Ha poche ore di vita la Piattaforma nazionale del Fosforo promossa dal Ministero dell’Ambiente con Enea. L’agenzia di ricerca si occuperà di gestire lo strumento utile a raggiungere l’autosufficienza negli approvvigionamenti di questa materia prima che scarseggia in Italia.

Sul tema Canale Energia ha intervistato Claudia Brunori e Roberta De Carolis della Divisione uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea.

Quanto fosforo viene importato in Italia? Come viene impiegato? Perché è fondamentale?

Il fosforo è un elemento chimico di importanza fondamentale per l’economia ma anche per la nostra stessa salute, costituendo un nutriente indispensabile. I suoi impieghi vanno dall’industria agricola, a quella ittica ma anche Hi-Tech, se pensiamo che batterie di accumulo di ultima generazione si basano sulla chimica del litio ferro-fosfato. L’Italia importa praticamente tutto il fosforo di cui ha bisogno. Si tenga conto che sono contenuti nei prodotti di consumo più di 1,5 kg a persona di fosforo annui[1]: con circa 60 milioni di abitanti si arriva dunque a 90.000 tonnellate annue circa. In base a una recente pubblicazione per lo scenario italiano si possono stimare circa 300.000 t/anno di fosforo (P) importate, di cui 35.000 t/anno esportate e 130.452 t/anno perdute nel ciclo antropico, ovvero circa il 43% del fosforo complessivo acquistato[2].

Come funziona la circolarità del fosforo? Come si evita di sprecarlo?

La corretta gestione degli scarti organici ricchi di questo nutriente consente di evitare l’accumulo improprio nelle acque superficiali con conseguenti problemi ambientali Ad esempio, il preoccupante fenomeno dell’eutrofizzazione.

Il fosforo è un elemento critico per l’Europa e in particolare per l’Italia perché è una risorsa indispensabile ma non rinnovabile e del quale non c’è quasi alcuna disponibilità come risorsa primaria. In altre parole mancano quasi del tutto nel nostro continente dei giacimenti di questo elemento. Tuttavia è presente anche in fonti secondarie come i rifiuti organici, i fanghi di depurazione, anche scarti di lavorazione della filiera ittica, ceneri di legna da ardere, batterie al litio ferro-fosfato e molto altro). Come per tutti i rifiuti, comunque, la prevenzione è sempre la strategia da preferire. Il fosforo viene prevalentemente utilizzato come fertilizzante, un’ottimizzazione del suo uso nel settore agricolo potrebbe consentire di ridurne significativamente il consumo su scala nazionale.

Quali stakeholder sono coinvolti nel progetto? 

Gli stakeholder italiani che la Piattaforma riunisce sono soggetti che appartengono a differenti settori produttivi, principalmente quei settori che basano le proprie attività sull’utilizzo del fosforo, agricoltori e produttori di fertilizzanti, ma anche quelli che producono e/o trattano scarti ricchi di fosforo, che potrebbero divenire fonti secondarie di questo nutriente prioritario.

Altri stakeholder sono le istituzioni che hanno il compito di legiferare sulla tematica e la società civile che porti il proprio punto di vista sugli aspetti ambientali, etici e sociali. A tutti loro si aggiungono, ovviamente, enti di ricerca e università che sviluppano tecnologie innovative per il suo recupero, per lo sviluppo di prodotti che ne limitano l’utilizzo o che offrono corsi di formazione/informazione sul tema.

A livello europeo qual è l’interesse legato al recupero di questa risorsa primaria? 

La fosforite, roccia che contiene alte concentrazioni in minerali del fosforo, può essere sostituita da fonti secondarie dell’elemento attraverso il riciclo di rifiuti biogenici come cibo o vegetali, ma anche letame e liquami. La comunità europea considera il riutilizzo agricolo dei residui del trattamento delle acque reflue come “best practice” per il recupero di materia fosfatica secondaria. Esistono parecchi progetti innovativi nazionali ed europei che hanno sviluppato tecnologie adeguate allo scopo, tuttavia il tasso di riciclo è solo del 17% (dati 2017 europei). Le tecnologie sviluppate sono infatti poco industrializzate, spesso per problemi di tipo autorizzativo.

Quali ostacoli normativi si frappongono al recupero del Fosforo?

Sulla base della prima consultazione, avvenuta in occasione del lancio della Piattaforma, risultano di maggiore ostacolo le normative nazionali e regionali. In generale, per uno “sblocco” dell’economia circolare in Italia occorre definire e rendere operativi i decreti che normano il trattamento e la destinazione di quelli che finora sono considerati rifiuti e che invece possono diventare una risorsa per le imprese italiane. Risulta indispensabile una regolazione sull’End of Waste che consentirebbe a numerosi progetti industriali in attesa di autorizzazione di partire, inclusi alcuni dedicati al recupero del fosforo.

Per il recupero del fosforo dobbiamo rivolgerci a Germania e Olanda? Non possiamo recuperare il materiale in Italia?

La Piattaforma nasce proprio con questo obiettivo: far incontrare domanda e offerta di fosforo tra stakeholder italiani per limitare la dipendenza di approvvigionamento di questo elemento da altri Paesi, come fonte primaria ma anche secondaria. Inoltre scopo della piattaforma è l’elaborazione di una proposta tecnico-normativa che agevoli la possibilità di riciclo da scarti e il mercato del fosforo secondario.

Nel comunicato stampa di lancio dell’iniziativa l’Enea ha dichiarato che la Piattaforma potrà far risparmiare 60 milioni di euro l’anno. Come? 

Sicuramente il risparmio si potrebbe ottenere dalla riduzione dei costi di smaltimento dei fanghi e dell’importazione. Tutto questo potrebbe avvenire tramite strategie di riciclo, riprogettazione di prodotti che limitano il consumo del fosforo, attivazione di metodiche di scambio di risorse, con la cosiddetta simbiosi industriale, anche rimuovendo ostacoli normativi che oggi frenano il settore.

[1] Van Dijk et al. ‘Phosphorus flows and balances of the European Union Member States’, Science of the Total Environment,  542 part B (2016): 1078-1093

[2] Roberto Canziani, Roberto Di Cosmo, Stato dell’arte e potenzialità delle tecnologie di recupero del fosforo dai fanghi di depurazione. Ingegneria dell’Ambiente Vol. 5 n. 3/2018.


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