La raccolta differenziata in Toscana ha fatto progressi negli ultimi anni ma ha ancora ampi margini di miglioramento. Sono poco più di 1,3 milioni di tonnellate i rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata sul territorio regionale nel 2020 con un tasso del 62,1% ma in costante crescita: 60,2% nel 2019; 56,1% nel 2018; 53,9% nel 2017; 51,1% nel 2016. Lo rivela il rapporto Sfide e opportunità per la gestione efficiente dei rifiuti in Toscana al 2030, realizzato da Ref Ricerche e promosso da Confindustria Toscana e Confservizi Cispel Toscana, presentato il 1° marzo in Consiglio regionale a Firenze, con il patrocinio di Anci Toscana, alla presenza tra gli altri del presidente Eugenio Giani e dell’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni.
La raccolta differenziata in Toscana
Il rapporto certifica come la strada intrapresa per raggiungere l’obiettivo del 65% di riciclo al 2030 sia un obiettivo a portata di mano. Le aziende toscane hanno presentato progetti di digestione anaerobica e piattaforme di riciclo all’interno dei finanziamenti del Pnrr per 400 milioni di euro di investimenti, ma si segnala anche un fabbisogno impiantistico per il recupero energetico e riciclo chimico al 2030 nella regione: 597 mila tonnellate di rifiuti (334 mila di rifiuti urbani, 192 mila di rifiuti speciali, 71 mila di capacità di riserva e di eventuale picco). Uno scenario che vale tra gli 800 e i 900 milioni di euro di investimenti, circa 2.500 addetti in più e benefici ambientali ed economici che ammontano a 36,5 milioni di euro l’anno.
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Ampio ricorso allo smaltimento
In tema di raccolta differenziata, la Toscana fa peggio della media italiana (63%) ancora lontana dal tasso del nord Italia (70,8%). Il costo totale del servizio di igiene urbana, nel 2019, (336 €/ton.) è inferiore alla media nazionale (347 €/ton.) ma superiore a quello delle grandi regioni del centro e nord: Emilia-Romagna (264 €/ton.), Lombardia (292 €/ton.), Veneto (298 €/ton.) e Piemonte (325 €/ton.).
A ciò contribuisce, l’ampio ricorso allo smaltimento in regione, quale forma di trattamento meno onerosa. Negli ultimi anni, la percentuale di smaltimento in discarica ha ripreso a crescere risultando di appena 6 punti percentuali inferiore al dato 2011. In Italia al contrario, è proseguito il trend di diminuzione: se nel 2011 il punto di partenza era equivalente, la Toscana è oggi 16 punti percentuali sopra il dato nazionale.
Rifiuti speciali: gestione in deficit e costi in aumento
Nei distretti cartario e tessile (Lucca-Pistoia-Prato) si producono circa 350 mila tonnellate di scarti di produzione, a cui si sommano i fanghi di depurazione Nel conciario ad oggi vanno in discarica 50 mila tonnellate di scarti di lavorazione (prodotti da conciatori e pellettieri) a cui si aggiungono 70 mila tonnellate di fanghi. Complessivamente, esiste un fabbisogno non soddisfatto di almeno: tessile, 30 mila tonnellate; cartario 180 mila tonnellate; conciaria 120 mila tonnellate; oltre a rifiuti misti vari.
Il trattamento dei rifiuti speciali della manifattura in Toscana si caratterizza per un notevole incremento di costo. Un fatto, questo, che ha già portato ad un aumento di 220 milioni di euro nel 2019 con il rischio che tale incremento si attesti sui 568 milioni di euro nel 2030. Ciò comporterebbe un raddoppio rispetto ai 559 milioni di euro pagati nel 2017.
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Piano rifiuti, la road map
La Regione ha avviato nei giorni scorsi l’iter di approvazione del nuovo Piano rifiuti: la Giunta e i gruppi consiliari hanno dichiarato la volontà di chiudere il ciclo dei rifiuti in Toscana in una logica di prossimità e autosufficienza.
Gli orientamenti preliminari includono, tra gli altri, i seguenti punti:
- no a nuove discariche, con progressiva riduzione delle esistenti fino al 10% al 2035;
- no a nuovi termovalorizzatori;
- spinta alla prevenzione della produzione di rifiuti;
- potenziamento del riuso, del riciclo e del reimpiego nei processi produttivi;
- 80-85% di differenziata al 2035, puntando anche migliorarne la qualità.
- 65% di riciclo di materia al 2035.
Come viene illustrato nel rapporto, l’effettiva realizzazione degli 8 impianti di trattamento del rifiuto organico, già previsti, consentirà di coprire i fabbisogni di gestione per tale frazione: “A patto, chiaramente, che tali impianti vengano effettivamente realizzati, una volta risolti tutti i nodi autorizzativi e burocratici che sottendono l’iter di realizzazione dell’impiantistica per i rifiuti”, si legge a commento.
Nell’analisi degli scenari di gestione al 2030 il ricorso a un’impiantistica regionale consentirebbe di raggiungere l’autosufficienza, di abbattere di 2/3 le emissioni di CO2 rispetto al 2019 e di conseguire benefici economici e ambientali quantificabili in 36 milioni di euro all’anno.
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