Tra il 2021 e il 2022 l’indice di costo della gestione dei rifiuti mostra una crescita del 4,5 per cento, dovuta al +4,5 per cento del settore delle attività di raccolta, trattamento e smaltimento e al +4,0 per cento del settore del recupero dei materiali. A renderlo noto è l’Istituto nazionale di statistica (Istat) che, l’8 maggio, ha pubblicato l’aggiornamento degli indici annuali dei costi di gestione dei rifiuti. Indici che si riferiscono alla divisione 38 dell’Ateco 2007 e che misurano l’andamento nel tempo dei costi di produzione delle attività di gestione dei rifiuti, con riferimento all’acquisto di beni e servizi, al costo del personale dipendente e al costo d’uso del capitale.
I fattori che hanno contribuito alla crescita del 4,5%
Tra i fattori che hanno contribuito alla crescita del 2022, troviamo tutte e tre le voci sopraelencate. Si è infatti assistito ad un aumento:
- del prezzo degli acquisti di beni e servizi (+5,6 per cento);
- delle spese del personale (+0,8 per cento);
- del costo d’uso del capitale (+8,6 per cento).
Il metodo Istat
L’indice dei costi di produzione della gestione dei rifiuti è pubblicato a livello nazionale a partire dal 2010, e diffuso a livello di gruppo di attività, voci di costo e indice generale. Le voci elementari di costo e gli indici sintetici sono aggregati in media aritmetica ponderata (Laspeyres) con la struttura di ponderazione dell’anno 2015. La sintesi delle componenti di costo è stata effettuata sulla base dei valori economici desunti dalle statistiche strutturali sulle imprese (SBS).
La stima della composizione dei costi intermedi di beni e servizi sostenuti dalle imprese del settore deriva dall’integrazione di fonti Istat con fonti Ispra, applicata alle informazioni e agli schemi di classificazione utilizzati da Istat, sulla base delle linee guida fornite da un apposito gruppo di lavoro costituito dal presidente dell’istituto e promosso dal Ministero dell’Ambiente.
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