Nell’anno della pandemia da Covid-19 il mercato professionale dei droni ha perso 73 milioni di euro, il 38% di quanto registrato fino a quel momento. Un’inversione di tendenza rispetto al periodo pre-pandemico: nel 2019 la crescita è stata del +17%. L’Osservatorio droni della school of management del politecnico di Milano, presentato oggi 16 febbraio, ha rilevato che un’impresa su cinque è stata costretta a chiudere e che i progetti di applicazione industriale di droni censiti da fonti secondarie sono diminuiti, fino al 50% rispetto al 2019 nel caso di sperimentazioni e progetti operativi. Nel complesso, però, il settore ha retto: solo 66 su 700 imprese sono inattive.
Come invertire la curva del mercato professionale dei droni
“Il 2020 è stato un anno difficile per un mercato ancora emergente, composto prevalentemente da startup e piccole imprese e già messo alla prova dalle variazioni normative e dalla mancanza di una piena consapevolezza dei vantaggi di questa tecnologia”, afferma in una nota stampa Marco Lovera, responsabile scientifico dell’Osservatorio. D’altro canto, l’emergenza Covid-19 “ha portato molti enti regolatori a derogare alle normative vigenti snellendo gli iter autorizzativi e concedendo deleghe agli attori locali per far fronte velocemente alle esigenze dei propri territori”, spiega la direttrice dell’Osservatorio Paola Olivares.
I danni sono reversibili: l’auspicio è che a dare nuova spinta alla ripresa del mercato saranno il nuovo Regolamento europeo droni, in vigore dallo scorso 31 dicembre, e l’ingresso di nuovi attori nel settore, proseguito nel corso del 2020. Il regolamento, in particolare, ha armonizzato le normative nazionali, abolendo la distinzione tra utilizzo ricreativo e professionale dei droni.
Buona parte della normativa è stata trasferita sotto il presidio della European union aviation safety agency (Easa), facendo conciliare i regolamenti sull’intero territorio dell’Unione europea e facendo decadere le regolamentazioni nazionali e abolendo la distinzione tra utilizzo ricreativo e professionale dei droni.
I nuovi progetti
Tra gli elementi più stimolanti per il 65% delle aziende c’è l’obbligo di montaggio di sistemi di Electronic identification, i transponder, sui droni previsto dalla normativa, così da creare uno spazio aereo più sicuro ed evoluto. Inoltre, la metà del campione analizzato sostiene che la marcatura CE garantirà una maggiore sicurezza e controllo degli aeromobili in circolazione. Nel 2020 si è confermata la centralità della piattaforma D-Flight come unico strumento di registrazione, cartografia e rilascio delle dichiarazioni. Sono quasi 24mila i droni registrati sul portale lo scorso anno, di cui l’82% ricreativi e il 18% professionali. La maggior parte è di piccola dimensione: l’85% pesa meno di 1 kg.
Oggi si contano a livello internazionale 334 start up che assorbono un miliardo di dollari di finanziamenti. Per la maggior parte si tratta di imprese innovative e che integrano prodotti e servizi nella propria offerta. “Fra le applicazioni emergenti, la cosiddetta Urban air delivery – che comprende la last-mile delivery di piccoli pacchi a singoli clienti, la consegna di materiale sanitario urgente e i trasporti di carichi pesanti – sta attraversando un forte hype e sta attirando l’interesse di imprese e autorità regolatorie di moltissimi paesi”, aggiunge Cristina Rossi Lamastra, responsabile scientifico dell’Osservatorio.
L’uso dei droni nella pubblica amministrazione e in Italia
La crisi ha anche evidenziato le potenzialità dei droni: sono oltre 60 i progetti internazionali nati per il monitoraggio della popolazione, la consegna di materiale medico, la comunicazione delle linee guida sul distanziamento sociale e la sanificazione di edifici e strade. Si tratta per la maggior parte, circa il 70%, di progetti attivati nella pubblica amministrazione, tranne che in Italia: attualmente il 77% dei 661 comuni italiani intervistati dall’Osservatorio non utilizza questa tecnologia anche se il 29% intende farne uso nel prossimo triennio.
I comuni italiani che adoperano i droni li sfruttano per la mappatura e il monitoraggio aereo (70%), le ispezioni (62%), la sicurezza e la sorveglianza (53%), la ricerca e soccorso (46%). Questo per favorire l’aumento della quantità (66%) e dell’accuratezza (37%) dei dati raccolti, la riduzione dei tempi di svolgimento delle attività (41%) e l’aumento della sicurezza pubblica (37%).
Infine, la ricerca mostra che l’ingresso di imprese da settori attigui, l’apertura ai mercati internazionali, la nascita di nuove collaborazioni, di carattere pubblico e privato, e la messa a sistema delle competenze assicureranno una ripresa del mercato professionale dei droni.
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