Quando pensiamo al km zero le prime immagini associate sono forse più legate a cibo di prossimità o al turismo. In realtà è un concetto che si sta ampliando ad altri settori, pensiamo alla produzione energetica sul posto possibile grazie alle rinnovabili o, perchè no, alla gestione dei rifiuti umidi con il compostaggio diffuso. Si perché il cibo quando diventa scarto è un elemento ancora ricco per il territorio. Per questo l’umido viene gestito da una filiera differenziata specifica. Ma cosa accadrebbe se potessimo conferirlo in raccolte locali che possono redistribuire localmente il concime che si viene a creare?
“Già l’uso del termine immondizia ‘fuori dal mondo’ ci allontana dal considerare i rifiuti come risorsa”, sottolinea a Canale Energia Fabio Musmeci del direttivo per il Lazio dell’Associazione italiana compostaggi. “Invece si potrebbe recuperare tanto valore dai rifiuti umidi, che sono ricchi di eccipienti e vitamine necessarie per il suolo. Da qui l’idea dell’Associazione di promuovere il compostaggio diffuso anche in sharing alla stregue della generazione distribuita di energia”. Iniziative che in alcune parti di Italia oltre che all’estero, sono già realtà. Ad esempio a Parma è attivo il servizio gratuito di supporto al compostaggio domestico.
Compostaggio in sharing un’occasione di condivisione
e di nuova occupazione
L’esperienza di Parma si chiama Composharing e consente di trattare tutti i rifiuti vegetali di orti e giardini, insieme ai rifiuti umidi della cucina. Difatti le potature delle piante e la pulizia dei giardini sono elementi ricchi di nutrimenti per la terra.
“Adesso gli scarti delle potature in media si bruciano, invece con una compostiera nei giardini, anche fosse un servizio condiviso tra più fruitori privati o anche tra ristoratori e albergatori, si creerebbero così delle aree di recupero e anche delle opportunità di lavoro”. Di fatti l’esempio di Parma, come di altre attività simili ha sviluppato dei nuovi servizi su territorio che sono a disposizione della comunità.
Il vantaggio di inserire una tariffa puntuale
Il compostaggio di prossimità andrebbe avviato con l’inserimento di una tariffa puntuale, “Più differenzi, meno paghi”. Una rivoluzione che permetterebbe una riduzione di circa un quarto della tariffa su rifiuti, una spesa che oggi per una famiglia di medie dimensione si aggira intorno ai 500 euro l’anno.
La condivisione offre diverse opportunità, come spiega Musmeci: “Per esempio se un bio-trituratore da giardino fosse condiviso tra privati e servizio comunale, gli spacci potrebbero essere compostati a casa e magari accedere a dei servizi condivisi di maliatura”.
Riduzione degli sprechi energetici
Il compostaggio di prossimità permetterebbe anche di ridurre gli sprechi energetici, spiega dall’Associazione italiana compostaggio Musmeci: “Per fare un esempio l’umido di Roma viene raccolto puntualmente area per area, inviato a centri di stoccaggio e poi trasportato in Veneto per lo smaltimento. Un costo ambientale e logistico notevole”. Proprio l’Acea a Roma sta avviando delle sperimentazioni sul servizio di prossimità per la raccolta e compostaggio dell’umido, segno che il costo in bilancio sta facendo pensare anche alla grande utility della Capitale a strade nuove e più sostenibili.
Il sistema se non viene ripensato ha evidenti costi ambientali ed economici mentre sarebbe necessario adeguarsi ai tempi valorizzando nuove visioni di città intelligente e tecnologie interconnesse, applicazioni software e IoT che possono offrire un nuovo rapporto con la gestione dei rifiuti e anche con i servizi collegati ad essi. “Pensiamo come sarebbe se invece di acquistare concime del nord Europa usassimo quello prodotto nelle aree a noi vicine. Quanti costi ambientali ci risparmieremmo e quanto migliorerebbe in qualità del servizio, per non parlare delle ricadute occupazionali e dei minori scarti prodotti”.
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