Quando pensiamo all’agricoltura il termine biodegradabile è forse uno dei primi che viene in mente, insieme a immagini di natura, ampi spazi irrigati e coltivati con ordine, in cui la mano dell’uomo si fonde con l’equilibrio della terra, mentre difficilmente penseremmo a distese di plastica. Invece nelle attività ortofrutticole si usa molto questo materiale: pensiamo all’irrorazione dei campi spesso automatizzata e distribuita con impianti a filo del terreno o ai teli per coprire e proteggere i rami e i frutti degli alberi dal freddo o dai predatori naturali. Come ai teli usati per la pacciamatura. Azioni utili a finalizzare il buon esito dei raccolti ma che hanno un costo di materia, ore lavoro e di dispersione nei terreni. Il mercato della plastica in agricoltura ha dei numeri imponenti. Basti pensare che la domanda europea dei soli film plastici è di circa 510mila tonnellate l’anno di cui il 40% della domanda è rappresentato da Italia e Spagna. Difatti sono soprattutto i paesi maggiormente orticoli a richiedere il maggior uso di plastica. Una quantità su cui è sempre più difficile effettuare uno smaltimento corretto.

Foraggi, serre e pacciamatura sono i settori che utilizzano di più la plastica. Cosa accadrebbe se sostituissimo i materiali plastici usati in agricoltura con equivalenti bioplastici realizzati secondo i dettami della chimica verde che, come ci ricorda Sofia Mannelli, presidente di Chimica verde bionet sono: “Da molti anni la nostra associazione si occupa di suolo. Sappiamo da tempo che i suoli sono una risorsa non rinnovabile sempre più fragile e minacciata spesso da una gestione poco compatibili, dall’inquinamento e dalla progressiva desertificazione a causa dei cambiamenti climatici.  Sostituire i teli per pacciamatura tradizionali con teli prodotti a partire da materiali biodegradabili compostabili certificati, e rinnovabili, può essere solo un’opportunità. Tra l’altro recentemente la produzione di teli per la pacciamatura biodegradabili in suolo, è stata anche certificata conforme al disciplinare “Mezzi tecnici aiab” per i mezzi tecnici ammissibili in agricoltura biologica, sono compatibili con l’ambiente e rispondono a requisiti tecnici ed etici di sostenibilità. Dopo molti anni di lavoro e sperimentazione, anche Aiab ha riconosciuto che i teli compostabili certificati garantiscano la totale biodegradabilità in suolo, in conformità con lo standard europeo di riferimento Uni en17033 che implica la verifica degli aspetti rilevanti d’uso e di fine vita e l’assenza di effetti tossici per l’ambiente..”

Su questo facciamo una riflessione con Chimica verde bionet, associazione senza fini di lucro con lo scopo di promuovere e sviluppare la ricerca e l’applicazione industriale di materie prime di origine vegetale, insieme a player del settore agricolo come Unione nazionale Italia ortofrutta.

Perché la Pac dovrebbe guardare al biodegradabile come scelta di sistema

In media la plastica tradizionale “costa meno” quindi ha un impatto economico minore. Di contro la plastica biodegradabile, come emerso da un’analisi eseguita dall’Unione nazionale Italia ortofrutta, non ha “costo di tempo” per l’eliminazione. Insomma è in gran parte un ostacolo economico quello che si frappone a una completa sostituzione della plastica con la bioplastica. Ad oggi solo per la pacciamatura solo il 10% utilizza film plastici biodegradabili. Un potenziale quindi per i biomateriali di cui l’Italia è anche grande produttore e innovatore. Un’opportunità di volano economico che non va sottovalutato e che forse le politiche di finanziamento agricole dovrebbero cominciare a considerare.

“Siamo assolutamente favorevoli alla riduzione dei costi dell’innovazione sostenibile in agricoltura. Già a livello di Psr 2014‐2020 alcune regioni stanno da tempo promuovendo l’uso delle bioplastiche in agricoltura,” rimarca Sofia Mannelli. “La regione Emilia Romagna, allo scopo di promuovere ed incrementare i processi virtuosi dell’attività agricola verso la tutela e la salvaguardia ambientale, come già nel precedente piano regionale 2007‐2013, ha nuovamente introdotto un sistema di promozione dell’uso di teli biodegradabili all’interno del proprio Psr 2014‐2020 (che fa riferimento alle indicazioni contenute nei disciplinari regionali, conforme alle linee guida nazionali) nelle operazioni che fanno riferimento all’agricoltura integrata, ovvero nella misura 28, relativa ai pagamenti agro climatico ambientali. Così anche si è mossa la regione Sicilia, anche in regione Piemonte e in Umbria sono previste azioni simili. Altre opportunità si collegano con le misure ambientali obbligatorie presenti nell’Ocm ortofrutta“.

La sostituzione della plastica in agricoltura non è l’unico aspetto in cui può agire la chimica verde. Esistono già e sono in commercio prodotti sostitutivi biodegradabili sia per ammendanti e fertilizzanti, ma anche biopesticidi biofuminganti, bioenergie prodotte direttamente dall’area agricola oltre che appunto le bioplastiche. Un sistema virtuoso di cui le politiche comunitarie dovrebbero tenere sempre più conto.

Non tutto il biodegradabile è salubre per l’ambiente

È importante garantire e certificare degli standard di biodegradabilità e la composizione dei componenti di quanto si andrà a biodegradare sul suolo. Per questo esistono degli standard di certificazione della biodegradazione dei materiali come Bioagricert. Ad esempio questa certificazione prevede l’assenza di Dna ricombinanti e tempistiche certe di biodegradazione dei materiali. L’uso di materiali rinnovabili e l’esclusione di sostanze appartenenti alla famiglia dei ftalati o di sostanze tossiche e persistenti. Inoltre i materiali devono dimostrare assenza di tossicità su microorganismi e sul suolo.

Insomma non tutto ciò che si biodegrada è automaticamente buono per il terreno e la natura. Per questo è necessario assicurare una corretta informazione sulla differenza tra materie prime e l’importanza delle diverse certificazioni esistenti che sicuramente dovrebbero diventare un elemento imprescindibile almeno dei prodotti finanziati da risorse pubbliche.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.