L’iniziativa promossa dal Gruppo Cap, gestore del servizio idrico della città metropolitana di Milano, è il primo del genere nel nostro paese ed è sviluppato con l’olandese Cirtec
Il progetto pilota avviato all’inizio di novembre presso l’impianto di depurazione di Truccazzano, comune a nord est di Milano, sfrutterà un impianto innovativo per recuperare cellulosa estratta da acque reflue per produrre compositi e biopolimeri da utilizzare per realizzare plastica e bioplastica e per completare materiali da costruzione come l’asfalto stradale.
Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato del gruppo Cap, spiega la genesi di questa proposta innovativa: “I fanghi e le acque reflue rappresentano una fonte preziosa di materie prime seconde sulle quali abbiamo previsto di investire oltre 80 milioni di euro nei prossimi 5 anni, integrando le nostre competenze con quelle di aziende italiane e internazionali in un’ottica di green e open economy. Tutto a beneficio della comunità e del territorio: ridurre il volume dei fanghi dell’87% e le emissioni di CO2 del 40% secondo le linee guida del nostro Piano di sostenibilità, significa ridurre i costi in bolletta e migliorare l’impatto ambientale della città metropolitana di Milano”. L’attività sarà avviata con la collaborazione del politecnico di Milano, vedrà adattata l’innovativa tecnologia dell’olandese Cirtec al processo di depurazione, testandone performance e qualità della materia prima estratta.
I vantaggi del recupero di cellulosa
La cellulosa viene estratta attraverso un sistema di multi filtraggio e poi ripulita e disidratata. Un processo che ha un impatto positivo anche sulla successiva fase di depurazione, perché le acque reflue prive di cellulosa sono più facili da trattare. La rimozione delle sostanze inquinanti risulta così più efficace, producendo anche un risparmio energetico, a tutto vantaggio dell’ambiente.
Gli obiettivi del processo di recupero
I numeri sono promettenti: in questa prima fase l’impianto produrrà quotidianamente 150 chilogrammi di cellulosa, derivanti principalmente dalla carta igienica, e a pieno regime si stima diventeranno 1.000 tonnellate in un anno.
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