Su cosa siano i Raee, ovvero i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, gli italiani non sono ancora allineati e la lacuna aumenta se si parla di elettrodomestici di uso quotidiano come stampanti o microonde.
Lo rivela la ricerca “Raee, economia circolare e cambiamento climatico. Una ricognizione dei livelli di conoscenza dei cittadini, delle loro opinioni e comportamenti” realizzata lo scorso settembre da Ipsos per conto di Erion. La ricerca si è avvalsa di un campione di 1.000 cittadini italiani, di età compresa tra i 18 e i 75 anni, ed è stata condotta con la metodologia Cawi (Computer assisted web interview).
Gli italiani sanno come smaltire i Raee
Fortunatamente, solo il 4% degli italiani dichiara di buttarli nell’indifferenziata e l’1% insieme alla plastica. L’81% sa come smaltirli correttamente, il 77% sa dove si trova l’isola ecologica più vicina e il 72% si reca con regolarità al centro di raccolta della propria zona. Il 40% dichiara di averne in casa almeno uno da smaltire e il 18% tra i tre e i cinque.
Bassa la percezione sulle sostanze inquinanti dei Raee
Un quinto degli italiani dichiara di non sapere che ci sono dei rischi associati ad un errato smaltimento di questa tipologia di rifiuti e la metà ne possiede una conoscenza limitata.
“Nelle case degli italiani è ancora alto il numero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche non più utilizzate o non più funzionanti: il 67% degli intervistati dichiara di averne diverse chiuse nei cassetti o dimenticate nelle cantine”, afferma in una nota stampa Giorgio Arienti, direttore di Erion Weee. “È evidente che c’è ancora un lavoro di sensibilizzazione e di comunicazione da fare se vogliamo raggiungere il target fissato dall’Europa, ovvero una raccolta annuale di circa 10 kg/abitante, oggi siamo a poco più di 6 kg. Se da un lato molti cittadini sanno di potersi avvalere delle isole ecologiche, dall’altro non si è ancora diffusa l’abitudine di consegnare il piccolo elettrodomestico da buttare (rasoi, cellulari, sigarette elettroniche, sveglie, ecc.) al negoziante”, conclude Arienti.
Poco diffusi i diversi tipi di ritiro dei rifiuti elettronici
La maggior parte degli intervistati sa che quando si acquista un nuovo apparecchio si può ottenere su richiesta il ritiro del vecchio è il cosiddetto “ritiro 1 contro 1”, di cui si avvale solo il 36%.
Invece, il “ritiro 1 contro 0” è usato solo dal 18% e si tratta della possibilità, a prescindere dall’acquisto di un nuovo prodotto, di conferire gratuitamente i Raee fino a 25 centimetri di dimensione, presso i punti vendita più grandi (di superficie superiore ai 400mq). Il 55% non ne ha mai sentito parlare e la difficoltà che scoraggia in questo senso, è la distanza dell’abitazione oppure la richiesta di pagamento del servizio o il costo di trasporto.
Come si può essere sostenibili?
Gli italiani vogliono essere sostenibili, ma il 66% dichiara di non sapere come farlo. Eppure, molti effettuano una corretta raccolta differenziata: separando plastica (91%), carta (90%), vetro (89%), lattine di alluminio (87%), organico (87%), pile (70%), farmaci (66%) e anche i Raee (58%).
La tendenza a riparare gli oggetti
Il 53% degli italiani ripara un oggetto prima di comprarne uno nuovo, il 45% evita di comprare prodotti usa e getta, il 44% predilige prodotti con poco packaging e il 40% acquista prodotti a chilometro zero.
Italiani meno inclini alla sharing mobility
Solo il 13% degli italiani utilizza servizi di sharing mobility e solo il 12% noleggia beni durevoli invece di acquistarli.
Pronti per la transizione ecologica, ma cosa significa esattamente economia circolare?
Gli italiani risultano essere pronti per la transizione ecologica, ma il 60% non conosce esattamente il significato di economia circolare, il 50% lo valuta un concetto ostico da comprendere oltre che un processo costoso che attenta a molti posti di lavoro. La neutralità climatica è conosciuta solo nel 20% dei casi.
“Economia circolare, riuso e recupero di oggetti e di materiali si fanno strada nel patrimonio informativo degli italiani, ma non hanno ancora messo radici quanto a pratiche e abitudini; l’adesione è ancora più ideale che pratica, anche perché si tratta di temi complessi e ancor più difficile da trasformare in buone pratiche”, dichiara in nota Chiara Ferrari, Ipsos public affairs service line leader.
“Il tema dei Raee, continua Ferrari, ha acquisito notorietà nel tempo, ma la conoscenza e l’informazione approfondita non hanno ancora raggiunto livelli soddisfacenti: le pratiche di smaltimento e le opportunità offerte dalla regolamentazione non hanno ancora raggiunto la maggioranza dei cittadini, che devono essere informati e facilitati nell’applicazione dei comportamenti corretti, a beneficio del futuro del pianeta”, conclude in nota.
I governi devono impegnarsi maggiormente per contrastare i cambiamenti climatici
Il 56% ritiene che le autorità italiane e internazionali non stiano facendo abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici, che invece sono sentiti come un’emergenza per il 76% degli intervistati. Rimane un 24% che ritiene che sia un fenomeno inesistente o comunque non prioritario da affrontare. Il 92% degli intervistati si dice preoccupato in merito e, l’86% è convinto che siano le attività antropiche la principale causa. Infine, prevale la consapevolezza che le abitudini di consumo debbano essere cambiate perché non più sostenibili (86%) e per l’82%, queste hanno un grosso impatto sulla vita delle persone.
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