La plastica biodegradabile si degrada davvero, senza lasciare tracce nocive di sé. E’ quanto emerge dalle indagini scientifiche promosse da Novamont, azienda che ha il brevetto della famiglia di bioplastiche denominate Mater Bi. I risultati sono statti presentati il 2 luglio presso l’Ara pacis a Roma.
Di fatto il tempo di degradazione della Mater Bi è assimilabile alla carta, tra i 6 e i 12 mesi. Un risultato confortante ma che non deve distogliere l’attenzione da un tema ben più centrale: lo spreco dei materiali e la scarsa gestione dei rifiuti. L’azienda puntualizza come sia centrale un cambiamento sociale. Sprecare il materiale gettandolo nell’ambiente, per quanto sia degradabile, non aiuta l’ambiente.
Altro elemento su cui l’ad di Novamont, Catia Bastioli, pone l’accento è la necessità di sostituire con materiali biodegradabili tutto ciò che va a inquinare i reflui e i rifiuti umidi e che li rendono in gran parte inutilizzabili.
Prodotti di cosmesi, lubrificanti e additivi sono i maggiori inquinanti di quello che, altri non è, che un fertilizzante necessario per contrastare la desertificazione del terreno. “L’industria del biodegradabile serve e deve potersi concentrare sempre di più sulla sostituzione di questi materiali inquinanti” spiega l’ad.
“È necessario ripensare le filiere agroindustriali (…) Ripartire da design degli oggetti. L’industria può fare molto favorendo la bioeconomia circolare” sottolinea l’ad Catia Bastioli, che esorta a progettare in modo “trasformativo” e “rigenerativo” in una società di tipo “contributivo”. Serve un modello di sviluppo in cui le realtà imprenditoriali lavorano in sinergia per testare e misurare nuovi approcci circolari in modo da “accelerare il processo verso l‘economia circolare”.
#CatiaBastioli @Novamont serve ripensare le filiere agroindustriali l’ industria può fare molto con la #bioeconomia #circolare la popolazione è aumentata come la plastica la nostra economia è ancora lineare bisogna agire per accelerare il percorso di #economiacircolare pic.twitter.com/YBip7YOlLV
— canaleenergia (@canaleenergia) July 2, 2019
I risultati della ricerca
L’impatto a 6 e 12 mesi i valori di controllo #R3 e #R4 di #materB nei test di impatto marino su #alghe #ricci #spigole indagine #universitasiena @Novamont dimostrano che non ci sono impatti sulle specie analizzate pic.twitter.com/O7Bj37WvzQ
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Biodegradabile in ambiente marino e assenza di tossicità delle particelle. Questi i test effettuati dalle indagini svolte che assolvono il Mater Bi. I test di biodegradabilità svolti in condizioni diverse in un’area test dell’Isola d’Elba hanno dimostrato una completa disgregazione nell’arco di 6-12 mesi. I test sulla tossicità invece hanno riguardato tre diverse famiglie di organismi a diverso livello trofico: alghe, ricci di mare e spigole.
Una tranquillità sull’impatto ambientale che però non autorizza a gettare materiale biodegradabile ovunque.
Esami di tossicità del Mater Bi
#MaterB @Novamont bisogna misurare gli impatti per conoscere come agire questi risultati la biodegradazione in mare del materB può essere un fattore di mitigazione ma serve cmq un comportamento civico nella gestione dei #rifiuti #FrancescoDegliInnocenti pic.twitter.com/KhFcROy4Co
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