La crisi che la filiera del riciclo sta attraversando può essere risolta con l’approvazione di un emendamento che recepisca l’art.6 della direttiva europea e attribuisca alle Regioni la responsabilità della singola autorizzazione all’esercizio degli impianti. Una misura da rafforzare con la creazione di un registro nazionale che raccolga le autorizzazioni regionali End of Waste. La proposta arriva da 56 protagonisti* della filiera, tra imprese e associazioni, ed è stata presentata stamattina a Roma in conferenza stampa.
Senza questa misura “la crisi in atto si aggraverà e porterà a situazioni critiche” con “il rischio di sovraccaricare discariche e inceneritori”, ha dichiarato Andrea Bianchi, direttore dell’Area politiche industriali di Confindustria, nell’intervento di apertura della conferenza stampa. Interrogato da Canale Energia a margine dell’evento sulla possibilità che la legge di conversione del decreto Sblocca cantieri, tanto contestata dagli operatori, possa alimentare il flusso illecito dei rifiuti ha risposto: “Quando non c’è la possibilità di fare cose in maniera legale, qualunque incertezza normativa può dare il via a fenomeni di opacità. Chiediamo un quadro normativo certo con procedure chiare e trasparenti”.
Per “consentire il riciclo dei materiali ai tassi necessari”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, non ci si può “affidare solo ai meccanismi dell’End of Waste”. L’introduzione dell’autorizzazione caso per caso, sulla base di condizioni e criteri definiti in ambito europeo, garantirebbe piena flessibilità al sistema italiano che prova a transitare verso l’economia circolare, ma che al momento lamenta un blocco degli investimenti, un aumento dei costi di gestione e la svalorizzazione dei rifiuti.
“La transizione dà l’opportunità di consolidare i risultati raggiunti”, ha proseguito Ronchi. L’Italia è prima in Europa per la quantità di materiali riciclati impiegata nella produzione di nuove materie e vanta tassi di recupero del 70 per cento per i rifiuti speciali e del 47 per cento per quelli urbani. “Ci viene chiesto di migliorare la qualità dei rifiuti”, oltre che la quantità, ma con la normativa attuale “questo tipo di sviluppo è precluso”. Visto e considerato secondo Ronchi l’eccessivo ottimismo di chi spera che entro un anno venga recepita la direttive europea sull’economia circolare.
L’auspicio è un maggiore dialogo con il governo che si dice pronto a fare la sua parte (Leggi la dichiarazione dell’on. Tullio Patassini (Lega) rilasciata la scorsa settimana all’evento Ispra Snpa). “Sono stati fatti errori seri per la carenza di confronto”, ha proseguito Ronchi, “tutti i firmatari sono disposti a riunirsi attorno a un tavolo tecnico”.
Il sistema di gestione dei rifiuti istituito oltre vent’anni fa con il decreto Ronchi è compromesso? Canale Energia intervista Edo Ronchi, allora ministro dell’Ambiente.
Negli ultimi sei anni sono stati pubblicati solo due decreti End of Waste: il DM 28 marzo 2018 n.69 per il conglomerato bituminoso e il DM 15 maggio 2019 n.62 sui prodotti assorbenti per la persona. 16 decreti risultano fermi da anni nelle varie fasi di elaborazione. Ad esempio quello sulla gomma vulcanizzata granulare proveniente dal riciclo degli pneumatici fuori uso è fermo all’invio al Consiglio di stato (Leggi Economia circolare, Tiscar (MinAmbiente): “In arrivo il DM sul polverino da PFU”). Andrea Fluttero, presidente di Fise Unire, ha evidenziato quanto sia complicato preparare un DM sull’End of Waste soprattutto per la mancanza di preparazione del “personale tecnico e dei funzionari dei ministeri” che scrivono le norme e che “non hanno tempo di vedere l’impianto e di capire”. Inoltre, ha aggiunto, è “inimmaginabile che possano esserci migliaia di decreti EoW che intercettino migliaia di materie nuove”.
Elena Calabria, vicepresidente Confederazione nazionale dell’artigianato e della pmi, intervenuta per ultima ha evidenziato le potenziali infiltrazioni criminali che prendono in “affitto capannoni dove stipano rifiuti speciali e pericolosi”. Vere “bombe ecologiche”, ha proseguito, “che qualcuno deve disinnescare e che sono a capo della collettività”.
La proposta illustrata oggi è la stessa avanzata dall’on. Chiara Braga (PD), della commissione Ambiente alla Camera, la settimana scorsa durante l’evento di presentazione del rapporto rifiuti speciali 2019 di Ispra-Snpa.
*CONFINDUSTRIA, CIRCULAR ECONOMY NETWORK, CNA, FISEUNICIRCULAR, FISE ASSOAMBIENTE, CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI, CONFARTIGIANATO IMPRESE, CONFCOOPERATIVE, LEGACOOP PRODUZIONE E SERVIZI, CISAMBIENTE, FEDERCHIMICA, FEDERACCIAI, FEDERAZIONE GOMMA PLASTICA, ASSOMINERARIA, CONAI, CONOU, ECOPNEUS, CONFEDERAZIONE LIBERE ASSOCIAZIONI ARTIGIANE ITALIANE, GREEN ECONOMY NETWORK DI ASSOLOMBARDA, UTILITALIA, CASARTIGIANI, CONFAPI, ASSOVETRO, CONFAGRICOLTURA, CONSORZIO ITALIANO COMPOSTATORI, ECOTYRE, COBAT, CONSORZIO RICREA, ANCO, AIRA, GREENTIRE, ASSOBIOPLASTICHE, ASCOMAC COGENA, ECODOM, AMIS, COMIECO, ASSOCARTA, FEDERAZIONE CARTA E GRAFICA, CENTRO DI COORDINAMENTO RAEE, SITEB, ASSOREM, FIRI, FEDERBETON, AITEC, CONOE, COREPLA, FEDERESCO, ANGAM, CENTRO DI COORDINAMENTO NAZIONALE PILE E ACCUMULATORI, UCINA – CONFINDUSTRIA NAUTICA, ASSOFOND, CONSORZIO CARPI, ASSOFERMET, AGCI-SERVIZI
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