Rifiuti, Agici: “Contraddizioni competenze Stato, Regioni, Autorità”

L'analisi del settore presentata a Ecomondo

In Italia, in base ai dati relativi al 2022, risultano attivi 9.406 impianti di gestione dei rifiuti, perlopiù di piccole dimensioni: il 62% del totale è di taglia inferiore alle 50.000 tonnellate annue. Gli impianti fanno riferimento al 94% a imprese private, maggiormente di piccola taglia (l’85% ha un fatturato inferiore ai 25 milioni di euro) e che possiedono pochi impianti (l’81% possiede un solo impianto). È quanto emerge dal primo rapporto dell’osservatorio sull’industria del riciclo e dei rifiuti di Agici, la società di ricerca e consulenza specializzata nel settore delle utilities, delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, presentato alla fiera Ecomondo in corso a Rimini.

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Foto di rivage su Unsplash

Il settore dei rifiuti in Italia è in fase di maturità: l’analisi

La fotografia che emerge dall’analisi rivela che il settore dei rifiuti, nel nostro Paese, è in una fase di maturità, con una crescita stabile e una consolidata capacità di attrarre investimenti con una media del 16% annuo tra il 2017 e il 2022: “Persistono, tuttavia, ostacoli alla crescita dell’industria dovuti a un quadro legislativo che crea incertezza e scoraggia gli investimenti” si legge a commento nella nota stampa, in particolare “contraddizioni nella ripartizione delle competenze tra Stato, Regioni e Autorità, definizione incerta del perimetro della regolazione dell’Arera, lentezza della normativa nel recepire le novità di mercato”.

Concentrandosi su un campione circoscritto, lo studio ha analizzato le strategie di 38 aziende, attive in 6 distinte filiere a diverso grado di maturità di mercato. L’analisi ha restituito un trend di crescita, tra il 2017 e il 2022, sia per il fatturato (10 miliardi di euro) che per gli investimenti (1,2 miliardi di euro). Inoltre, “sono state mappate 219 operazioni tra il 2017 e il 2024 che mostrano una tendenza ad aggregazioni e investimenti in nuove tecnologie di riciclo” sottolinea la nota stampa. Ciò sarebbe reso possibile dal crescente interesse del mondo finanziario, che sta investendo nel settore dei rifiuti spinto anche dalla domanda di investimenti green con focus su obiettivi Esg.

Agici: “Creare le condizioni per crescere”

Il rapporto suggerisce di “ripensare integralmente la normativa dei rifiuti, costruendo un quadro semplice e stabile nel tempo con un ruolo crescente delle Autorità di regolazione e mercato”. Inoltre, viene messo in rilievo, che “occorre ribaltare il paradigma di sostegno pubblico all’industria di riciclo: non più un sistema distorsivo basato sull’incentivo diretto all’output di riciclo, ma uno stimolo indiretto basato sulla crescita della domanda di materie prime seconde”. Questa tendenza di crescita, secondo quanto suggerito, dovrebbe essere sostenuta rimuovendo le contraddizioni normative che “creano incertezza e scoraggiano gli investimenti”.

Nel quadro tracciato dall’analisi di Agici, la parola d’ordine è semplificare, “in primis la normativa e le competenze, per agevolare e supportare il mercato chiarisce Marco Carta, direttore dell’osservatorio. Per una filiera in graduale trasformazione, serve favorire le condizioni necessarie per aggregare competenze, quote di mercato, ma soprattutto capitali: “Gli operatori sono in grado di produrre innovazione e riciclare materiali nuovi, ma occorre creare le condizioni per crescere ulteriormente” conclude la nota.

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