Cresce nel consumatore e nelle aziende la consapevolezza in materia di sostenibilità e trasparenza dei cicli produttivi, per la quale è sempre più richiesta una certificazione che sia incontrovertibile.
D’altronde, la circolarità della produzione, per essere efficace e tracciabile necessita del controllo del processo e del materiale.
Diverse tecnologie, tra cui la blockchain, possono offrire possibili supporti tecnologici per assicurare la raccolta di informazioni e la verificabilità di claims di sostenibilità.
Il progetto Unece
Marco Ricchetti, di Blumine, illustra il progetto della Unece, la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, finalizzato a rafforzare la tracciabilità e la trasparenza nel settore della moda, nel corso del webinar “Filiere moda trasparenti e sostenibili, il ruolo della tracciabilità e le tecnologie blockchain”, organizzato da R2B Research to business, Clust-er Create e Clust-er Innovate in collaborazione con Enea Cross-Tec e con il supporto di fondazione Democenter.
“Il progetto, dichiara Ricchetti, è in fase avanzata ed è una risposta alle sfide di oggi non più rimandabili sull’industria della moda che derivano da diverse esigenze, rilanciate anche dalle istituzioni a livello globale, europeo e nazionale in materia di sostenibilità. Ogni paese, tra cui l’Italia, dovrà nel prossimo futuro organizzarsi per smaltire il fine vita del prodotto tessile. C’è notevole attivismo sul tema e il Covid ha impresso una accelerazione”.
Le sfide per le imprese in tema di tracciabilità e trasparenza
Il quesito da cui è partito il progetto, è come possa il sistema delle imprese adeguarsi alle sfide in tema di tracciabilità e trasparenza, ma anche di tecnologie, minimizzando rischi e costi.
Il progetto è una risposta integrata, perché il tema richiede diversi livelli di azione e l’impegno di tutti gli stakeholder, e bisognerà tenere conto della loro integrazione e coesistenza.
Il progetto destina le risorse ad una ampia gamma di soggetti, tra cui, imprese e consumatori. Coinvolge oltre 30 Paesi, più di 780 esperti, sono rappresentate 190 mila aziende e governi, produttori e lavoratori, consumatori e imprese.
“La tecnologia è importante, ma lo sono anche i soggetti coinvolti se vogliamo che sia un sistema pubblico, aperto, integrato e con una visione di lungo termine e miri ad utilizzare strumenti condivisi”.
Ci sono 3 aree, su cui il progetto ha lavorato, la prima riguarda il fornire alle istituzioni delle linee guida, lavorando per produrre raccomandazioni sui diversi temi affrontati in materia di tracciabilità e trasparenza della moda, riguardanti la sostenibilità.
Inoltre, è stata lanciata una call to action che coinvolge organizzazioni in diversi Paesi, tra cui in Italia, dove c’è stata una notevole risposta sia da parte delle imprese che delle università.
Un’altra area coinvolge il business e le imprese, in merito alla definizione di standard dello scambio delle informazioni che devono essere sufficientemente semplici e a basso costo.
Terzo ambito, quello tecnologico definisce il data model degli standard tecnici e service providers e degli obblighi di legge, aspetto fondamentale quando si parla dello scambio di dati nella filiera.
Un sistema di tracciabilità orientato alla sostenibilità
L’elemento identitario di questo progetto è: quello di avere un focus oggi sulla filiera della moda e di essere un sistema di tracciabilità orientato alla sostenibilità.
Gli aspetti critici di sostenibilità ambientale e sociale, vanno identificati e bisogna raccogliere su di essi delle informazioni e dei dati e, renderli disponibili all’interno di uno standard condiviso, che poi possa essere utilizzato su diverse piattaforme.
“In questo progetto, la blockchain può essere una tecnologia su cui ci si può appoggiare, afferma Ricchetti, ma non è il fulcro, qui l’idea è quella che si sviluppi uno standard utilizzabile in qualunque tipo di registrazione delle informazioni, dal più tradizionale al più innovativo”.
L’idea di Unece è che questo progetto costituisca un blocco di partenza iniziale, che possa successivamente essere applicato ad altre catene di fornitura dell’industria manifatturiera.
Un approccio completamente circolare
Si è cercato di identificare gli elementi informativi che sono in grado di tracciare e rendere trasparente le performance delle aziende.
E’ stato adottato un approccio totalmente circolare, cioè sono state definite delle caratteristiche che attengono anche ai processi di riciclo.
Sono stati analizzati tutti i processi produttivi lungo tutta la filiera, dal campo fino all’impianto di riciclo per diverse catene del valore: quelle in cui i capi sono originati da fibre vegetali, sintetiche, cellulosiche e la pelle.
Per ciascuna di queste filiere di produzione, sono stati identificati i processi chiave e poi è stata fatta una analisi specifica di questi processi, sia del flusso, che dei possibili punti di raccolta delle informazioni.
Claims dei produttori: le prove a supporto
Questo lavoro ha un fine molto preciso, non generico, volendo costruire un sistema finalizzato a sostenere e dare evidenza documentale o informativa alle asserzioni o claims dei produttori.
Pertanto, la finalità è stata quella di collegare a ciascuna sezione ambientale, legata al mondo della sostenibilità, un processo di raccolta di informazioni.
Si può parlare di documenti generati da certificazioni, da audit anche di prima o seconda parte, da documenti amministrativi o autodichiarazioni. Possiamo anche immaginare la rilevazione di alcuni dati a livello di consumi energetici per esempio, per aiutare a rendere chiari o evidenti gli impatti in termini di carbon foodprint.
Il tema è: come rendere semplice e meno costoso il processo di prova da parte dei marchi, ma anche dei fornitori, delle loro performance di sostenibilità, per poter sostenere i claims e le asserzioni che vengono fatte.
Spiega Ricchetti: “Un contributo importante al lavoro di questo progetto deriva da Ebiz, un preesistente lavoro fatto sulla moda, che ha come generatore e creatore l’Enea, insieme a Euratex e ad altre associazioni del settore. In questo caso, l’idea è quella di avere un sistema aperto e che faccia il miglior uso possibile di tutti gli standard esistenti. Per questo, i colleghi di Cefact (United Nations centre for trade facilitation and electronic business) hanno cercato di riutilizzare tutto quanto c’era di generalizzabile e comune all’interno del sistema Cefact. Alcuni elementi sono stati semplicemente riutilizzati, ciò è stato importante perché i materiali prodotti da Ebiz, avevano già dei codici con una propria semantica esistente, che aveva una sua diffusione nel business. Questo migliora e facilita il cluster aperto e interoperabile dello standard, altro aspetto, queste caratteristiche potranno essere sperimentate e testate sui piloti”.
Molte delle liste di codici di Ebiz sono state riutilizzate oppure indicate come un elemento raccomandato agli sviluppatori dei software che utilizzeranno questo standard, sviluppato da Unece e UN-Cefact.
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