È il Lazio la regione che detiene la quantità maggiore di rifiuti radioattivi con 9.591 m3 (30,78% del totale nazionale).
A seguire le regioni ai primi posti della classifica sono: Lombardia (6.462 m3, pari al 20,74%), Piemonte (5.923 m3, 19,01% del totale), Basilicata (3.857 m3, 12,38%).
Nel complesso sono 31.159,1 m3 i rifiuti radioattivi detenuti in Italia, presso depositi temporanei. Questo stando ai dati al 31 dicembre 2022. Si tratta di circa 653,4 m3 in meno rispetto al 2021 secondo quanto registrato dall’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi dell’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione).
Tale riduzione è data dalle attività di trattamento e condizionamento che hanno comportato una riduzione del volume di tali rifiuti.
In totale, si tratta di rifiuti radioattivi la cui attività totale è pari a 2.726.353,9 GBq (- 59.040 GBq rispetto al 2021).
Le sorgenti radioattive dismesse, ovvero quelle sigillate e non più utilizzate, presentano un’attività pari a 860.501,7 GBq (-22.716,5 GBq rispetto al 2021); l’attività del combustibile nucleare irraggiato, espresso in TBq, è pari a 32.425, 5 (-854,8 TBq).
Va comunque precisato che il 99% del combustibile nucleare irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia: inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a processo chimico per il recupero di nuovo combustibile nucleare fissile, farà presto rientro in Italia come rifiuto radioattivo vetrificato di minore volume rispetto a quello di partenza.
Rifiuti radioattivi, sorgenti radioattive dismesse e combustibile nucleare irraggiato hanno, in totale, un’attività pari a 36.012,3 TBq (-891,1 TBq).
I motivi delle variazioni rispetto al 2021
Le variazioni rispetto al 2022 sono date soprattutto da attività di ricalcolo della classificazione dei rifiuti radioattivi e da alcune ipotesi di trattamento per alcune tipologie di rifiuti non condizionati.
In alcuni impianti è stato ricalcolato l’effetto del decadimento dell’attività, rivalutato lo stato tecnologico di condizionamento dei rifiuti, in funzione dei requisiti di conferibilità al Deposito nazionale.
Rivalutata anche la classificazione dei manufatti che non necessitavano di condizionamento e che superavano i limiti di concentrazione di attività previsti dal Decreto Interministeriale di classificazione dei rifiuti radioattivi del 7 agosto 2015.
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