L’assetto dell’infrastruttura idrica rimane caratterizzata da diverse criticità che variano in base alle aree territoriali, alla vetustà delle reti e all’adeguamento non ancora completo del sistema fognario e depurativo alla normativa di settore. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Mite sono 939 gli agglomerati interessati da procedure di infrazione, ai quali corrisponde un carico generato complessivo di 29 milioni di abitanti equivalenti. Il 73% delle procedure d’infrazione nel settore idrico si concentra nel Mezzogiorno, dove in larga parte il servizio è gestito direttamente dai comuni.

La dispersione di acqua dalle reti rimane consistente (40% di media) e anche in questo frangente risultano rilevanti differenze a livello geografico, con il Nord più virtuoso (32% di perdite): “Le non conformità degli agglomerati ai requisiti imposti dalla normativa europea si registrano in prevalenza nelle aree meridionali del territorio nazionale, nelle quali spesso sono presenti situazioni di assenza o di inoperatività degli enti di governo, o elevati gradi di frammentazione gestionale, sia verticale che orizzontale, con più operatori che insistono in uno stesso ambito”.

È il quadro che emerge dal nuovo Blue Book, la monografia dei dati del servizio idrico integrato realizzata dalla fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa depositi e prestiti e Istat, i cui dati sono stati presentati con Utilitalia il 21 marzo alla vigilia della Giornata mondiale dell’Acqua.

Settore idrico: investimenti in crescita

A fronte delle criticità registrate in termini di assetto infrastrutturale, anche sotto la spinta della regolazione, i gestori idrici hanno tuttavia reagito dando impulso agli investimenti che dal 2012 registrano una crescita costante dopo anni di instabilità, attestandosi nel 2019 a un valore pro capite di circa 49 euro per abitante (+21% rispetto al 2017). Sebbene il trend degli investimenti risulti crescente, con un tasso medio annuo di crescita di poco inferiore al 7%, il valore nazionale appare ancora lontano dalla media europea a circa 100 euro per abitante.

Dall’analisi risulta evidente che all’interno del nostro Paese c’è un profondo divario tra le ripartizioni degli investimenti del Centro-nord e il Sud. Si passa infatti dai 49 euro per abitante delle gestioni del Nord-est ai 61,5 euro al centro, passando per i 56 euro al Nord-ovest, mentre per il Sud si registra un valore di appena 26 euro di investimenti per ogni abitante.

blue book
Un momento della presentazione del Blue Book.

Osservando la destinazione degli investimenti, in base alla categoria di cespite per il biennio 2018-2019, si può notare che più della metà (53,2%) è indirizzata alle condotte di acquedotto e a quelle fognarie, cui seguono gli investimenti sugli impianti di depurazione: “L’attenzione verso le reti d’acquedotto è giustificata, sia dal fatto che costituisce una delle attività centrali dei gestori, sia dal livello di perdite idriche, che si attestano mediamente al 40%”, si legge nel Blue Book.

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Giovannini (Mims): “Pnrr, tavolo con le Regioni”

Il Pnrr destina alla tutela del territorio e della risorsa idrica 4,4 miliardi di investimenti (di cui 3,5 miliardi per le aziende del servizio idrico integrato. Come è stato ricordato all’evento, per il raggiungimento degli obiettivi indicati sono già stati finanziati su tutto il territorio nazionale 75 progetti di manutenzione straordinaria e di potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria, per un totale di 2 miliardi. Inoltre, sono già state assegnate risorse pari a circa 300 milioni di euro, dedicate alla riduzione delle perdite di rete e digitalizzazione delle infrastrutture nelle regioni del Sud Italia.

A tal proposito, in un videomessaggio si è espresso Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili: “Nel Pnrr, ma anche negli altri fondi che abbiamo a disposizione, abbiamo scelto l’investimento nelle infrastrutture idriche come una delle grandi priorità dei prossimi anni”, sottolineando che tra gli interventi previsti, “alcuni sono immediatamente cantierabili”.

L’investimento nella buona gestione idrica deve passare anche attraverso una maggiore efficienza ed efficacia del sistema di governance: “Come ministero siamo impegnati perché una delle riforme del Pnrr ha a che fare proprio con la semplificazione degli interventi per mettere in sicurezza le nostre risorse idriche. Nei prossimi mesi dovremmo lavorare intensamente all’efficientamento del funzionamento complessivo del sistema idrico. Apriremo un tavolo con le Regioni, in particolare con quelle nelle quali le linee guida non sono state necessariamente seguite”, ha concluso il ministro Giovannini.

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Acqua: consumi pro capite e finanza sostenibile

Come riportato nei capitoli del Blue Book curati da Istat, il consumo pro capite di acqua potabile si attesta nel 2018 intorno ai 215 litri per abitante al giorno, rispetto a 220 litri del 2015: nonostante i valori si siano ridotti, il consumo idrico nazionale è comunque elevato se si considera che la media dei Paesi europei ruota intorno ai 125 litri. Nei Comuni capoluogo e Città metropolitane italiane, nel 2020, il dato sale ulteriormente fino a 236 litri.

Per quanto riguarda la percezione della qualità del servizio, nelle indagini di Istat relative al 2021 l’86% delle famiglie è risultato molto o abbastanza soddisfatto del servizio di fornitura di acqua potabile. L’indagine evidenzia tuttavia una notevole differenza della percezione della qualità del servizio nelle diverse aree del Paese: sono molto o abbastanza soddisfatte circa il 92% delle famiglie residenti al Nord, l’84,1% nel Centro e l’82,4% nel Sud; mentre nelle Isole la percentuale scende a poco meno del 70%.

Infine, nel capitolo curato da Cassa depositi e prestiti emerge come la finanza sostenibile, in crescita a livello globale, possa essere una opportunità per il settore in ottica Esg. In Italia, nel 2021, i prestiti con finalità green hanno raggiunto i 13 miliardi di euro e le obbligazioni sostenibili sono arrivate a un controvalore di circa 300 miliardi di euro, ben 7 volte quello del 2017. In tale contesto è aumentata la presenza di imprese di minori dimensioni: nel 2021 sono stati emessi 14 minibond classificati green, social e Sdg linked, per un controvalore di quasi 78 milioni di euro. Dati che fanno riflettere, se si considera che fino al 2018 non risultavano emissioni di questo tipo.

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Freelance nel campo della comunicazione, dell’editoria e videomaker, si occupa di temi legati all’innovazione sostenibile, alla tutela ambientale e alla green economy. Ha collaborato e collabora, a vario titolo, con organizzazioni, emittenti televisive, web–magazine, case editrici e riviste. È autore di saggi e pubblicazioni.