A partire dall’inizio del 2017, quando per la prima volta la percentuale di energia elettrica prodotta da rinnovabili ha superato quella prodotta da nucleare, negli USA è iniziata la rincorsa a produrre elettricità in modo “verde”, aiutata dal crollo dei prezzi di quella prodotta da eolico e fotovoltaico (cfr. e7 n. 252 pag.13).
Nonostante il sostegno dell’amministrazione Trump a minatori e petrolieri, l’energia elettrica prodotta negli USA cresce quasi esclusivamente grazie alle rinnovabili. Secondo i dati del Dipartimento dell’Energia (Eia): “Le rinnovabili hanno fornito il 17.6% (6,9% da idroelettrico, eolico per il 6,5% e il 2,3% da solare. Il resto tramite idroelettrico, geotermico e biomasse,) della produzione di elettricità negli USA nel 2018, per un nuovo record di 742 milioni di MWh, quasi il doppio dei 382 milioni prodotti nel 2008”. In oltre la metà degli stati della Confederazione nordamericana si produce più energia elettrica da rinnovabili che da nucleare.
Questa realtà sta modificando lentamente ma irreversibilmente l’approccio degli americani verso la produzione di energia elettrica: per esempio, nel Vermont esiste una città, Burlington, che produce tutta l’energia elettrica di cui ha bisogno tramite eolico, solare, idroelettrico e biomasse. Tutti tramite un’azienda locale che anche proprietaria della rete (Italy2invest del 27/02/2018).
L’energia pulita oltreoceano ha anche un’impronta italiana: pochi giorni fa, Enel Green Power North America ha acquistato 7 impianti che producono energia solare, eolica e geotermica per un valore di 256 milioni di dollari. La filiale nordamericana ha così raggiunto un totale di energia prodotta da rinnovabili pari a 1,1 GW.
Il significato di questa proiezione è evidente: per quanto si cerchi di sostenere la produzione di energia tramite fonti fossili, le rinnovabili continuano a crescere ovunque, anche in Africa, dove spesso sono la fonte di energia primaria da subito, senza cioè il passaggio da fonti fossili.
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