In Italia, nel 2022, è stato avviato a riciclo il 73,6 per cento degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (pari a 60.200 tonnellate): un traguardo che ha già consentito di superare abbondantemente gli obiettivi europei fissati per il 2025 (50 per cento) e il 2030 (60 per cento).
L’efficienza del sistema italiano è ancor più evidente se si analizza lo spaccato del tasso di riciclo per le sole lattine in alluminio per bevande, pari al 91,6 per cento per il 2022. Un risultato da record, in linea con quello dei Paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e di gran lunga superiore al tasso medio di riciclo europeo del 73 per cento.
L’alluminio, material sharing per eccellenza
Sono i dati emersi alla conferenza indetta il 15 settembre a Roma dal Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio (CIAL). “L’alluminio è il material sharing per eccellenza: impiegato per realizzare milioni di prodotti, è riciclabile al 100 per cento e all’infinito. È infatti in grado di conservare in eterno le sue proprietà strutturali. Basti pensare che oltre il 75 per cento dell’alluminio da sempre prodotto è tuttora in circolo”, ha commentato Giusi Carnimeo, direttrice generale CIAL.
Il packaging in alluminio rappresenta solo lo 0,5 per cento del peso del packaging complessivo immesso sul mercato: questo perché, negli ultimi vent’anni, il comparto è stato caratterizzato da una costante evoluzione in chiave ambientale tesa a ridurre lo spessore e, di conseguenza, il peso. Il 100 per cento della produzione italiana proviene dal riciclo, con un risparmio energetico del 95 per cento e un risparmio di emissioni pari a 423mila tonnellate di CO2.
I settori di destinazione dell’alluminio riciclato
Gli obiettivi del PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation), nuovo regolamento proposto dalla Commissione europea che punta sul riutilizzo del packaging a scapito del riciclo, “sono ovviamente condivisibili. Non è però una questione di finalità, ma di metodo. Il riciclo, alla base del nostro sistema nazionale di gestione dei rifiuti da ormai 25 anni, ha permesso che in Italia sia stato possibile raggiungere risultati eccellenti”, ha puntualizzato Giusi Carnimeo.
Il nostro Paese è il primo produttore europeo di alluminio riciclato, sia per quantità di produzione sia in termini di rottame impiegato. Nel 2021 la produzione nazionale di alluminio secondario ha raggiunto i massimi storici, toccando quota 954mila tonnellate. È quello dei trasporti il principale settore di destinazione delle leghe di alluminio (70 per cento), seguito dalla meccanica (12 per cento), dall’elettromeccanica (8 per cento) e dall’edilizia (7,5 per cento).
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Le previsioni per il futuro alla luce della transizione ecologica
“Entro il 2030, la domanda globale di alluminio aumenterà di quasi il 40 per cento, passando dalle attuali 86,2 Mt a 119,5 Mt. E tale crescita sarà in buona parte trainata dalla transizione ecologica. Per esempio, nel settore automobilistico e più in generale nei trasporti, l’ormai inarrestabile processo di elettrificazione comporterà un crescente impiego di componenti in alluminio”, ha concluso Duccio Bianchi, consulente e ricercatore in materia di pianificazione ambientale e di gestione dei rifiuti, autore del dossier Miniere Urbane.
“Di pari passo, lo sviluppo del fotovoltaico (i pannelli sono costituiti per l’88 per cento da alluminio) determinerà un’ulteriore crescita della domanda, pari a circa dieci milioni di tonnellate annue”.
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