Le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, sono sempre più consapevoli dei rischi finanziari legati al capitale naturale e scelgono di attrezzarsi in maniera adeguata per far fronte in maniera efficace a questo tipo di criticità. In particolare, tra i comparti industriali più esposti a questo tipo di danni, secondo un recente rapporto di AGCS ( Allianz Global Corporate & Specialty), ci sono quello petrolifero e del gas, il food & beverage e i trasporti. In questi ambiti cinque sono i più importanti fattori di rischio: biodiversità, emissioni di gas ad effetto serra (GHG) o di altri gas, acqua e rifiuti. Settori in cui le imprese devono concentrare i loro sforzi per evitare di risultare penalizzate sul mercato.
Abbiamo approfondito alcuni aspetti legati al binomio capitale naturale – assicurazioni con Francesco Liverani, Responsabile Sales & Market Management di Allianz Global Corporate & Specialty.
Dal vostro punto di vista riscontrate una consapevolezza delle aziende sul tema del capitale naturale e dei rischi connessi a quest’ambito? Le diverse realtà si stanno attrezzando adeguatamente per affrontare questo tipo di sfide?
In base alla mia esperienza in Allianz Global Corporate & Speciality, realtà del gruppo che si occupa di grandi imprese con fatturati superiori ai 500 mln di euro e con una connotazione fortemente internazionale, posso affermare che il tema sia stato ben introiettato dalle aziende. Operiamo con realtà che si mostrano molto attente al tema del capitale naturale, del riciclo e dell’uso responsabile delle risorse, che arrivano addirittura ad avere su queste questioni un approccio di tipo anticipatorio. Cosa che invece non accade sempre per le imprese di medie dimensioni, sebbene comunque il tema venga affrontato anche a quel livello.
Al di là della dimensione etica, il tema viene percepito come una questione di visione strategica. Chi non prende atto dell’importanza di tutelarsi dai rischi legati al capitale naturale rischia di uscire letteralmente dal mercato. Ci sono delle spinte che sono di natura evidentemente economica, le aziende guardano al lungo termine e la valutazione di questi scenari è uno degli elementi chiave da considerare. Oltre a questo c’è il tema del rapporto con gli investitori e con le società di rating, su cui un elemento di questo tipo influisce.
Il settore petrolifero
Prendiamo in considerazione ad esempio il settore petrolifero. Quali sono le specificità da un punto di vista assicurativo?
Le necessità di copertura assicurativa nel settore sono molteplici. Possono riguardare, solo per fare qualche esempio, i pozzi petroliferi o le navi che trasportano il prodotto. In particolare gli ambiti principali di intervento sono due: danni diretti (ad esempio ai pozzi o ai beni durante il trasporto) e la responsabilità in caso di incidenti.
Un elemento chiave da considerare è il fatto che in questo settore operano dei network composti da diversi soggetti. C’è infatti il proprietario dell’area, il soggetto responsabile dell’estrazione di petrolio, il produttore di trivelle, il distributore, chi gestisce il trasporto. L’errore di uno di questi soggetti può avere ripercussioni importanti su tutta la filiera, per questo è opportuno adottare una visione di insieme. Uno dei rischi più temuti è, ad esempio, la business interruption, che può può verificarsi anche se il danno viene causato da altri.
C’è poi il rischio cyber security, un tema trasversale a tutti i settori che è balzato ai primi posti tra i timori delle aziende. In AGCS dedichiamo molta attenzione alla prevenzione e premiamo quelle società che si adoperano per adottare sistemi di sicurezza e prevenzione con un impatto positivo sulle risorse naturali. Più queste aziende si mostrano anticipatorie del rischio, più cerchiamo di potenziare il nostro impegno e le partnership con loro.
Abbiamo infine, tra i vari rischi che vanno analizzati, anche il decommissioning degli impianti. Quest’ultimo ambito in particolare può costituire anche una grande opportunità per le realtà che devono gestirlo.
Food&Beverage
E nel Food&Beverage come si declina il tema rischio assicurativo-capitale naturale?
Qui un tema chiave è quello del tampering, ovvero della contaminazione. Ci sono coperture assicurative specifiche sul tampering che oltre all’indennizzo prevedono un affiancamento al cliente nel coordinamento della campagna stampa e nella gestione della crisi con i diversi soggetti coinvolti. Un altro servizio con cui l’assicurazione può supportare il cliente è poi il reperimento sul mercato della materia prima di un prodotto impiegato nella produzione che può venire a mancare. Il mercato assicurativo aiuta i clienti con prodotti finanziari specifici, in sostanza si fanno delle coperture per tutelare la parte di approvvigionamento agricolo.
Alla luce del crescente interesse per le questioni del capitale naturale, come evolve il modello operativo delle assicurazioni?
La relazione tra mondo assicurativo e aziende clienti dovrà essere vista sempre meno come una transazione a due su un prodotto specifico o su un contratto assicurativo. L’idea che si sta facendo strada è invece quella di una comunione di interessi dove si generano delle sinergie volte a migliorare il prodotto da entrambe le parti. In quest’ottica ci si colloca in un sistema molto più ampio che prende in considerazione tutti i soggetti interessati a diversi livelli: popolazione, risorse finanziarie, capitale naturale. Il tutto in un sistema organico che si configura nei termini di una partnership.
Finanza sostenibile, cresce l’interesse delle aziende
Il trend registrato nel settore assicurativo è una conferma di uno scenario generalizzato che vede i mercati finanziari sempre più interessati alle questioni ambientali e alle potenzialità degli investimenti Esg (Environment sustainability e governance). Il tema degli investimenti green, in particolare, è stato al centro di un convegno organizzato lo scorso 21 giugno a Milano da S&P Global Ratings. Tra i dati presentati dall’agenzia anche quelli relativi ai green bond, un settore che, seppur ancora di nicchia, a livello globale si caratterizza per una forte crescita (nel 2017 il comparto si è attestato a 300 miliardi di dollari). Trend che dovrebbe continuare anche nel 2018, secondo le previsioni di S&P Global Ratings, con le nuove emissioni che a fine anno dovrebbero raggiungere quota 200 mln di dollari USA. In linea con lo scenario globale di crescita anche il dato italiano che vede attualmente il mercato dei green bond attestarsi complessivamente a 6 mld di dollari.
In occasione del convegno abbiamo intervistato Corinne Bendesky, Associate Director Sustainable Finance , corporate & Infrastructure Ratings di S&P Globl Ratings, che ha parlato dell’importanza crescente dei fattori Esg come elemento in grado di orientare le scelte degli investitori.
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