Le microplastiche sono ovunque: nell’acqua, nel cibo, nella terra, persino dentro di noi. Ci mettono secoli a degradarsi del tutto, e anche quando scompaiono alla vista non significa che ce ne siamo sbarazzati. Ma potremmo aver trovato una soluzione: le plastiche biodegradabili e compostabili.
L’impiego di questi materiali nel settore agricolo è stato al centro del convegno organizzato al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, promosso da Fondazione UniVerde in collaborazione con Re.N.Is.A. (Rete Nazionale Istituti Agrari) e con la partnership di Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile.
Le bioplastiche motore dell’economia circolare: la spiegazione del fisico Valerio Rossi Albertini
L’utilizzo delle bioplastiche in agricoltura: il caso dei teli per la pacciamatura
“La bioplastica funziona in agricoltura? Gli studi hanno evidenziato che non si notano grandi differenze rispetto all’impiego di materiali tradizionali”, ha spiegato Francesco Paolo La Mantia, professore dell’Università degli Studi di Palermo.
Ne sono un esempio i teli utilizzati per la pacciamatura in una delle filiere nazionali più importanti: il pomodoro d’industria. Domenico Ronga, professore associato all’Università degli Studi di Salerno ha condotto una ricerca sull’uso di teli biodegradabili per la coltivazione di questa varietà. “Sul pomodoro d’industria la pacciamatura in polietilene non può essere applicata, quindi un telo che si biodegrada al sole per noi è un vantaggio. Con questi teli biodegradabili siamo riusciti a risparmiare acqua, aumentare la produttività e, allo stesso tempo, mantenere la stessa qualità del pomodoro”.
“La filiera delle bioplastiche è complessa, ed è sempre più connessa al comparto agricolo – ha detto Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche -. L’agricoltura è uno dei principali campi per l’innovazione nello studio delle bioplastiche. Ad esempio, i teli pacciamanti biodegradabili sono una soluzione sempre più ecologica per gli agricoltori e per la salute del suolo”.
Creare un compost di qualità
“Anche le bioplastiche devono avere una gestione efficiente del loro ciclo di vita”, ha ricordato Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dell’Associazione UniVerde.
“La raccolta dell’umido in Italia non sta andando benissimo – ha detto Patty L’Abbate, presidente della Commissione Ambiente alla Camera –. Il problema è che nell’organico si trova un 2-3% di plastica. Quindi il compost che si crea non è di qualità. Le bioplastiche sarebbero un’ottima soluzione in questo caso”.
“La filiera della bioplastica compostabile rappresenta un esempio di sviluppo sostenibile, in grado di conciliare la crescita economica con la difesa dell’ambiente. In questo modo è possibile realizzare prodotti dai quali si può ottenere un compost di qualità da utilizzare in ambito agricolo”, ha concluso Marco Lupo, capo dipartimento della sovranità alimentare.
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