impatto. Secondo una visione integrata delle realtà ambientale, economica e sociale.
I rifiuti e il loro riutilizzo. Le riflessioni al talk
Il processo del recupero parte dalla corretta gestione dei rifiuti. Evitare la prassi dei trasferimenti verso altre regioni è possibile, occorrerebbe incentivare l’autosufficienza degli enti di governo locali. È la proposta di Alfredo Robledo, già procuratore della Repubblica: “Si eviterebbero costi ambientali e sperperi altissimi. Ma serve una visione”, ha commentato.
Una risposta per l’end of waste sarebbe quella di adottare pratiche virtuose: “Si potrebbe pensare di intervenire a monte, nel processo industriale. Favorendo cioè la realizzazione di prodotti con materiale riciclato e diminuire l’incidenza dei rifiuti nel passaggio successivo”.
End of waste, il settore conciario e le politiche incentivanti
Il settore conciario è stato presentato come case history positiva. Daniela Caracciolo, ricercatrice presso la Stazione sperimentale per l’industria delle pelli e delle materie concianti (Ssip), ha illustrato il progetto del recupero energetico dei fanghi conciari, prodotti ogni anno tra le 60 e le 70 mila tonnellate e che finiscono in discarica: “Pensiamo alla possibilità di recuperare i metalli dai fanghi, presenti in percentuale di circa il 5%. Se mettiamo a sistema le informazioni e il trasferimento tecnologico, potrebbero essere estratti e riutilizzati in altri settori”.
Delimitare la definizione di scarto e rifiuto è fondamentale per affrontare il tema del riuso. Ne è consapevole Giuseppe Oliviero, vicepresidente per le politiche europee della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna): “Vanno create le premesse per il cambiamento. Le autorizzazioni per le imprese che si dotano al loro interno di impianti per il riutilizzo possono arrivare anche dopo tre anni. Servono politiche incentivanti”, ha commentato.
Il settore energetico e il recupero termico dai rifiuti urbani
Il tema dell’end of waste si incrocia anche con la questione delle scorie nella produzione dell’energia. Per Dario Scalella, componente del consiglio direttivo di Anigas in ambito Confindustria, i problemi legati allo smaltimento energetico sono connessi al tema della decarbonizzazione: “Il gas naturale ha ancora un rilevante potenziale ma si deve lavorare su un sistema di regole. Serve agire per minimizzare l’impatto ambientale dell’energia insieme alla sostenibilità economica e sociale di questo processo”, ha dichiarato.
Secondo Scalella, la dotazione infrastrutturale del metano è ideale per assumere il ruolo di hub nella transizione energetica: “È un patrimonio che va adeguato a vantaggio della distribuzione dei green e low carbon gas. Occorre poi sperimentare sistemi di riqualificazione degli scarti, puntare alla riduzione delle emissioni di metano, digitalizzare le reti e spingere la filiera dell’idrogeno”.
Sulla termovalorizzazione della frazione residuale non riciclabile e sul teleriscaldamento dalla combustione dei rifiuti è intervenuto Lorenzo Zaniboni, responsabile ingegneria ambiente del gruppo A2A. Nell’analisi che ha fornito, le città teleriscaldate rappresenterebbero un’importante opportunità di uso razionale dell’energia termica. A titolo di esempio, Zaniboni ha citato come best practice la città di Brescia, “teleriscaldata per il 70% delle abitazioni domestiche, pari ad aver spento 20.000 caldaie condominiali”.
Inoltre ha illustrato i dati di esercizio 2020 del termovalizzatore di Acerra, nella città metropolitana di Napoli, con la specifica dei rifiuti trattati, l’energia elettrica netta prodotta e le emissioni di C02 risparmiate.
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