Uno dei problemi che compromette la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), in Italia e in Europa, è lo smaltimento illecito dei rifiuti. Questo intacca i risultati registrati nella raccolta e nel recupero dell’immesso sul mercato nei Paesi europei. Le prestazioni registrate negli Stati Membri sono buone, ma potrebbero esserlo di più se questi riuscissero a recepire con le stesse tempistiche la direttiva europea sull’economia circolare e a disegnare un sistema capace di dare forza alle aziende che investono nell’eco-innovazione e alle imprese che si occupano di raccolta e trattamento rifiuti.
Raccolta Raee: sei nazioni a confronto
Differenze di sistema
Il quadro è emerso oggi a Roma nel convegno Raee: sei nazioni a confronto, promosso dal consorzio Ecodom per la raccolta e il trattamento dei Raee. Nel corso dell’evento sono stati messi a confronto i risultati conseguiti nel triennio 2015-2017 in Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi e Italia. Difficile però riuscire a paragonare davvero le singole prestazioni, perché ogni Paese ha consolidato un proprio sistema per la raccolta dei rifiuti. In Italia c’è un modello multi-consortile regolato, ha spiegato il presidente di Ecodom, Maurizio Bernardi, dove più sistemi collettivi operano in concorrenza tra loro e sono coordinati dal Cdc Raee. In Francia il sistema dei Raee cade sotto l’egida del Governo, ha spiegato Christian Brabant di Esr, c’è una salda regolamentazione che aiuta il raggiungimento dei livelli di raccolta previsti nel Paese e un sistema normativo che favorisce la concorrenza leale. In Gran Bretagna, Spagna e Portogallo esiste un modello più flessibile. Nel primo caso, ha commentato Mark Burrows-Smith di Repic, non esistono centri di raccolta e non è previsto, come invece avviene in Italia, che i produttori mettano in fattura la quota destinata all’eco-contributo, cioè alla raccolta, al trattamento, al recupero e allo smaltimento di quel prodotto quando giunto a fine vita. In Portogallo, le quantità di raccolta registrate nei comuni sono frutto di contratti stilati senza un prezzario, seguendo l’impatto della concorrenza sui prezzi, come evidenziato da Pedro Nazareth di Electrao. Jan Vlak di Wecycle ha spiegato che in Olanda si punta al coinvolgimento di tutti gli addetti ai lavori – retailer, Comuni e Governo – per ridurre la forte concorrenza gli uni con gli altri.
Differenze di prestazioni
Oltre alle differenze tra i sistemi di gestione di questa particolare tipologia di rifiuto, i Paesi hanno palesato disparità anche nella percentuale di rifiuti immessi sul mercato per effetto di una maggiore o minore crisi economica che ha determinato l’acquisto di nuove apparecchiature e la dismissione delle vecchie. In generale è emerso che la Francia è il Paese del sestetto che tra il 2015 e il 2017 ha immesso più Raee nel mercato (1.487.418 tonnellate) seguito da Gran Bretagna (1.391.642 ton), Italia (848.011 ton), Spagna (551.947 ton), Olanda (333.785 ton) e Portogallo (141.987 ton). Il tasso di ritorno, ovvero il rapporto tra Raee gestiti e media delle apparecchiature immesse nei tre anni precedenti, è ancora lontano dal target europeo minimo del 65 per cento in vigore dall’inizio del 2019: l’Olanda ha registrato il 50 per cento, Francia e Spagna il 49, Portogallo il 48, Italia il 37 e Regno Unito il 35.
Il raffronto tra i Paesi europei nella raccolta dei Raee suddivisa per raggruppamenti
Le proposte
“Con gli altri paesi europei bisogna avere un minimo comune denominatore nel recepimento delle direttive europee del pacchetto economia circolare – ha commentato a Canale Energia a margine dell’evento, Luca Briziarelli, vicepresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: “Ad esempio nei tempi del recepimento, che possono essere diversificati ma non eccessivamente”. Al momento la commissione sta lavorando a un affare assegnato, cioè un’indagine, relativa al traffico dei Raee. Briziarielli si augura che “a settembre ci sarà un’accelerata” e che al termine dell’anno “si concluda” per conoscere le zone grigie degli illeciti e per operare sul fronte del controllo e delle sanzioni. Al contempo, conclude il senatore, i risultati potrebbero fornire la base utile per presentare proposte concrete al Parlamento per risolvere l’illecito rifiuti.
“Nel nostro stesso mercato operano purtroppo numerosi soggetti per i quali i Raee rappresentano solo una fonte di arricchimento da sfruttare senza riguardo del bene sociale, dell’ambiente e dell’economia”, ha commentato Bernardi, che in sala ha chiesto agli interlocutori istituzionali, al Parlamento e al ministero dell’Ambiente, “di definire insieme a noi un modello che permetta all’Italia di risolvere il più rapidamente possibile questo problema”.
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