Combinano l’attenzione all’impatto ambientale dei prodotti all’innovazione nella lavorazione dei tessuti. E portano questi principi all’attenzione collettiva, cercando finanziamenti dal basso attraverso il crowdfunding. Rifò e Quagga sono due marchi Made in Italy che riutilizzano scarti tessili o plastici per realizzare capi d’abbigliamento sostenibili. Un lavoro che promette, ad esempio, a Rifò di rispamiare 240.000 lt d’acqua nella produzione di 90 magliette con il suo cotone rigenerato, avulso dall’impiego di pesticidi o prodotti chimici. E a Quagga di ottenere la certificazione Animal Free (rating VVV+) per l’assenza di componenti di origine animale. L’intervista completa a Niccolò Cipriani di Rifò e a Enrico Palacino di Quagga.

Può descriverci la filiera di produzione dei vostri capi d’abbigliamento?

Niccolò Cipriani, Rifò – La filiera di produzione parte con la raccolta dei capi d’abbigliamento e della plastica da parte di aziende, per quanto riguarda gli scarti di cotone, e organizzazioni no profit di scala globale, per quanto riguarda la plastica. Una volta raccolti, gli scarti di cotone vengono selezionati sia per qualità e per colore. Successivamente, si procede a lavorare questi scarti, tagliandoli in piccoli pezzetti, trinciandoli e lavando le vecchie fibre (unico consumo d’acqua presente nel processo) fino ad ottenere una nuova fibra che viene accoppiata a una fibra di poliestere rigenerata dalle bottigliette di plastica, stesso processo del cotone ma senza consumo d’acqua così da non rilasciare microplastica. La fibra di cotone è molto corta, riciclandola diventa ancora più corta, accoppiandola con una fibra di poliestere la possiamo rendere resistente mantenendo morbidezza e qualità.

Quagga

Enrico Palacino, Quagga – I capi Quagga nascono in una filiera italiana al 100%. Oltre a coinvolgere il territorio, dall’etichetta sostenibile alle sartorie artigianali, in una filiera etica, lavoro in condizioni controllate, Quagga ha scelto un partner importante per sviluppare i propri tessuti: la Tessitura Taborelli. Il suo responsabile e nostro referente, Andrea Taborelli, ci ha aiutato a sviluppare dei tessuti innovativi e d’avanguardia come il nuovo Ecosoft che sembra lana cotta. Il filato utilizzato è il Newlife della Sinterama. Il filo è ottenuto dal riciclo delle bottiglie di plastica recuperate nel Nord Italia per estrusione meccanica. Procedimento che abbatte le emissioni di CO2.

Monitorate i consumi di energia e acqua nella lavorazione dei materiali impiegati?

Niccolò Cipriani, Rifò – Per quanto riguarda i materiali: per produrre una t-shirt si possono usare 1 kg di scarti di cotone o 5 bottigliette di plastica riciclate. Non vengono utilizzati né coloranti né prodotti chimici durante la produzione del filato. Per i consumi, rispetto alla produzione di un cotone vergine siamo capaci di risparmiare (Life cycle assessment svolto dal fornitore):

  • Energia: 29 kwh per KG
  • CO2: 11.9 kg per KG
  • Acqua: 10.790lt per KG
  • Impatto sulla terra: 1.3 m2 per KG

Enrico Palacino, Quagga – La filiera è allargata sul territorio nazionale e concentrata tra Lombardia e Piemonte. I dati dell’impatto più rilevanti sono quelli propri del tessuto, in particolare del filato Newlife certificato Oekotex e Global Recycle Standard-Textile Exchange. Inoltre lo studio condotto dall’Istituto per la certificazione etica e ambientale (ICEA) utilizzando il metodo del Life cycle assessment (LCA), conforme alle normative ISO 14040 e ISO 14044, ha stabilito che la produzione di 1 kg di Newlife, rispetto alla medesima quantità di polimero vergine, consente una diminuzione: del 60% in termini di consumo di energia, del 32% emissioni di CO2 e del 94% di acqua.

Qual è l’obiettivo che volete raggiungere lanciando i vostri progetti sulla piattaforma di crowdfunding Ulule? RifòCoppia

Niccolò Cipriani, Rifò – Con il crowdfunding vogliamo raggiungere 90 pre-ordini per finanziare la nostra prima produzione. Il crowdfunding ci serve per testare il prodotto e cominciare la sensibilizzazione verso queste tematiche. Inoltre, ci permette di gestire meglio la produzione. Saremmo contenti se durante questa campagna riuscissimo a superare il nostro obiettivo e a ricevere attenzione anche da altri paesi europei.

Enrico Palacino, Quagga – L’obiettivo è finanziare la produzione della nuova collezione che comprende i nuovi modelli di taglio classico realizzati con il tessuto Ecosoft.

Come declina il concetto di moda ecosostenibile?

Niccolò Cipriani, Rifò – L’abilità sta nel creare un prodotto che abbia dei valori etici e che allo stesso tempo sia di moda, sia di design. La gente compra i nostri prodotti non solo per le storie che raccontano o i valori che portano ma anche perché gli piace il disegno, il taglio e lo stile di quello che creiamo. La gente si deve identificare in quello che compra. Si parla di moda eco-sostenibile, bisogna fare sempre attenzione a fare un oggetto di qualità e esteticamente valido portando sempre avanti dei valori. Non basta dare importanza alla parola eco-sostenibile, bisogna curare anche la parola moda, non si può tralasciare, altrimenti le persone non acquisterebbero i nostri prodotti perché simili a quelli di altri. Il disegno deve dare un’identità precisa al nostro prodotto così da renderlo diverso da quello di altri. È su questo che stiamo lavorando e dove ci impegniamo a migliorare.

Enrico Palacino, Quagga – Il nostro marchio mira a fare crescere la consapevolezza della necessità di un abbigliamento che nasce in una filiera etica, sostenibile e cruelty free. La scelta della plastica riciclata è data dal suo basso impatto ambientale: non escludiamo filati con la stessa sostenibilità che ci permettano di produrre su grandi quantità. Per il futuro vogliamo realizzare nuovamente anche abbigliamento estivo a cominciare dalle giacche per la “mezza stagione”.QuaggaMan


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