Sfruttare i cadaveri per compostare il terreno. Non è la macabra pratica di un serial killler amante del giardinaggio, ma un’opzione che potrebbe diventare realtà nello Stato di Washington (USA) come alternativa alla cremazione. Lasciando da parte il facile umorismo che la questione può destare, la notizia riguarda la recente approvazione di una legge che, se confermata dalla firma del Governatore, permetterebbe di sottoporre i corpi degli esseri umani deceduti a un vero e proprio processo di compostaggio.
L’azienda che offre il servizio
Il progetto si potrebbe concretizzare grazie all’azienda Recompose di Seattle che propone ai suoi clienti un’alternativa alla cremazione. Il servizio, come si legge su sicencealert, viene in particolare definito “riduzione naturale organica” e consiste nell’utilizzare microbi per trasformare pelle, ossa e altro materiale organico per produrre fertilizzante per il terreno. In questo modo, secondo i promotori della proposta di legge, si potrebbero gestire in maniera efficace tutti quei problemi ambientali legati al processo di cremazione, in uno stato, come quello di Washington, che ha visto crescere rapidamente negli ultimi anni il numero di decessi.
Il processo
Il processo è analogo a quello che avviene nel suolo delle foreste, dove foglie cadute, rami e altre componenti organiche si decompongono e tornano alla terra secondo cicli naturali. Ma come funziona il procedimento messo a punto da Recompose? L’azienda mette in un grande contenitore il corpo, insieme a erba medica paglia e trucioli di legno. Nel giro di 30 giorni si fa salire la temperatura a 65 gradi Celsius e il cadavere viene decomposto. Alle famiglie è consentito portare a casa il sacco di terreno ottenuto dalla lavorazione.
Cosa comprende il servizio
Il servizio proposto dall’azienda include anche una cerimonia funebre. Il costo si aggira intorno ai 5.500 dollari americani.
Impatto ambientale
Come ha spiegato a sciencealert.com Joshua Trey Barnett, esperto di comunicazione ecologica all’Università del Minnesota a Duluth, nonostante la cremazione abbia un impatto ambientale minore rispetto alla sepoltura tradizionale, questa attività emette comunque in media circa 18 kg di carbonio e richiede l’utilizzo di circa 30 litri di carburante da bruciare. L’opzione compostaggio sarebbe quindi un modo efficace per evitare queste emissioni.
Compostaggio e spreco alimentare
Se ci spostiamo in settori più convenzionali vediamo come il compostaggio sia in generale una valida opzione per sfruttare i rifiuti generati dagli alimenti. Oltre ai normali rifiuti prodotti nella vita di tutti i giorni che potrebbero essere impiegati in questo processo, una questione centrale da affrontare è quella dello spreco di cibo. In questo senso questa scelta, un a volta che purtroppo il cibo è già finito in pattumiera, potrebbe essere uno strumento a valore aggiunto. In questo modo, infatti, il rifiuto può avere una seconda vita ed essere inserito in un circolo virtuoso per fertilizzare il treno da cui nasceranno nuove piante.
Cibo scartato ed emissioni
Non sono poi da trascurare gli effetti positivi anche in termini di limitazione delle emissioni inquinanti in atmosfera. Quando infatti il cibo arriva in discarica, durante la fase di decomposizione, genera metano. Questo gas serra ha un effetto inquinante 25 volte maggiore rispetto rispetto alle emissioni degli scarichi delle automobili.
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