La transizione chiede certamente uno sforzo importante anche al mondo produttivo ma può offrire nuova linfa vitale sia alle aziende sia alle opportunità lavorative con i cosiddetti green jobs. Una realtà su cui si sta lavorando su diversi piani. Come sottolinea a Canale Energia Giulio De Angelis CGIL, responsabile Energia e Ambiente di CGIL Roma e Lazio, intervenuto ai lavori del “Forum energia del Lazio”, ieri 29 marzo a Roma. “In questa situazione ci sono alcune parole chiave che possono fare la differenza. Una è evitare le contrapposizioni tra riconversione industria e posti di lavoro“. Si tratta secondo De Angelis di un approccio che “non ha motivo di esistere ed è antistorico. Queste cose vanno rigovernate”. Ad esempio cita uno studio in corso sulla decisione del sindaco di Londra di chiudere 8 inceneritori della città. “Sembra che per ogni posto di lavoro perso nell’impianto di incenerimento si possa arrivare a 350 nuovi posti di lavoro nell’economia circolare che si svilupperebbe”.
Altra contrapposizione è quella tra individuo e comunità. “Le comunità energetiche mettono insieme i cittadini e fanno tornare l’individuo ad essere comunità“.
In questo quadro la formazione svolge un ruolo centrale e come ha ricordato lo stesso De Angelis nel corso della tavola rotonda in sede di evento. Da qui la chiave del successo di una riconversione che sia produttiva per lavoratori e territorio.
Servono nuovi distretti industriali
La transizione energetica dovrebbe ragionare anche in ottica di transizione dell’assetto industriale del Paese. “Il pericolo è continuare ad essere clienti di tecnologie estere e non valorizzare questo momento per sviluppare filiere industriali” sottolinea Luigi Severini, ing. referente del progetto eolico offshore a Civitavecchia. Situazione che sta vivendo in prima persona le difficoltà date dall’accettazione paesaggistica dei progetti di rinnovabili.
“Le principale aziende che producono turbine eoliche, ci stanno prospettando la loro difficoltà a considerare delle forniture per i nostri impianti, perché al netto della parte burocratica approvativa non c’è una sensazione chiara di quando gli impianti possano essere fatti”. mancano anche le condizioni per stipulare contratti pre vincolanti spiega Severini. Insomma rischiamo di finire in coda a tutti gli ordini europei vista la lentezza e la poca domanda nel nostro Paese. Diversa è la situazione di paesi come Francia o Germania che si stanno muovendo massicciamente con ordini e quantità rilevanti. Quindi le opportunità di lavoro e di sviluppo di nuove filiere di produzioni ci sono e sono importanti, ma il tempismo è tutto.
La transizione sulle opportunità di lavoro non lascia indifferenti neanche le grandi realtà
“Nel percorso della transizione energetica stiamo ripensando i nostri siti termoelettrici come polienergetici innovativi” spiega Gaetano Evangelisti responsabile affari istituzionali e territoriali Enel Italia. “Si tratta di siti che saranno utilizzato per accogliere iniziative di Enel o terzi, con particolare riferimento alla filiera delle rinnovabili. In ottica di crescita e sviluppo del territorio che hanno ospitati vecchi impianti”.
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