Plastica: come fare la raccolta differenziata

Tutto quello che c’è da sapere

L’Italia gode del triste primato di consumatore numero uno al mondo di acqua in bottiglia, che porta inevitabilmente alla produzione di grandi quantità di rifiuti plastici. Per nostra fortuna, però, non ce la caviamo male nella raccolta differenziata: secondo i dati ISPRA, infatti, in Italia si raccolgono 1,7 milioni di tonnellate di plastica.

Sulle 2,3 milioni di tonnellate di imballaggi immesse al consumo, secondo il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), ne vengono avviate a riciclo 1,26 milioni, ovvero il 55,6%. In pratica, appena sopra l’obiettivo europeo del 55% entro il 20230.

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Foto: Pixabay

Bisogna però fare una distinzione: l’avvio a riciclo non è riciclo. La quantità che entra nell’impianto è sempre superiore a quella che esce. Tenendo conto solo dei rifiuti che entrano negli impianti per essere veramente riciclati, si registra un taglio dell’8% dei livelli di riciclo comunicati, ha reso noto l’ISPRA. In Italia, quindi si ricicla effettivamente solo il 47% degli imballaggi, un livello ancora troppo basso rispetto ai target europei del 2030, ma anche del 2025. Parlando di numeri, si tratta di 1,07 milioni di tonnellate riciclate, anziché 1,26.

Questo non deve disincentivarci dal fare la raccolta differenziata, ma al contrario, è importante seguire le regole e provare a dare un futuro ai rifiuti che produciamo ogni giorno.

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Foto: Pixabay

Bidone della plastica: cosa buttare

Sofia Mannelli, presidente di Chimica Verde Bionet, raggiunta da Canale Energia ha sottolineato come tutti i materiali plastici contraddistinti da un simbolo a forma di triangolo, che contengono i numeri dal 01 al 07, sono riciclabili. Vanno quindi buttati nel bidone della plastica.

Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero di imballaggi in plastica, ha fornito una lista generale di prodotti che devono essere differenziati nella plastica:

  • Piatti e bicchieri in plastica
  • Bottigliette di acqua, latte e bibite
  • Buste e sacchetti di pasta, patatine, verdure, caramelle e surgelati
  • Contenitori per salse, creme e yogurt
  • Film protettivi e pellicole removibili
  • Flaconi e dispenser di detersivi e cosmetici
  • Materiali per la produzione e il trasporto delle merci
  • Retine della frutta
  • Vaschette per alimenti
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Questi simboli indicano che il prodotto in plastica può essere riciclato

Ecco cosa, invece, non deve mai finire nel bidone della plastica:

  • Bacinelle e barattoli di plastica
  • Cartelline di plastica
  • Piccoli elettrodomestici
  • Scarpe e ciabatte
  • Giocattoli in plastica
  • Guanti e mascherine
  • Occhiali
  • Pannolini
  • Righelli, squadre e oggetti di cancelleria
  • Penne ed evidenziatori
  • Posate
  • Utensili da cucina
  • Sedie di plastica

In ogni caso, prima di gettare qualcosa nel cassonetto, è sempre bene controllare i simboli e le indicazioni. Per quanto riguarda la plastica monouso, poi, “la prima regola che dovremmo avere in testa è la riduzione”, ha commentato Mannelli. “Dobbiamo modificare il paradigma del consumo, e utilizzare questi oggetti solo in caso di emergenza”.

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Oggetti in plastica non riciclabili

Attenzione, la plastica compostabile va nell’umido

La plastica compostabile, per essere considerata come tale, deve rispettare dei precisi standard definiti dall’Unione europea. In particolare, deve essere in grado di biodegradarsi almeno del 90% in 6 mesi, e se a contatto con altri materiali organici, si deve ridurre entro 3 mesi.

Non va confusa con la plastica biodegradabile, che può avere anche un’origine petrolchimica e necessita di tempi molto più lunghi per degradarsi.

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Foto: Pixabay

Ad oggi, in Italia, è vietata la produzione oggetti monouso in plastica non compostabile, ha spiegato Mannelli, il problema è l’invasione sul mercato di prodotti non compostabili che arrivano dall’estero, in particolare dalla Cina.

Un report presentato da Assobioplastiche, con il Consorzio Biorepack e il CIC, Consorzio Italiano Compostatori, ha infatti scattato una fotografia preoccupante della situazione in Italia: sono in aumento i prodotti ‘pseudo-riutilizzabili’. Piatti, bicchieri e posate in plastica tradizionale che in teoria dovrebbero essere banditi dagli scaffali, ma che continuano a essere commercializzati perché autodichiarati riutilizzabili. Tutto ciò è possibile a causa di una lacuna della normativa italiana, che non ha mai indicato esplicitamente i parametri per poter definire riutilizzabile un prodotto. Ad esserne colpiti sono soprattutto i bioshopper e i sacchetti dell’ortofrutta: nonostante le disposizioni legislative, infatti, la commercializzazione frequente di borse da asporto merci realizzate in materiale non compostabili è ancora frequente.

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Foto: Pixabay

Come riconoscere quindi la plastica compostabile? Anche in questo caso bisogna guardare i numeri e i simboli sulla confezione. La plastica che deve essere buttata nell’umido, infatti, è contraddistinta dal codice 13432. In alcuni casi, poi, gli oggetti vengono certificati come compostabili dagli enti preposti, come il CIC, TUF e OK Compost.

Un mese senza plastica

A luglio si celebra il Plastic Free July, una sfida che spinge i partecipanti a trascorrere un intero mese rinunciando a qualsiasi tipo di plastica monouso. Un piccolo gesto, che se moltiplicato per molti, può portare a un risultato concreto per il Pianeta


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Nata a Roma, laureata in relazioni internazionali e giornalista professionista. Interessata all’ambiente, alla transizione ecologica e al mondo che cambia, sempre con un occhio ai social network.