Un altro esempio di mancata circolarità, di come le materie prime seconde, frutto di un processo virtuoso di raccolta e avvio a riciclo, non trovano collocazione sul mercato. Dopo il caso dei pannelli fotovoltaici riciclati, questa volta ci concentriamo sul settore dell’edilizia.

Nel comparto si guarda con scetticismo all’impiego in elementi strutturali di calcestruzzo realizzato con aggregati riciclati. Mancano anche le norme. Un ostacolo al riutilizzo di una risorsa che per sua natura è predisposta a essere frantumata e re-impiegata. “Il calcestruzzo riciclato può essere usato allo stesso modo di quello ordinario”, ha spiegato a Canale Energia la prof.ssa Luisa Pani del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura (DICAAR) dell’Università di Cagliari.
È innanzitutto la Pubblica amministrazione a non considerarne il possibile impiego: “Viviamo la difficoltà di riuscire a sensibilizzare la PA”, commenta la Pani. Un primo ostacolo riguarda la mancanza nel prezzario regionale della voce sugli aggregati riciclati e sul calcestruzzo confezionato con aggregati riciclati che “ne impedisce l’impiego nei lavori pubblici”. Solo da poco, prosegue, “è diventato impellente l’obbligo degli acquisti verdi e del rispetto dei CAM”.

Finora nulla di concreto, anche se resta alta l’attenzione sulla corretta gestione delle macerie da costruzioni perché utile a contrastare fenomeni illeciti nel recupero e smaltimento. “Le leggi nazionali prevedono che entro il 2020 il 70% di ogni tipologia di rifiuto debba essere reimpiegato. Scarti da costruzione e demolizione inclusi”. La Sardegna, però, “è molto indietro. Gli impianti di riciclaggio sono piccoli, bisognerebbe creare dei consorzi”, suggerisce la Pani, “incentivare una premialità per chi virtuosamente riutilizza le macerie da costruzione e demolizione“.

Si potrebbe optare per la “demolizione selettiva”, così da ridurre la lavorazione delle macerie negli impianti di riciclaggio e avere prodotti riciclati di maggior pregio, ma questa “richiederebbe un sostegno della politica, poiché la demolizione selettiva è, rispetto a una ordinaria, molto più costosa”. Un modo per diminuire il conferimento in discarica dei materiali e migliorare la gestione degli impianti di riciclaggio presenti nel territorio.

Ad oggi si ritiene che la qualità degli aggregati riciclati da calcestruzzo dipenda dalle caratteristiche prestazionali della materia che li ha generati. L’organizzazione di un impianto di riciclaggio di materie prime seconde avrebbe enormi difficoltà a gestire la tracciabilità degli aggregati riciclati. Difficile oltre che inutile: non c’è necessità di separare macerie di calcestruzzo per provenienza”. E si sa che i materiali cumulati nelle discariche vanno controllati per tutelare l’impatto ambientale onde evitare che siano nocivi per l’ambiente e la salute delle persone.

Spunti importanti per un settore che prova a rinnovarsi. A partire dal progetto cluster Meisar “Materiali per l’edilizia e le infrastrutture sostenibili: gli aggregati riciclati”, di cui la Pani è coordinatrice scientifica, promosso e finanziato da Sardegna Ricerche grazie al POR FESR Sardegna 2014-2020 e condotto dal DICAAR che coinvolge undici aziende del territorio, operanti nella produzione di calcestruzzi e prefabbricati, dello smaltimento e del riciclo delle macerie da costruzione e demolizione, della consulenza in campo ambientale.

I risultati parziali del progetto relativi alla sperimentazione condotta sullo Stadio Sant’Elia di Cagliari sono stati presentati durante il convegno che si è svolto il 26 febbraio a Cagliari. “Abbiamo scelto, dopo l’individuazione delle strutture dello stadio e la valutazione del calcestruzzo in opera, di demolire i blocchi di fondazione e gli sbalzi delle travi del secondo anello”, ha commentato la Pani. È emerso che la qualità del materiale prelevato sia diversa e in genere abbia bassa resistenza, “cosa che non ha una grossa influenza sulla lavorazione negli impianti di riciclaggio”.

Le sette miscele di nuovo calcestruzzo preparate, con percentuali del 30-50-80% di aggregato riciclato, hanno dimostrato ottimi rendimenti, al pari del calcestruzzo ordinario, in termini di prestazioni meccaniche. Al momento sono in corso le prove sulla durabilità. Questo perché “allo stato attuale le norme tecniche sulle costruzioni in calcestruzzo armato prevedono una vita utile di 50 anni per costruzioni normali e di 100 anni per costruzioni di interesse strategico”. Le prove di tipo fisico, chimico e meccanico cui sono stati sottoposti gli aggregati e il calcestruzzo riciclato in base alla normativa vigente UNI EN 12620 ed NTC 2018, hanno mostrato che entrambi sono in grado di offrire prestazioni garantite.

Numeri e ricerche che stimolano nuove idee e sinergie: “Sono in contatto con un’azienda di prefabbricazione per evitare il conferimento in discarica degli scarti di produzione, la frantumazione degli sfridi della lavorazione utili per nuovo aggregato da impiegarsi immediatamente”, ha concluso la Pani.


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