Cresce la presenza di materiali non compostabili nell’umido

Allarme peggioramento qualità dei rifiuti organici

In Italia, nel 2022, sono state raccolte 7,25 milioni di tonnellate di rifiuti organici, tra frazione umida e verde, che insieme rappresentano circa il 38% dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato. Dal riciclo di rifiuti a matrice organica, sono state prodotte circa 1,9 milioni di tonnellate di compost e 409 milioni di metri cubi di biogas. In questo panorama, tutto sommato positivo, emergono però delle criticità: in particolare il calo della qualità merceologica della frazione umida e la presenza in crescita di materiali non compostabili buttati nell’umido.

A fare il punto sulla filiera del compostaggio in Italia è stato il CIC, Consorzio Italiano Compostatori, nel corso della conferenza “Il biowaste in Italia” del 30 maggio.

L’Italia è sempre stata vista come un faro in Europa e nel mondo nel portare avanti i progetti di compostaggio – ha dichiarato Massimo Centemero, direttore del CIC – Lo scorso anno 53 milioni di italiani hanno svolto la raccolta differenziata dell’umido. Sono bei numeri, purtroppo però mancano all’appello 6 milioni di abitanti. Un segnale del fatto che dobbiamo impegnarci di più nell’informazione ai cittadini. Allo stesso tempo abbiamo notato un peggioramento della qualità dell’organico e abbiamo rilevato una maggiore presenza di materiali non compostabili nell’umido, come i tradizionali sacchetti di plastica”.

Il calo della qualità della frazione umida

Stiamo vivendo un momento storico delicato, in cui crisi geopolitiche e emergenze climatiche mettono a dura prova la resilienza della nostra economia – ha scritto in una lettera indirizzata al CIC il ministro dell’Ambiente Gilberto PichettoPer questo occorre puntare sull’economia circolare: quello che prima era considerato uno scarto, ora può essere utilizzato come una risorsa”.

Tuttavia, il procedimento che porta l’umido a diventare compost non è sempre così lineare. Nonostante infatti i Criteri Ambientali Minimi (CAM) stabiliti dal MASE, che prevedono dei limiti alle impurità fisiche, il Centro Studi CIC ha rilevato che la purezza merceologica media della frazione umida raccolta è scesa al 92,9%. Nello specifico, la frazione umida raccolta e avviata agli impianti di trattamento presenta una percentuale di materiali impropri pari al 7,1%. Questo colloca il rifiuto nazionale nella classe di qualità B rispetto al sistema di valutazione elaborato dal CIC.

La gestione della frazione organica è un tema prioritario, tuttavia l’impurezza di questa filiera è particolarmente elevata – ha commentato Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile al MASE – Per questo abbiamo messo in cartiere una revisione dei Criteri Ambientali Minimi e introdotto una novità organizzativa, ovvero una direzione generale che si occuperà esclusivamente di produzione e consumo sostenibile”.

Sul tema dei residui del verde, nelle prossime settimane sarà presentato un decreto legge per semplificare la gestione dei rifiuti di questo tipo”, ha detto tramite videomessaggio Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente.

Informare i cittadini e i politici

Sul fronte dell’informazione e della formazione, il consorzio Biorepack è in prima linea: “Abbiamo ideato una campagna di informazione da trasmettere durante gli europei di calcio, per far capire ai cittadini cosa si può e cosa non si può buttare nell’umido – ha spiegato Marco Versari, presidente di Biorepack – La qualità della raccolta dell’umido è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riciclo che ci impongono le normative europee”.

Non dobbiamo dimenticarci dell’elemento della corresponsabilità – ha aggiunto Francesco Iacotucci, dell’ANCII comuni, sulla parte della qualità, si devono rendere responsabili si quello che raccolgono e di come lo raccolgono. Bisogna pensare a dei controlli periodici per la verifica della qualità”.

Purtroppo l’economia circolare trova poco spazio in parlamento. Ma la parte politica deve essere informata su quanto sia importante non compromettere la qualità del suolo e puntare su un’economia circolare”, ha concluso la deputata Patty L’Abbate.


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Nata a Roma, laureata in relazioni internazionali e giornalista professionista. Interessata all’ambiente, alla transizione ecologica e al mondo che cambia, sempre con un occhio ai social network.