L’economia circolare può cambiare le sorti del pianeta, ma in modo diverso in base al Paese

I dati del "The circularity gap report 2023"

“Usa di meno, usa più a lungo, usa ancora e lascia pulito”. Questi i principi dell’economia circolare che possono aiutare il Pianeta a preservare e usare meglio le proprie risorse che ricordiamo sono limitate nel tempo e nello spazio. Ma a quanto pare l’andamento globale dei consumi non sta facendo tesoro di questo insegnamento.

E’ quanto emerge dal rapporto “The circularity gap report 2023” a cura del Circle Economy in collaborazione con Deloitte che evidenzia un altro importante aspetto: l’economia circolare non ha lo stesso impatto dappertutto e lo stesso fa la preservazione e il riuso di materia. Ci sono Paesi che hanno più bisogno di altri. Vediamo come e perchè.

L’indice di circolarità globale sta diminuendo 

Giunto al sesto anno il Rapporto Gap circolarità che misura l’economia circolare globale evidenzia come l’uso delle risorse vergini del Pianeta stia aumentando. Rispetto alla prima edizione del 2018 difatti in cui era emerso un indice di circolarità del 9,1% il 2023 ha il primato negativo di un valore sceso al 7,2%. Di fatto il report evidenzia come “la circolarità scende con l’aumento del tasso generale di estrazione del materiale”.

Dallo studio emerge come l’adozione di un’economia circolare potrebbe
non solo invertire il superamento dei confini planetari, intesi come della presenza definita di risorse, ma anche ridurre la necessità globale di estrazione del materiale di circa un terzo.

Di fatto evitando la rimozione di combustibili fossili come il carbone e la riduzione della domanda di minerali di alto volume, come sabbia e ghiaia, necessari in gran parte per abitazioni e infrastrutture.


CIRCULARITY GAP REPORT 2023

L’economia circolare non ha lo stesso impatto in ogni Paese

Singapore e Lituania sono gli stati che hanno avuto il maggiore incremento di consumo di materiali rispetto i 148 paesi studiati nel periodo 2005-2015. Consumi che non hanno fatto seguito a una crescita media nel benessere, in Lituania, mentre Singapore ha visto un minimo aumento di questo parametro.

Mentre in netto contrasto rispetto a quanto accaduto in paesi come Angola, Eswatini,
Togo, Nepal, Gambia e Sudafrica. Fatto che evidenzia come i materiali andrebbero indirizzati verso i paesi dove la loro scarsità ostacola il progresso sulla base
benessere-piuttosto che in paesi i cui bisogni sono più che soddisfatti.

Secondo l’indagine le soluzioni circolari attraverso i sistemi chiave possono
ridurre la domanda globale di materiale di circa un terzo (34%) e invertire il superamento, ma non hanno lo stesso impatto in ogni paese.

Di fatto l’analisi ha anche evidenziato come non ci siano paesi che risiedono in uno spazio sicuro. C’è chi è più vicino, e chi  più lontano ma nessuno è nell’area sicura. “La posizione di ogni paese in questa analisi ci aiuta a formare i tre grandi profili di paesi: build, grow e shift. Questi possono presentare alcune sovrapposizioni ma nel complesso consentono di evidenziare i temi chiave comuni che sono centrali per attuare un percorso di sviluppo”.

I tre profili di crescita per l’economia circolare evidenziati dal Circularity Gap Report 2023

I tre profili di paesi evidenziati dall’indagine sono: build, grow e shift. Letteralmente in costruzione, crescita e in cambiamento.

Con Build si intende quei paesi che hanno l’opportunità di ottenere drammaticamente
benessere del sollevamento bilanciando le tecnologie e nel salto con politiche che sostengano le competenze e le esigenze locali per crescita materiale-intelligente.

Grow: i paesi in crescita possono dare la priorità all’efficienza dei materiali
e a percorsi di sviluppo che massimizzano il benessere della società per una popolazione in crescita.

Shift: I paesi in cambiamento hanno ampiamente raggiunto livelli elevati di
benessere, e possono concentrarsi completamente sulla loro minimizzazione
degli impatti sull’ambiente.

Economia circolare non solo riciclo

Il rapporto evidenzia come introducendo solo 16 soluzioni circolari che guardano ai quattro principi enunciati in precedenza sia possibile invertire l’uso smodato e senza ritorno delle risorse primarie del  nostro Pianeta.

Si tratta di una implementazione che non è semplice come enunciarla ma che non è impossibile da attuare.

Nel complesso non c’è strategia vincente senza una partnership tra pubblico e privato. Sono queste le maggiori conclusioni del report. Strategia che troviamo citata anche in altre analisi di scenari che abbiamo visto in questi giorni tra le pagine di Canale Energia.

Grazie a una sinergia tra il settore privato e il pubblico difatti diventa pensabile istituire modelli di business circolari in grado di realizzare importanti risparmi di materiale.

Ad esempio con il Mobility as a Service per le auto ad alta intensità di materiale non utilizzate per il 95% della loro vita. Servono inoltre obiettivi ambiziosi
per la mobilità attiva nelle città, e mandato esteso della Responsabilità del produttore.

Passare da una economia lineare a una circolare favorisce il cambiamento dal business-as-usual, all’aumento del materiale più efficiente.

Per vedere tutti gli esempi citati puoi consultare il report completo qui.


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