L’uscita del nuovo rapporto Sustainable Aviation Future anticipa il tradizionale congresso annuale dedicato al comparto nel Nord America, che si terrà quest’anno dal 2 al 4 ottobre a Houston. Si tratta del massimo appuntamento del settore nell’area in tema di carburanti sostenibili per l’aviazione.
I SAF, combustibili di origine non fossile, sono uno strumento chiave per raggiungere gli obiettivi net-zero al 2050 nel settore dell’aviazione. Comprendono carburanti sintetici, biocarburanti e carburanti a base di carbonio riciclato. L’Associazione internazionale del trasporto aereo (IATA) stima che questi carburanti possano mitigare fino al 65% delle emissioni del settore entro quella data.
I numeri del Nordamerica
Il Nord America (Stati Uniti in particolare) si attesta in cima alla classifica globale nella produzione di questi combustibili. Basti pensare che, nel 2021, il solo stato della California ha fornito l’80% della capacità globale di SAF.
Le proiezioni al 2030 indicano che gli Stati Uniti riusciranno a mantenere questo primato, con una capacità produttiva pari a quasi il resto del mondo. L’Energy Information Administration (EIA) calcola che, già entro il 2024, la capacità produttiva di SAF negli Stati Uniti potrebbe aumentare da 2.000 barili al giorno a quasi 30.000 barili, se tutte le capacità annunciate entrassero in funzione.
Perché questo primato?
Un quadro normativo favorevole in Nord America è tra i fattori principali: negli Stati Uniti, il Sustainable Skies Act del 2021, l’Inflation Reduction Act del 2022 e la combinazione di programmi statali e federali, hanno offerto ai produttori di SAF sostanziali incentivi a fronte di una data riduzione emissiva. Per esempio, il SAF Blender’s Tax Credit (BTC) è un credito d’imposta che offre da 1,25 $ a 1,75 $ per ogni gallone di SAF miscelato con carburante convenzionale, a seconda della riduzione emissiva ottenuta.
Sebbene i SAF rappresentino meno dell’1% nella crescita totale dei consumi di carburante, l’industria è destinata a crescere. Il mercato, valutato nel 2023 a circa 180 milioni di dollari, potrà superare i 4.300 milioni di dollari entro il 2032. Un’ambiziosa strategia del governo statunitense, la SAF Grand Challenge, punta a una produzione annua di 3 miliardi di galloni entro il 2030, mentre il Canada sta imponendo requisiti di miscelazione obbligatoria di SAF attraverso la Clean Fuel Regulation.
Guardando al futuro
Sarà necessario un approccio equilibrato tra azioni a breve termine e visione a lungo termine, un processo olistico che comprenda innovazione tecnologica, redditività economica e sostenibilità ambientale. Ma soprattutto è necessaria una stretta collaborazione all’interno dell’intera filiera dell’aviazione.
In questo senso, già diverse compagnie aeree nordamericane sono attivamente coinvolte, come United, Delta e Air Canada, con impegni significativi che potranno contribuire a stimolare gli investimenti e una proliferazione di impianti di produzione. Inoltre, con la crescita dell’industria dell’aviazione nel post-Covid, le compagnie aeree stanno effettuando ordini consistenti per la loro flotta di aeromobili, come la United Airlines e la Southwest Airlines. Sia Boeing che Airbus, ad esempio, si stanno concentrando sulla compatibilità con i combustibili SAF.
Le sfide globali tra sostenibilità e sicurezza alimentare
Il rapporto elenca anche le sfide a livello globale: costi di produzione elevati rispetto ai carburanti convenzionali e bassi margini di guadagno per i produttori; incertezze normative, soprattutto di fronte a un quadro politico in evoluzione; ampio accesso all’elettricità rinnovabile, con cattura di CO2, per i produttori di combustibili sintetici; una capacità di produzione ancora limitata.
Sfide per nulla secondarie riguardano aspetti etici e di credibilità. Come quella “S” dell’acronimo SAF: sostenibilità. Quanto i carburanti sostenibili sono davvero sostenibili? Lo scorso luglio, ad esempio, ClientEarth, un gruppo ambientalista di difesa legale, ha inviato un avviso legale a 71 compagnie aeree, comprese Ryanair, Delta, American Airlines, Lufthansa e Easyjet. Così si legge nella lettera: Le compagnie aeree non dovrebbero descrivere i carburanti alternativi con l’etichetta fuorviante di “carburanti sostenibili per l’aviazione”. Ne consegue che l’abbreviazione SAF non dovrebbe più essere utilizzata nelle comunicazioni ai consumatori.
O il dilemma cibo contro carburante. I detrattori sostengono che dedicare ampi terreni agricoli alla produzione di biocarburanti potrebbe portare a una minore disponibilità di cibo, a un aumento dei prezzi e all’insicurezza alimentare. La questione ha suscitato anche aspri commenti da parte di Jean Ziegler, ex relatore speciale delle Nazioni Unite.
Panorama normativo tra America e Europa
In generale, l’approccio di Stati Uniti e Canada prevede un quadro normativo di incentivi e obblighi per ridurre i costi di produzione e sostenere lo sviluppo delle infrastrutture.
Dall’altro lato dell’oceano, l’Unione Europea ha lanciato la ReFuelEU Aviation Initiative: anziché affidarsi esclusivamente agli incentivi, rappresentati dall’includere nel sistema ETS anche il trasporto aereo, l’Unione adotta un approccio più rigoroso, stabilendo obblighi vincolanti che impongono alle compagnie aeree di utilizzare una percentuale crescente di SAF nel loro mix di carburanti, da qui al 2050. L’approccio si basa sul presupposto che gli obblighi possano creare un segnale di domanda stabile, incoraggiando investimenti e produzione.
Una Roadmap verso l’aviazione sostenibile
Così, mentre governi e industrie cercano di ridurre le emissioni e migliorare la sicurezza energetica, non mancano polemiche sui potenziali impatti dell’espansione dei SAF. Il viaggio verso un’aviazione sostenibile è ancora lungo e richiede, tra le altre cose, anche il coinvolgimento del pubblico.
Rimaniamo in attesa di sapere cosa saprà dirci EasyJet il prossimo 4 settembre, quando presenterà presso l’Università di Cranfield, Bedford, i progressi della sua Roadmap verso le emissioni zero, a due anni dal suo lancio. La Roadmap fa seguito all’impegno di aderire a Race to Zero, la campagna promossa dalle Nazioni Unite, in cui venivano delineate le modalità per raggiungere il net-zero al 2050.
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