Il fenomeno della povertà energetica, sempre più diffuso anche a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, riguarda oltre cinquanta milioni di famiglie nell’Unione europea. È probabile, però, che si tratti di una stima al ribasso, viste le difficoltà nell’inquadrare al meglio la questione. Parliamo dell’impossibilità per i cittadini di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici: riscaldamento, raffreddamento, gas, illuminazione. Per avere un’idea più chiara della sfida e capire come affrontarla, è nato l’Energy Poverty Advisory Hub (EPAH), ente gestito dalla Commissione europea sotto l’egida del Parlamento. L’hub ha messo a disposizione dei governi una serie di tre manuali, preceduti da un testo introduttivo.

La diagnosi della povertà energetica

Il primo dei tre manuali, pubblicato a marzo del 2023, riguarda la fase di diagnosi della povertà energetica (cui seguiranno la pianificazione delle misure di contrasto e la loro successiva implementazione). Processo, quello della diagnosi, che si suddivide in sette passaggi:

  1. comprendere il tema nella sua complessità;
  2. identificare gli attori coinvolti;
  3. avanzare delle ipotesi;
  4. individuare le informazioni necessarie;
  5. raccogliere i dati;
  6. verificare la correttezza delle ipotesi attraverso l’analisi dei dati;
  7. inquadrare il fenomeno a livello locale e condividere i risultati con l’opinione pubblica.

Step 1

Il primo step richiede uno studio approfondito dei report esistenti sulla povertà energetica, per comprenderne le sfaccettature, le cause, le conseguenze. Senza mai dimenticare il contesto geografico e sociale in cui si sta operando. Sul manuale sono riportati diversi documenti da cui partire: prima di analizzarli ci si può porre delle domande preventive, così da essere certi di trovare tutte le risposte, facendo riferimento anche ai segnali provenienti dalla propria comunità. Man mano che si procede con l’analisi dei testi, è consigliabile riportarne titolo, data e autore all’interno di un file dedicato, così da tenere traccia di quanto raccolto e appreso.

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Foto Pixabay

Step 2

La povertà energetica può toccare varie sfere della società, dal settore immobiliare a quello dell’energia, dalla salute all’ambiente. Per questo, è importante disporre di vari punti di vista, che possono essere interni o esterni alle amministrazioni locali. In quest’ottica, sono due le strade da percorrere: la prima consiste nel formare un gruppo di lavoro interdipartimentale, identificando il ruolo di ogni dipartimento. La seconda prevede il coinvolgimento di enti terzi, dalle ong alle organizzazioni della società civile, dai servizi sociali alle cooperative, dai centri di ricerca alle università, dalle banche alle PMI. Anche in questo caso, è utile redigere delle tabelle dedicate.

povertà energetica UE

Step 3

Con il terzo step si comincia a passare dalla teoria alla pratica. In base al quadro fornito dagli stakeholder, è possibile formulare delle ipotesi riguardo alla portata dell’energy poverty nel contesto locale. Per esempio, si possono avanzare delle ipotesi riguardo all’insistenza del fenomeno nelle singole regioni, province o nei singoli quartieri; la gravità del problema; e le possibili ragioni (redditi bassi, costi elevati, disoccupazione, scarsa efficienza energetica degli edifici, carenze nel sistema di welfare). Ciascuna affermazione dev’essere poi analizzata con occhio critico per stabilirne il grado di accuratezza.

Step 4

Prima di verificare la correttezza delle previsioni, bisogna capire come farlo. È per questo che servono indicatori precisi su cui basarsi. Devono essere parametri facilmente misurabili anche in futuro, sia di tipo quantitativo che qualitativo, in grado di apprezzare tutte le dinamiche in gioco (siano esse socioculturali, ambientali, economiche). Per chiarirsi i dubbi, è possibile dare un’occhiata ai 56 indicatori proposti dal Covenant of Mayors in collaborazione con l’EPAH. È utile, in questa fase, anche farsi un’idea del budget che potrebbe essere necessario allocare per la successiva raccolta dei dati.

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Step 5

Il quinto passaggio consiste, in parole povere, nell’unire i puntini. Ovvero, nel reperire i dati da associare agli indicatori precedentemente definiti. La ricerca può essere svolta personalmente o comunque internamente (si parla in questo caso di dati primari), oppure da soggetti esterni alla propria realtà di riferimento (dati secondari). È importante, come accennato in precedenza, che le informazioni siano reperibili su scala locale, che siano facilmente aggiornabili e, ovviamente, affidabili. Esistono diverse metodologie per ottenere i risultati desiderati: sondaggi, focus group, strumenti digitali e applicazioni per smartphone.

Step 6

Ora, è il momento di verificare la correttezza delle ipotesi elaborate al punto 3. Per velocizzare questo passaggio, è consigliabile coinvolgere i vari stakeholder. Si può poi procedere in vari modi: analizzando singolarmente ciascun indicatore, o aggregandone molteplici, magari tutti quelli riguardanti gli edifici (tipologia dell’immobile, età, stato di conservazione). L’utilizzo di programmi come Excel può aiutare nell’aggregazione dei vari fattori: per esempio, è possibile che l’efficienza energetica di un edificio derivi per il 50 per cento dalla sua età, per il 25 dalla tipologia e per un altro 25 dal suo stato di conservazione. Grafici e mappe rappresentano validi strumenti per agevolare la visualizzazione delle percentuali. Una volta conclusa questa fase di verifica, è il momento di aggiornare la tabella realizzata in precedenza.

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Step 7

A questo punto, si è giunti al termine del processo di diagnosi della povertà energetica. È dunque il momento di redigere il report finale, per poi condividerlo con la comunità. Dopo la stesura della prima bozza, è il caso di raccogliere dei feedback prima di arrivare alla finalizzazione del documento definitivo. Anche la comunicazione non è da sottovalutare: potrebbe risultare utile coinvolgere dei professionisti, per abbinare i target ai canali più adatti; che si tratti di incontri in presenza, di webinar online, di un sito dedicato, di campagne mail o social.

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Next steps

La fase successiva sarà quella della pianificazione. La povertà energetica è una sfida sfaccettata e si potrebbe avere l’impressione di non avere abbastanza informazioni, o di doverle costantemente aggiornare. Perciò, è importante ricordare due cose. La prima è che parliamo di un modello circolare: si possono sempre aggiungere tasselli al puzzle, anche perché può essere che la fase di pianificazione delle misure di contrasto aiuti parallelamente a comprendere meglio l’intera questione. La seconda è che anche piccole azioni pianificate sulla base delle diagnosi disponibili possono contribuire a produrre un impatto positivo. Ed è questo che conta davvero.


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