Entro il 2030 in Cina il valore dei rifiuti elettronici riciclabili dovrebbe raddoppiare attestandosi a quota 21 miliardi di euro. E’ quanto emerge da un report realizzato da Greenpeace e dalla China Association of Electronics for Technology Development, secondo cui le attuali quantità di RAEE presenti nel discariche del Paese potrebbero permettere di recuperare materie prime preziose per circa 8,7 miliardi di euro. Questo dato, secondo le proiezioni, dovrebbe crescere ulteriormente entro il 2020 arrivando a 10,6 miliardi di euro. Lo studio di Greenpeace evidenzia inoltre come, per ogni tonnellata di smartphone diventata rifiuto, la quantità di oro sia pari a circa 270 grammi, senza considerare le batterie.
Una serie di scatti per sensibilizzare l’opinione pubblica
In generale, la questione dei Raee è da sempre uno dei temi al centro delle battaglie di Greenpeace. Tra gli strumenti che l’associazione ha sfruttato per documentare la situazione preoccupante delle discariche dove si accumulano questi rifiuti, ci sono anche una serie di scatti che mostrano immagini di telefonini, computer o televisioni non più funzionanti ammassati tra loro. Le foto mostrano, in particolare, dei bambini in mezzo alle discariche in modo da far riflettere sull’impotenza di fronte all’assenza di una gestione circolare dei rifiuti per il futuro del pianeta.
La situazione nel Ghana
Quando si parla delle criticità legate alla gestione dei rifiuti elettronici uno dei Paesi che viene citato in maniera più ricorrente negli ultimi anni è sicuramente il Ghana. Spesso si è parlato della discarica di Agbobloscie (quartiere della città di Accra) rispetto al tema delle discariche illegali di rifiuti elettronici. Alla situazione della città è dedicato, ad esempio, il documentario Welcome to Sodom del 2018 diretto dai registi austriaci Florian Weigensamer e Christian Krönes, ma anche un recente servizio video pubblicato sul sito della BBC e firmato dalla giornalista Sulley Lansah. Quest’ultimo reportage spiega come per anni nella discarica di Agbobloscie si siano bruciati vecchi apparecchi elettronici all’aperto per ricavare dei materiali preziosi da rivendere. Un fenomeno che ha portato a livelli di inquinamento cosi elevati che, secondo alcuni recenti studi, potrebbero influire anche sulla qualità del latte materno. Tra le iniziative in corso c’è anche la realizzazione di una struttura destinata al riciclo dei raee, un progetto annunciato lo scorso settembre.
Solo 1 australiano su 10 ricicla il telefonino usato
Se dalla situazione estrema del Ghana, ci spostiamo in Australia vediamo invece come il riciclo dei telefonini sia un’abitudine meno diffusa di quanto viene dichiarato. Secondo una ricerca di MobileMuster, il programma australiano di riciclo di telefoni cellulari accreditato dal governo, circa il 45% dei cittadini intende riciclare il suo vecchio smartphone, una volta diventato inutilizzabile. Tuttavia, quando dalle parole si passa ai fatti concreti, queste buone intenzioni vengono mantenute solo in 1 caso su 10. Una situazione su cui secondo Mobile Muster è necessario intervenire per evitare che 23 milioni di telefoni cellulari, questa la cifra stimata dal programma, rimangano inutilizzati nei cassetti e negli armadi di tutto il paese.
Nelle eco-isole di Milano nei primi 2 mesi del 2019 conferite 1,5 ton di RAEE
Tornando invece in Italia vediamo come il modello di raccolta tramite eco-isole dedicate stia registrando risultati positivi. Nei primi due mesi del 2019, le 8 strutture installate da Amsa-Gruppo A2A in collaborazione con Ecolight nei vari municipi del capoluogo lombardo, sono state utilizzate da 2 mila cittadini che hanno conferito oltre 1,5 tonnellate di piccoli elettrodomestici, cellulari e lampadine a risparmio energetico. Il modello virtuoso è stato mostrato anche a una delegazione del C40 – Cities Climate Leadership Group, rete globale costituita dai sindaci delle maggiori città del mondo per combattere i mutamenti climatici, durante un sopralluogo a Milano venerdì 29 marzo, nel quartiere Baggio.
L’innovazione a servizio riciclo dei RAEE
In tema di riciclo dei dei raee, tante sono le innovazioni su cui si sta lavorando a livello globale. Tra queste c’è una mini fabbrica in Australia che vorrebbe trasformare i rifiuti elettronici in filamenti per la stampa 3D. A promuovere il progetto è il centro di ricerca SMaRT dell’università del New South Wales, che si inserisce così nell’elenco di realtà che hanno realizzato progetti in cui si abbinano economia circolare e stampa 3D. Un esempio analogo era l’iniziativa realizzata ad Amsterdam per ottenere dai rifiuti plastici arredi urbani istallati in 3D.
Tante sono poi le start-up che puntano su servizi mirati per favorire la raccolta dei dispositivi elettronici e il riciclo delle componenti. A Nuova Delhi c’è ad esempio Karma Recycling che raccoglie smartphone, tablet o computer usati e ricicla le diverse componenti. A Gurgaon, sempre in India, c’è Extracarbon, fondata da Gaurav Joshi and Anant Avinash, che mette a disposizione un team di “Green Super Hero” per il ritiro porta a porta dei rifiuti elettronici. La start-up permette anche di usufruire di un sevizio tramite app con cui si mostra l’oggetto che l’utente vuole mandare al riciclo.
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