Il dibattito sulla transizione energetica verte spesso sulle conseguenze negative in termini occupazionali su determinate filiere, che dovranno necessariamente trasformarsi e sui territori che a sua volta subiranno dei mutamenti. Ma non è detto che gli effetti debbano essere negativi, anzi possono costituire un’opportunità per creare occupazione locale, promuovere lo sviluppo economico e riabilitare aree degradate.
Questi sono alcuni tra gli obiettivi principali del parco fotovoltaico di Lamezia Terme, che si inserisce all’interno del progetto denominato “Sant’Eufemia”, che avrà una potenza di circa 129 MWp da installarsi su un’area a forte connotazione industriale e produttiva nei pressi del Comune.
Per avere maggiori informazioni in merito al progetto, Canale Energia intervista l’ing.
Luigi Ottavio Mancuso, progettista e portavoce di Ubh Solar, l’azienda che ha ideato il parco fotovoltaico.
Perché si è deciso di costruire a Lamezia Terme, tra l’aeroporto internazionale di S.Eufemia e l’area del Consorzio di sviluppo industriale (area Asi) il progetto “Sant’Eufemia”, un impianto fotovoltaico della potenza di circa 129 MWp?
In via generale è un’area adatta, da un punto di vista territoriale, alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico a terra, in quanto già vocata all’attività produttiva legata al territorio e al suo sviluppo socio-economico. L’area è preferibile rispetto ad altre situate nel territorio circostante, dato che gli impatti sono minori e riescono ad essere mitigati maggiormente ed in maniera più efficace, grazie anche alla vicinanza con un hub strategico come l’aeroporto.
L’area inoltre, grazie alle sue caratteristiche orografiche, consente di realizzare l’impianto senza particolari criticità e consente una facile gestione nel corso della sua vita.
Quali consumi saranno soddisfatti con il fotovoltaico? Qual è il fabbisogno provinciale annuo di energia elettrica previsto?
Si prevede che l’impianto fotovoltaico previsto nel progetto produca circa 230.000 MWh all’anno. La produzione di tale energia mediante impianti fotovoltaici evita, durante il suo ciclo di vita, l’emissione di oltre 2.300.000 tonnellate di CO2, rispetto ad una modalità tradizionale di produzione di energia.
L’impianto fotovoltaico in progetto consentirebbe, da solo, di coprire circa il 5,2% dell’intero fabbisogno annuo di energia elettrica provinciale.
L’impianto fotovoltaico in progetto sarà costruito all’interno di aree di degrado e compromissione. Dunque, quali sono i benefici attesi sul fronte ambientale, economico e sociale?
In sintesi, i benefici ambientali sono da ascrivere alla riduzione degli impatti derivanti dalla produzione di energia, obiettivo che si è ormai posto a livello nazionale ed internazionale. L’energia prodotta da fonti rinnovabili deve gradualmente e progressivamente sostituire quella prodotta da fonti non rinnovabili e derivante dai combustibili fossili.
Sul piano economico, l’impianto si configura come una vera e propria attività e quindi partecipa a tutti gli effetti al processo tributario e fiscale come una qualsiasi altra impresa e attività economica, i cui benefici ricadono anche sul territorio locale, attraverso, per esempio, il contributo Imu.
Sul piano sociale, i benefici sono evidentemente da valutare in termini occupazionali, sia nella fase realizzativa che nella fase di gestione durante la vita dell’impianto: saranno infatti necessarie attività di controllo, gestione e manutenzione dell’impianto, dei suoi componenti e, naturalmente, dell’area su cui insiste.
Quali le risorse e i tempi necessari alla sua realizzazione? Quali materiali scelti?
Le risorse economiche impiegate ammontano a circa 70 milioni di euro.
Una volta ottenute le necessarie autorizzazioni e completata la redazione dei progetti esecutivi, si può prevedere che per la realizzazione dell’impianto sia necessario un anno di tempo.
Per quanto riguarda i materiali, l’impianto prevede l’impiego di attrezzature ed apparecchiature ad alta efficienza e di ultima generazione.
Qual è la vita utile stimata di questo impianto e come saranno smaltiti i rifiuti?
Si può stimare che la vita di un impianto fotovoltaico della tecnologica prevista attualmente sia di 25 o 30 anni. La normativa prevede che già in sede di progetto venga prevista la modalità della sua dismissione.
Appare doveroso sottolineare che l’impianto fotovoltaico impiega in larga parte materiali e componenti di elevato valore economico e tecnologico. Questo comporta di per sé l’interesse verso il loro recupero.
A titolo di esempio, si può affermare che circa il 90-95% di un pannello può essere riciclato attraverso operazioni di separazione e lavaggio (alluminio, vetro, silicio).
Per tutti i rifiuti non riutilizzabili ci atteniamo alla normativa vigente in materia di smaltimento dei rifiuti, ovvero raccolta conferimento e trattamento.
L’aeroporto potrebbe costituire un hub per la regione, con la costruzione di un impianto FV oggi e altri progetti legati alle rinnovabili in futuro?
Il campo fotovoltaico, così come l’aeroporto, sono elementi (realizzati o in via di realizzazione) che possono essere considerati snodi strategici per l’evoluzione del territorio. Il quadro più ampio, descritto e sostenuto anche con le ultime leggi di bilancio e con il Pnrr, prevede per l’intera area in cui insiste sia l’aeroporto sia il futuro campo, la spinta verso un’economia circolare tale da conferirle un ruolo significativo e di riferimento, capace di attrarre investimenti ed al contempo garantire un rinnovamento dell’economia locale.
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