Il ruolo dell’energy manager nel contesto attuale

Una figura che sta diventando sempre più importante. Il rapporto FIRE.

  • Il 29 novembre, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia (FIRE) ha presentato il suo rapporto ufficiale sugli energy manager in Italia.
  • Inoltre, ha svelato i risultati di due indagini sul Fit for 55 e sugli incentivi nei settori hard to abate.

Rapporto Energy Manager FIRE 2022

In un contesto in continua evoluzione come quello attuale, caratterizzato da bollette alle stelle, cambiamenti climatici e obiettivi da raggiungere a livello europeo e nazionale, la disponibilità di dati e informazioni relativi ai consumi energetici risulta essenziale, così come la figura dell’energy manager. È un soggetto che ha il compito di gestire ciò che riguarda l’energia all’interno di un’azienda, un ente pubblico, o più in generale una struttura, promuovendo interventi mirati all’efficienza energetica e all’uso di fonti rinnovabili. Si occupa di ottimizzare i consumi, di favorire comportamenti consapevoli da parte dei lavoratori e di proporre investimenti migliorativi. Deve conoscere il mondo dell’energia e le norme che lo regolano, ma deve anche possedere delle spiccate doti comunicative.

Il rapporto Energy Manager della FIRE

La legge 10/1991 all’art. 19 obbliga le aziende del comparto industriale con consumi annui superiori a 10mila tonnellate equivalenti di petrolio (tep) e quelle degli altri settori oltre mille tep alla nomina annuale dell’energy manager. Ogni anno, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia (FIRE) pubblica l’elenco degli energy manager e un rapporto dedicato. I dati resi noti il 29 novembre 2022, facenti riferimento al 2021, indicano:

  • 1.606 nomine da soggetti obbligati (+9% dal 2014 al 2021, -6% rispetto al 2020);
  • 2.419 nomine totali (+17% dal 2014 al 2021, -2% rispetto al 2020);
  • 193 energy manager donne, circa l’8% del totale; solo 14% dirigenti.

Rapporto Energy Manager FIRE 2022

Il quadro nelle pubbliche amministrazioni

L’energia gestita dalle organizzazioni che hanno nominato l’energy manager è pari a circa 88 Mtep: una quantità rilevante, se si pensa che i consumi finali nel 2020 sono stati pari a 103 Mtep.

Nel 2021 c’è stato un aumento dell’8 per cento delle organizzazioni certificate ISO 50001 che hanno nominato l’energy manager. È fondamentale che questi professionisti possano accedere a corsi di formazione per rimanere costantemente aggiornati sulle tematiche più importanti. Nel 2021, gli energy manager certificati EGE sono stati 331 fra i nominati interni e 570 fra gli esterni.

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Permane l’inadempienza generale della pubblica amministrazione nei confronti delle nomine. La Sicilia, che nel 2018 ha stanziato 6,5 milioni di euro per l’istituzione di energy manager comunali, è la regione più virtuosa.

Le ultime indagini della Federazione

Nel corso dell’evento del 29 novembre, sono stati presentati anche i risultati di due indagini condotte dalla Federazione, una relativa all’iniziativa Fit for 55 dell’Unione europea, e l’altra sugli incentivi nei settori hard to abate – ovvero chimica, carta, ceramica, vetro, acciaio, cemento e fonderie.

Fit for 55

Per quanto riguarda il piano Fit for 55, volto a ridurre le emissioni nette di gas serra nell’UE di almeno il 55 per cento entro il 2030, è stato chiesto il parere degli stakeholder sulla fattibilità delle proposte, sull’evoluzione tecnologica prevista e sul sistema economico-finanziario e regolatorio-comportamentale.

L’approccio del piano è stato definito “globale”, con una molteplicità di strumenti e settori produttivi coinvolti, e l’arco temporale sembra essere stato definito in maniera corretta. Secondo gli stakeholder interpellati, però, servirebbe più coordinamento fra le misure del pacchetto e più armonizzazione fra le misure adottate dai vari Stati membri. È inoltre necessario implementare nuovi modelli di economia circolare; puntare sulla neutralità tecnologica, sull’elettrificazione dei consumi e sullo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili; formare nuove figure professionali specializzate.

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Incentivi nei settori hard to abate

Negli ultimi tre anni, oltre il 70 per cento delle imprese operanti nei settori più energivori ha utilizzato strumenti di sostegno gestiti dal Gestore dei servizi energetici (GSE). I certificati bianchi sono quelli più impiegati: parliamo di titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica.

Fra le criticità evidenziate, ci sono le tempistiche lunghe, l’assenza di una sensibilizzazione capillare, le difficoltà nel riconoscimento di titoli di efficienza energetica (TEE) a processi privi di riferimenti esterni noti. Sarebbe opportuno armonizzare gli strumenti esistenti anche rispetto alla cumulabilità dei diversi meccanismi incentivanti, snellire le procedure di accesso per le iniziative di piccola entità, pubblicare un database aggiornato dei progetti incentivati.

Il caso del Comune di Prato

Infine, sono stati analizzati alcuni case study. Vittorio Bardazzi, energy manager del Comune di Prato, ha illustrato i principali interventi di miglioramento che si possono effettuare negli edifici pubblici, tra cui le scuole: coibentazione, sostituzione infissi, efficientamento dell’illuminazione d’interni, building automation. “Sulla base dell’osservazione diretta dei consumi e degli Energy Performance Indicator (EnPI), si possono individuare le criticità che meritano un ulteriore approfondimento. In seguito, si potranno rendere necessarie delle progettazioni specifiche di interventi di efficientamento e riqualificazione” quali quelli sopraindicati, ha spiegato Bardazzi. “L’individuazione di adeguati indicatori permette di mettere a confronto varie attività, di seguire nel tempo gli effetti e i benefici dei miglioramenti attuati, e di potersi raffrontare con altre strutture in contesti omogenei”.

L’Amministrazione comunale ha scelto di predisporre uno specifico progetto per la gestione e l’efficientamento energetico di 115 edifici comunali e l’affidamento tramite bando di gara del Servizio Energia alla ESCo (Energy Service Company) con contratto di sette anni, fino al 2022. I progetti di efficientamento energetico hanno portato a una riduzione dei consumi energetici del 35 per cento e, conseguentemente, a un risparmio della spesa corrente di circa 150mila euro all’anno.

Rapporto Energy Manager FIRE 2022

Trentino Trasporti e Michelin Italia

Giuliano Giacomelli di Trentino Trasporti ha rivelato che, con 11mila tep di consumo annuo, Trentino Trasporti è una delle aziende più energivore della Provincia. “Consumiamo circa due milioni di metri cubi l’anno di metano. Ci riforniamo di biometano prodotto in loco, ma transitando sulla rete nazionale deve sottostare alle regole del mercato e, quindi, lo paghiamo comunque tanto. Per questo, riteniamo di dover agire sul contenimento dei consumi con un piano di breve, medio e lungo periodo”. Ecco perché l’energy manager è fondamentale. Anche Michelin Italia ha scelto di investire in questa direzione: in ogni sito produttivo è presente un animatore della performance energetica sito (APES), mentre a livello Paese c’è un energy manager che collabora con i vari APES.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.