Semplificare le procedure autorizzative per i nuovi impianti, favorire il trasferimento di competenze per effettuare controlli e valutazioni ambientali, promuovere la chiusura dei restanti decreti End of Waste e supportare l’impresa virtuosa che applica i principi dell’economia circolare ma è ostacolata dall’informazione e dall’ambientalismo confluenti nell’effetto Nimby.
La conferenza nazionale sull’economia circolare
Tanti i temi che questa mattina hanno animato il tavolo dei lavori della 8° conferenza nazionale sull’economia circolare, la due giorni promossa da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club. “Bisogna guardare in contemporanea sia al DL Semplificazioni che al DL per il riordino del Mite”, ha evidenziato in apertura Laura D’Aprile, capo del dipartimento per la Transizione ecologica e gli Investimenti verdi al Mite, per capire che l’Italia procede supportando “riforme strutturali della governance e della capacità di mettere a terra quelli che sono gli investimenti nella realizzazione impiantistica entro il 2026”.
Posizione che non sembra convincere Rossella Muroni, vicepresidente commissione Ambiente alla Camera dei Deputati, che ha ricordato: “Il DL Semplificazioni è il terzo in quattro anni, semplificare a pezzettini non ci aiuterà ad essere più coerenti senza un irrobustimento profondo della PA, penso anche ai controlli ambientali“. Su questa linea anche Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, che teme “l’inefficacia” della misura “soprattutto per la produzione di energia da fonti rinnovabili”.
Riforme che, come evidenziato dalla D’Aprile e come ripreso dal direttore generale di Ispra Alessandro Bratti, “hanno bisogno delle capacità tecniche, altrimenti non vanno avanti”. Questo in particolare per quanto riguarda gli ispettori ambientali: “Quando i vecchi ispettori andranno in pensione” si “creeranno situazioni critiche” se non si coinvolgono maggiormente le Arpa in questa attività. Altra criticità evidenziata da Bratti “la durata media della procedura Via, che abbiamo calcolato in 730 giorni”, in parte “per il fatto che gli studi di impatto ambientale sono fatti male”.
Gli ostacoli alla costruzione di impianti che possono offrire un’alternativa utile all’industria che innova è giudicato molto penalizzante dal direttore di Assocarta Massimo Medugno: “Il settore cartario usa molto gas, il biometano è una prospettiva. Ma non riusciamo a fare questi impianti che consentono anche di recuperare i fanghi”. Molto duro il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci sulla posizione di quella che ha definito “l’informazione pseudo-ambientalista” che “non preme quando c’è da scegliere le imprese giuste o sbagliate”. E sull’ “ambientalismo che vuole bloccare le opere”, “casi in cui ci si oppone a tutto a prescindere” sfruttando anche “l’inefficienza burocratica”.
Imprese circolari
A presentare le aziende citate come virtuose Marika Aakesson, presidente dell’Associazione design italiano del Lazio, che ha parlato della progettazione e del design circolare alla base di questa economia più sostenibile. Orsola Bolognani, grant & international logistic modeling manager di FaterSMART, business unit di Fater e joint venture tra Angelini e P&G, ha parlato della sperimentazione pilota condotta a Verona nel riciclo dei pannolini: si sono contate 2.400 famiglie, 130 tonnellate di rifiuti assorbenti raccolti e 53 tonnellate di CO2 risparmiata all’ambiente, equivalente a quella prodotta da un parco auto di 3.500 mezzi.
Ancora Andrea Di Stefano, responsabile progetti speciali di Novamont, che negli ultimi 30 anni ha investito in Italia 750 milioni di euro tra costruzione impianti e ricerca, ha criticato “la mancanza della visione circolare nella direttiva europea Sup” riferendosi alla miopia sulle bioplastiche. Fabrizio Monti, direttore commerciale e responsabile sviluppo Italia di Iterchimica, ha parlato dei benefici, in termini di durabilità e sostenibilità, derivanti dagli asfalti realizzati con materiale riciclato e acquistabili negli appalti promossi dalla PA. Per il food&beverage Chiara Murano, sustainability & She manager di Nespresso Italia, ha ricordato la partnership promossa con Illy per recuperare 1.500 tonnellate di capsule del caffè entro il 2021 dal quale riciclare 100 tonnellate di alluminio.
Sui benefici della diversificazione dell’approvvigionamento energetico per la carta e i suoi omonimi riciclati è tornato Guido Pasquini, sustainability sr advisor di Lucart Group, mentre Roberto Valdinoci, consigliere delegato di gruppo Mauro Saviola, ha illustrato il lavoro fatto per la conversione degli impianti per l’uso dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata.
“Questi esempi riflettono una politica che non risponde alla mia visione in cui il privato va meglio del pubblico”, ha commentato in chiusura Paola Nugnes, della commissione Ambiente del Senato della Repubblica. “Questa è l’industria italiana che va sostenuta”, mentre vanno penalizzate “le industrie che vanno nell’altra direzione”, che favoriscono l’obsolescenza programmata dei prodotti e “progettano beni affinché vengano smaltiti e comprati di nuovi”. Oltre agli smartphone gli stessi abiti, che gravano sull’ambiente non solo per quanto riguarda la filiera produttiva ma anche la logistica.
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