Biorepack ha presentato, in data 5 settembre, il suo primo rapporto di sostenibilità, redatto dalla School of Management dell’università Bocconi di Milano. In un anno, il consorzio ha raccolto 5 milioni di tonnellate di rifiuti umidi da cucine e mense, arrivando a produrre 1,9 milioni di tonnellate di compost e 409 milioni di metri cubi di biogas. Tutto questo ha permesso di riportare 410mila tonnellate di carbonio organico nei suoli agricoli e di evitare l’emissione di 5,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno.
Il ruolo del packaging compostabile
Gli analisti della Bocconi – che hanno incentrato la rendicontazione sull’anno 2023, prendendo il 2021 come “anno zero” per valutare i progressi fatti – hanno riscontrato come la scelta del packaging biodegradabile e compostabile possa incidere positivamente sugli Obiettivi dell’Agenda 2030 dalle Nazioni Unite (SDGs), fra cui quelli relativi alla sicurezza alimentare e alla crescita economica sostenibile.
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Gli obiettivi di Biorepack
“Nei suoi primi tre anni di attività, il nostro consorzio ha consentito alla filiera delle bioplastiche di gestire al meglio il riciclo organico dei propri imballaggi, contribuendo positivamente ai risultati di riciclo in Italia e promuovendo il corretto conferimento dei manufatti da parte dei cittadini nella raccolta differenziata dell’umido domestico e la loro corretta etichettatura e riconoscibilità”, commenta Marco Versari, presidente di Biorepack. “In questo modo abbiamo potuto valorizzare la raccolta della frazione umida dei rifiuti, che, attraverso il compostaggio, diventa una risorsa biologica strategica per mantenere la salute del suolo”.
“Il passaggio da un’economia lineare a una circolare è iniziato, ma è un percorso lungo, complesso e articolato. In questa complessità Biorepack vuole giocare un ruolo di facilitatore”, aggiunge Carmine Pagnozzi, direttore generale di Biorepack. “Da un lato vuole aiutare la crescita di un settore innovativo come quello delle bioplastiche. Dall’altro intende favorire uno sviluppo nel quale gli indicatori di performance non siano più solo quelli economici, ma quelli compatibili con un equilibrio tra l’ecosistema e la società. Il piano strategico di Biorepack si inserisce in questa cornice valoriale. Ci impegneremo per consolidare questo approccio con tutti i nostri consorziati, siano essi produttori o utilizzatori di bioplastica”.
La conoscenza degli SDGs da parte dei consorziati
Negli ultimi mesi, Biorepack ha sottoposto ai propri consorziati un questionario che ha svelato come il 64 per cento conosca gli SDGs. La metà dei consorziati mette in atto strategie per ridurre le proprie emissioni, il 35 per cento reintroduce gli scarti di lavorazione nei processi produttivi e il 30 per cento calcola le proprie emissioni di CO2. Solo il 16 per cento, attualmente, redige regolarmente un report di sostenibilità, ma la percentuale è destinata ad aumentare.
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