Riciclo bioplastiche: Italia già oltre il target 2030

Pubblicata la relazione 2023 del consorzio Biorepack

Il consorzio Biorepack ha presentato la relazione di gestione 2023 sul riciclo delle bioplastiche compostabili. Il tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica trattati insieme ai rifiuti organici arriva al 57%, sette punti in più rispetto all’obiettivo del 2025 e due in più di quello del 2030. In altre parole, si tratta di 44.338 tonnellate, a fronte delle quasi 78mila immesse sul mercato.

La quota di popolazione nazionale servita dalle convenzioni siglate con i comuni o con i soggetti delegati come gestori della raccolta, è salita di 10 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Inoltre, i corrispettivi economici riconosciuti ai Comuni e alle aziende che si occupano della differenziata hanno superato i 9,4 milioni di euro.

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I risultati 2023 confermano l’efficacia dell’operato del consorzio, e sottolineano l’importanza di costruire alleanze e sinergie con gli enti che sul territorio si occupano della raccolta rifiuti”, ha commentato il presidente di Biorepack, Marco Versari.

L’impatto negativo dei materiali non compostabili

Il risultato di riciclo del 2023 è tuttavia lievemente inferiore a quello del 2022. Questo è dovuto alla maggiore presenza di altri materiali negli scarti: il 17% delle bioplastiche che entrano negli impianti di riciclo organico viene infatti sottratto al riciclo a causa di diversi fattori. Il più importante è l’elevata presenza di “materiali non compostabili”, ovvero rifiuti fatti da plastiche tradizionali, vetro e metalli, che all’interno degli impianti di trattamento dovrebbero essere eliminati attraverso complesse e costose operazioni di separazione. Tali azioni eliminano le matrici compostabili, principalmente scarti di cucina e verde e anche le bioplastiche compostabili.

Ogni kg di materiali non compostabili da separare sottrae al riciclo anche 1,65 kg di matrici compostabili. Il tasso di riciclo delle bioplastiche potrebbe quindi essere ben maggiore, se si riducesse la presenza di frazioni estranee all’umido”, ha aggiunto Versari.

Le campagne di comunicazione

Insieme ai soggetti consorziati, Biorepack ha sviluppato una serie di iniziative di comunicazione, per aiutare gli enti locali a rendere più consapevoli i propri cittadini sul valore collettivo e ambientale dei rifiuti compostabili.

Nel corso dell’anno è inoltre proseguito il percorso di sviluppo del marchio Biorepack di riconoscibilità degli imballaggi in bioplastica compostabile conformi a tutti i requisiti normativi. In questo caso, l’obiettivo è rendere le bioplastiche ancor più agevolmente distinguibili dalla plastica, favorendone il corretto conferimento nell’umido domestico.

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Le azioni contro gli imballaggi illegali

Restano ancora molto diffusi gli imballaggi in plastica tradizionale, senza le caratteristiche tecnico-ambientali richieste dalla legge. Oltre ad arrecare danni economici alla filiera, tali imballaggi producono anche un impatto negativo sull’ambiente. Biorepack ha quindi siglato un protocollo d’intesa con l’associazione di categoria Assobioplastiche e con le filiali in Italia e Belgio del gruppo internazionale TÜV AUSTRIA, uno dei più noti enti di certificazione dei prodotti compostabili. Obiettivo: condividere dati e informazioni per migliorare le attività di controllo e contrasto alla diffusione di bioshopper e imballaggi in bioplastica compostabile contraffatti.

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