Affidarsi a operatori qualificati e rispettosi delle normative vigenti garnatisce la corretta raccolta e il corretto smaltimento dei moduli fotovoltaici, così da rispettare le leggi, l’ambiente e la cornice sociale. Protagonista nel paese il consorzio collettivo no profit Erp Italia, che gestisce gli obblighi di raccolta in capo a produttori, importatori e distributori di apparecchiature domestiche e industriali elettriche ed elettroniche, FV, pile e accumulatori, al fine di favorire il riciclo e  il recupero di materia.

“Le difficoltà principali si riscontrano nel quotidiano, nell’operativo logistico, e nel dover operare all’interno di una normativa stringente, da rispettare in tutte le sue parti e la sua forma”, spiega a Canale Energia Daniela Carriera, sales marketing and business development director Italy di Erp Italia.

“L’Italia rispetto ha tassi di raccolta inferiori rispetto ad altri Paesi virtuosi in merito ai centri di raccolta comunali”, aggiunge Andrea Bizzi, technical regulation, compliance, r&d manager Italy. “Da un lato ci portiamo dietro carenze infrastrutturali storiche e, dall’altra, manca ancora la mentalità sulla corretta raccolta di tipologie di Raee. I più piccoli, tipicamente, sono conferiti nell’indifferenziato”.

Per quanto riguarda il recupero e lo smaltimento dei moduli, di recente si è venuta a creare una distorsione di mercato. Facciamo un passo indetro.

Dal 2014 il fotovoltaico rientra nella categoria delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. La normativa per la gestione dei moduli giunti a fine vita ha vissuto un processo complesso e coinvolto tanti soggetti, prosegue: “Con la peculiarità della garanzia finanziaria il legislatore e il Gse vogliono essere certi che per ogni modulo immesso nel mercato una quota consenta in futuro di gestire il fine vita senza gravare sulla collettività”.

“Ciò vale in maniera retroattiva per tutto il fotovoltaico installato dal 2003 con il primo conto energia”, aggiunge. Allo stesso modo per il secondo, terzo e quarto conto energia, per l’installato prima del 1° gennaio 2021. La quota è di 12 euro a pannello, per moduli domestici al di sotto dei 12 kWp complessivi, e di 10 euro per impianti professionali. Sul mercato “hanno iniziato a essere presenti proposte commerciali molto più basse delle trattenute del Gse”, spiega Bizzi.

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La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo scorso novembre del DL 152 “Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose”, rende legge quanto affermato nella circolare del Mite del luglio 2020 circa gli importi che i sistemi devono richiedere ai soggetti responsabili per garantire il futuro riciclo degli impianti. Chiarisce che devono essere versati i medesimi importi delle quote trattenute dal Gse stesso.

Oltre a garantire la conformità normativa di tutti i produttori, il consorzio è parte integrante del processo di ricerca e sviluppo del sistema di gestione dei Raee in Italia. In un contesto in cui si affacciano sul mercato nuovi operatori, e grandi quantità di pannelli presto saranno sostituiti da quelli di nuova generazione, diventa centrare favorire l’aggiornamento formativo.

Importante, poi, è il tema della preparazione al riutilizzo, conclude Bizzi: “Con operazioni di revamping le performance sono nettamente migliori e ci rendiamo conto che i moduli, di 10-15 anni fa, hanno ancora il 70-80% di resa. Non hanno più appetibilità nel mercato del Nord Europa, ma possono averla in Nord Africa dove l’irraggiamento è superiore”.


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