Gestione sostenibile della foresta: strategia contro l’abbandono

Meno CO2 dalla logistica, occupazione locale, gestione attiva della foresta, risparmi per la PA. L'esempio della società cooperativa La Foresta della Val di Susa

Cippato2Forse non tutto è perduto. Forse il legname della Valle di Susa, quello che per settimane è bruciato sulle pendici della Alpi piemontesi, può ancora essere recuperato. Forse sotto la corteccia nera c’è del materiale utilizzabile. Per verificarlo sarà necessaria l’analisi di chi è abituato a maneggiare la matrice legnosa, soprattutto per constatare se la sua lavorazione e il suo impiego, per usi più o meno nobili, non sia pericolosa per la salute. A occuparsene sarà anche la società cooperativa La Foresta, con sede nella città di Susa, che da quando è nata, nel 1995, si occupa “della manutenzione del territorio montano, sia delle foreste che delle infrastrutture (strade, acquedotti, etc)”, spiega a Canale Energia il proprietario Giorgio Talachini.

Da sempre la cooperativa ha puntato a creare “condizioni di lavoro migliori rispetto a quelle offerte dal mercato”, prosegue Talachini, ma è con il calare delle commesse pubbliche e l’avvento della crisi che si è “cercato di mantenere il valore aggiunto delle risorse boschive, acquisendo competenze sull’installazione e la manutenzione degli impianti alimentati con combustibile forestale”. Internalizzando, cioè, quelle competenze utili alla gestione delle centrali termiche, per non perdere il ritorno economico-sociale della risorsa legno.

La sostenibilità è stato il mantra perseguito dalla cooperativa: “Non intacchiamo il capitale forestale – ci tiene a sottolineare Talachini – ma preleviamo ciò che annualmente può ricrescere. Il legno prima viene destinato a usi nobili, poi impiegato per produrre energia termica”. Con 20 anni di esperienza alle spalle La Foresta è riuscita ad ottenere la certificazione PEFC sia per le attività forestali che per quelle impiantistiche “diventando un partner per qualsiasi progetto che ha come finalità la produzione di calore”. Clicca qui per visionare i valori di emissione di particolato de La Foresta.

Ad oggi la società è proprietaria di una decina di centrali solo in Val di Susa – ad esempio a San Giorio, Almese, Oulx e Mattie – senza contare gli impianti nelle altre valli piemontesi. L’accettazione di queste opere è andata crescendo tra la popolazione locale, in simbiosi anche con il bisogno di formazione dei cittadini residenti in una terra interessata da una delle opere infrastrutturali più contestate della storia del Paese. Un esempio è quello di Mattie dove nel 2012 l’azienda è stata contattata dalla PA per “veder valorizzare una risorsa che era diventata un problema”, spiega Talachini: circa 3.000 ettari di foresta in stato di abbandono fino al 2012. A fronte di un investimento iniziale di 150 mila euro, l’impianto di 200 KWt oggi riscalda tutti gli edifici pubblici (la scuola, l’asilo, la sede comunale, le poste) e viene servito da cippato prodotto solo con tronchi: “Ciò ci permette di ridurre la quantità di corteccia e, di conseguenza, i valori emissivi dell’impianto”. Con un risparmio economico, rispetto al consumo di gas naturale, e “una riduzione di CO2 dell’80% circa rispetto alle emissioni registrate col gasolio”. Numeri che tengono conto delle distanze presenti tra il luogo di produzione e di utilizzo del carburante forestale: dal taglio della legna alla produzione di cippato la società vanta il km 0.

Avere una persona che si occupi esclusivamente dei consumi energetici degli edifici comunali è impensabile per un comune piccolo come il nostro – ci ha spiegato il Sindaco di Mattie Francesca Vernetto – È altrettanto difficile ottenere i fondi di finanziamento coi bandi europei. Per questo serve avere un contatto diretto con le aziende che operano sul territorio”.

A Oulx, invece, un piccolo impianto modulare alimenta sia la sede del Consorzio forestale Val di Susa, punto di riferimento nella gestione di circa 30.000 ettari di foreste, sia un essiccatore per legname da opera “per ridurre il contenuto energetico nelle lavorazioni di piccole partite di legno”, prosegue Talachini. L’impianto è andato a sostituire il consumo di 1.500 m3 di gas e a ridurre le emissioni di CO2 del 70-80%, contando il 20% coperto dalla fase di produzione del combustibile cippato che prevede l’uso di gasolio.

Fruttuosa la collaborazione con il mondo della ricerca: l’innovazione tecnologica dei dispositivi aiuta la riduzione delle polveri nello scarico fumi. Anche in vista dei progetti futuri. La Foresta sarà coinvolta nella realizzazione di un edificio a energia quasi zero a Oulx che, finanziato con i bandi Horizon 2020, sarà alimentato dal calore prodotto con residui forestali.


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