È partito a metà settembre il processo di definizione del nuovo Piano d’azione UE per l’economia circolare, presentato lo scorso marzo dalla Commissione europea quale parte della nuova Strategia industriale Ue.
L’obiettivo è di estendere e rafforzare le specifiche di sostenibilità di prodotti e servizi. Il Piano prende le mosse dal Pacchetto per l’economia circolare del 2015 che l’Italia ha finito di recepire a metà settembre con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale di 4 Dlgs su discariche, veicoli fuori uso, pile, Raee e imballaggi.
L’intervista ad Andrea Fluttero, presidente Fise unicircular e presidente di E.C.O. scrl Erion Compliance Organization, la nuova società consortile del sistema nato dalla fusione di Remedia ed Ecodom.
In concreto, con la pubblicazione in GU di questi Dlgs di recepimento del Piano sull’economia circolare dell’UE, cosa cambia per le filiere che riguardano discariche, veicoli fuori uso, pile, Raee e imballaggi?
Gli aspetti oggetto di cambiamento sono numerosi per ciascuna filiera. Tra i tanti possiamo citare le discariche che per il calcolo obiettivi (10% RU in discarica al 2035) verranno conteggiati, tra gli altri, il peso RU avviati a D10 (incenerimento) mentre viene escluso il peso gli scarti dalle operazioni di riciclo e recupero eventualmente conferiti in discarica, per i veicoli fuori uso norme per aumentare la qualità ambientale delle attività svolte dalle aziende di autodemolizione e contrastare l’esportazione illecita di auto da rottamare spacciandole per usato. Per i Raee il passaggio da triennale ad annuale della trasmissione dei rapporti sulle attività svolte e norme relative alla gestione dei Raee da pannelli fotovoltaici. Infine, per gli imballaggi l’innalzamento degli obiettivi di recupero e riciclaggio che prevede che entro il 31 dicembre 2025 almeno il 65 % in peso di tutti i rifiuti di imballaggio debba essere riciclato, obiettivo che diventa il 70% in peso entro il 3 dicembre 2030. Inoltre, si riconoscono i sistemi di restituzione anche con cauzione al fine di assicurare l’aumento della percentuale di imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato. Rispetto alla vigente disposizione, che individuava il sistema esclusivamente di carattere sperimentale.
I costi per la responsabilità estesa del produttore aumenteranno (se sì di quanto), considerato che in attuazione della cosiddetta Direttiva rifiuti il decreto prevede la riforma del sistema di responsabilità estesa del produttore individuandone e circoscrivendone responsabilità, compiti e ruoli?
Il sistema disegnato dal legislatore si basa sul concetto di “costo efficiente” che dovrà essere definito con la partecipazione di Arera. Tale costo dovrà comprendere tutti gli adempimenti richiesti dalla norma ed in percentuali diverse a seconda dei casi sarà quello riconosciuto dai consorzi incaricati dell’Epr ai comuni per la gestione della raccolta e del trattamento a valle. Questo meccanismo dovrebbe spingere le municipalità a ricercare l’efficienza nelle raccolte e dovrebbe portare a risparmi tariffari. L’idea è buona, la difficoltà sta nell’estrema differenza dei sistemi di raccolta presenti che necessariamente devono fare i conti con un territorio e delle conformazioni urbane estremamente differenti a livello nazionale.
Al fine del recepimento delle direttive 2018/851 e 2018/852 UE sull’economia circolare, lo schema di decreto legislativo corrispondente provvede a modificare e integrare la disciplina nazionale vigente trattata dalla parte IV del Codice dell’ambiente, dove sono attualmente contenute le norme con cui sono state recepite le direttive “rifiuti” (2008/98/CE) e “imballaggi” (94/62/CE). In particolare, si introduce l’obbligo, entro il 31 dicembre 2023, di differenziare e riciclare i rifiuti organici alla fonte, senza miscelarli con altri tipi di rifiuti e vengono recepite inoltre, tramite modifiche o aggiunte e si rivedono le definizioni di rifiuto urbano, rifiuto non pericoloso, rifiuto da costruzione o demolizione e rifiuti organici e alimentari.
Quali misure dovranno mettere in campo gli attori coinvolti per riuscirci – sembra un’impresa di non poco conto?
La sfida è quella di contribuire a costruire un modello di economia circolare, che però non si limita alla sola gestione dei rifiuti o prodotti post consumo. Le filiere nazionali del riciclo presentano punte di eccellenza in molte parti del Paese, si tratterà di replicare le migliori pratiche in tutti i territori, lavorando a migliorare le raccolte, la responsabilizzazione dei cittadini e la realizzazione degli impianti necessari che sono numerosi. Desta preoccupazione l’assimilazione forzata di grandi quantità di rifiuti speciali agli urbani per somiglianza merceologica, sia per il danno fatto alle aziende specializzate in questo settore che per la probabilità che molti sistemi di gestione degli urbani non riescano a gestire queste quantità aggiuntive di rifiuti. Per quanto riguarda l’obbligo della raccolta differenziata della frazione organica entro gennaio 2023 direi che il tempo è maturo ed i modelli di buona gestione sono ampiamente diffusi per intercettare una frazione importante dal punto di vista dimensionale, circa il 40% del totale, gestibile con tecnologie ampiamente collaudate e capace di produrre biometano per sostituire metano fossile e nutrienti per i terreni agricoli impoveriti da decenni di concimi chimici. Certo occorrerà costruire parecchi nuovi impianti.
Sempre in merito a queste modifiche, quando ritiene diventerà operativo il Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti, gestito direttamente dal ministero dell’Ambiente?
Già all’indomani dell’entrata in vigore della Legge di semplificazione del 2019, che ha contestualmente abrogato il Sistri e istituito in sua vece il Ren, il ministero dell’Ambiente con il supporto dell’Albo gestori ambientali aveva avviato i lavori per la definizione di una bozza di decreto di regolamentazione per l’operatività del futuro sistema di tracciabilità. Con l’emergenza sanitaria e il recepimento delle direttive comunitarie si è rallentato il processo di maturazione del provvedimento, che è ancora negli uffici del Mattm, ma come associazione abbiamo già fatto presente al ministero i principi cardine per una efficace tracciabilità dei rifiuti che superi le note criticità e inefficienze del Sistri in un’ottica di miglioramento e semplificazione.
C’è qualcosa che già si prospetta non funzionare – e andrà corretto – nella creazione di un’economia circolare in UE e in Italia in base ai Dlgs approvati? Anche per questo anacronismo che si è venuto creando tra l’elaborazione del pacchetto nel 2015 e il recepimento in Italia nel 2020 (considerato comunque che è un lavoro in fieri)?
Tra gli aspetti “deboli” della normativa citerei il tema dell’End of waste, ancora fermo ad una impostazione eccessivamente rigida e farraginosa, la carenza di un forte impulso all’ecoprogettazione dei prodotti, gli scarsi strumenti per incentivare l’uso delle materie prime seconde rispetto a quelle vergini e la difficoltà nella costruzione degli impianti tecnologici necessari alla gestione delle raccolte differenziate. Mi riferisco in particolare a impianti di preparazione al riuso, riciclo, discariche e termovalorizzatori in misura sufficiente a gestire le frazioni residuali non ulteriormente riciclabili.
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