“Spesso non si tratta di costruire nuovi impianti, ma di rendere efficienti quelli che abbiamo e immaginare un loro percorso di rigenerazione”. Così Raffaele Cattaneo, assessore all’ambiente e clima, Regione Lombardia, ha commentato il tema del connubio tra visione tecnica e accettazione territoriale utile a creare nuovi modelli e alleanze virtuose ai fini della transizione ecologica.
Occasione del confronto la tavola rotonda “Dalla linearità alla circolarità: simbiosi industriale e valorizzazione degli asset pubblici nella transizione green” organizzata oggi a Ecomondo dal gruppo Cap, gestore del servizio idrico integrato in Lombardia. L’assessore ha citato a titolo di esempio l’inceneritore di Sesto San Giovanni, che sarà gestita dall’azienda ZeroC, “che non è più un inceneritore, non c’è nemmeno più la ciminiera, rispetto a quando fu previsto, ma sta diventando una bio-piattaforma per il trattamento dei fanghi. Questo percorso di consapevolezza e di trasformazione degli impianti in un senso più accettato dalla cittadinanza, certamente è un percorso virtuoso”.
La bio-piattaforma per il trattamento dei fanghi di Sesto San Giovanni
Cattaneo ha rimarcato quanto tutti gli amministratori, di qualsiasi orientamento politico, debbano rendersi conto che se si vogliono attuare i principi dell’economia circolare vanno messe a terra le condizioni per farlo.
Aspetto attinente al settore del ciclo idrico integrato perché “abbiamo il problema dei fanghi da depurazione: la Lombardia produce 800mila tonnellate di fanghi e ne incenerisce 100mila, del resto qualcosa va nel compostaggio, ma il grosso va in agricoltura”, ha rimarcato Cattaneo. “Con le norme sempre più stringenti a tutela della qualità dei prodotti agricoli e dei suoli, il percorso che stiamo costruendo sarà diverso e ci sarà per la prima volta nel piano regionale di gestione dei rifiuti una sezione dedicata ai fanghi”.
L’evoluzione dell’impianto
Lo scenario prevede dunque questa evoluzione: in agricoltura saranno impiegati solo i fanghi di alta qualità, quelli che possono andare a spandimento così come sono, e saranno meno di un terzo del totale. Complessivamente l’obiettivo è che in agricoltura vada meno della metà dei fanghi che oggi vengono prodotti e lavorati, ovvero 500mila tonnellate tra fanghi idonei e di alta qualità.
Il resto deve trovare sbocchi diversi. Quello su cui si sta puntando è il nuovo incenerimento con recupero del fosforo dalle ceneri, dove la parte principale della quota rimanente sarà utilizzata per: essiccazione, incenerimento e recupero di fosforo, tema di grande attualità data la scarsità di materie prime in cui versa l’UE.
“Oggi, abbiamo circa 100mila tonnellate autorizzate all’incenerimento”, ha proseguito Cattaneo, “bisognerà arrivare vicino alle 400/500mila che è la quota di cui abbiamo bisogno. Il percorso dal punto di vista impiantistico del ciclo idrico integrato sarà prevalentemente questo, dopodiché, spazio all’innovazione. Io dico che, se qualcuno inventa delle tecnologie che sono ancora più evolute e che consentono forme di recupero ancora più avanzate senza passare dall’incenerimento, ma riutilizzando la materia, ovviamente siamo pronti a valutare queste tecnologie innovative, ma il percorso circolare del servizio idrico dei prossimi anni, andrà in questa direzione”.
Il dialogo aperto dei sindaci con i cittadini sugli impianti
Sia il sindaco di Cinisello Balsamo, Giacomo Ghilardi, che quello di Legnano, Lorenzo Radice, concordano sul fatto che le pubbliche amministrazioni debbano fare una sintesi tra la rigenerazione urbana e la modalità con cui vengono conferiti i rifiuti. In sintesi, c’è bisogno di impianti di smaltimento che garantiscano quantità diverse di questa frazione. Solo consultando continuamente i cittadini e dalla loro partecipazione attiva potrà nascere una rigenerazione anche di visione e abbandonare il modello econnomico lineare a favore di un equilibrio più sostenibile per la comunità.
Il termovalorizzatore di Borsano
A questo proposito, Michele Falcone, presidente di Neutalia, società fondata a luglio di quest’anno per dare una svolta green alla gestione del termovalorizzatore di Borsano (nell’alto milanese) dichiara:” Per dialogare con il territorio bisogna essere credibili, siamo nati grazie allo stimolo della regione e non si tratta solo di gestire un impianto di termovalorizzazione, ma di gestirlo come impianto legato ad altri impianti, in ottica circolare”.
L’integrazione societaria
Favorevole all’integrazione delle diverse società presenti in Lombardia Daniela Mazzuconi, presidente Bea (Brianza energia ambiente) e gestore di Green Alliance (prima rete di imprese tra le aziende pubbliche lombarde che si occupano di ambiente): ”Piccolo è bello, ma se ci mettiamo insieme è meglio! Il problema della Lombardia in questo settore è la coesistenza di società che hanno modelli organizzativi diversi. Uno scontro permanente tra i diversi modelli non giova a nessuno e noi ne siamo al centro. Stiamo cercando delle integrazioni societarie forti, abbiamo in piedi un’operazione importante per fare la selezione delle plastiche con due aziende, e ora ci avviamo ad aggiungere il segmento di una pre-lavorazione per entrare nel campo dell’economia circolare. Abbiamo una rete di teleriscaldamento che è tra le più significative della Lombardia e non solo, dato che raggiungiamo diversi Comuni di una certa entità che abbiamo collegato. Inoltre, il 5 novembre presenterò una estensione della rete in cittadine dove c’è l’aria molto inquinata, quindi questo sarà il nostro contributo a un miglioramento cospicuo dell’aria in quelle realtà”.
Gli investimenti di Cap
“Le tecnologie per costruire gli impianti ci sono già, così come c’è la volontà politica e tutti sappiamo cosa dobbiamo fare, ma il nostro unico obiettivo non può essere solo quello di fare buone performance. Il nostro senso profondo è quello di ricreare un rapporto di comunità e lo costruiremo insieme se saremo in grado di trovare delle formule adatte. Questo è il lavoro a cui andremo incontro”, ha concluso il presidente e ad di Cap, Alessandro Russo. Nei prossimi dieci anni l’azienda potenzierà 40 depuratori-bioraffinerie presenti sul territorio con oltre 100 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi agli oltre 1.200 milioni previsti fino al 2033.
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