- In Italia, il 70 per cento delle infrastrutture idroelettriche ha più di quarant’anni.
- Sono richiesti investimenti per oltre 10 miliardi di euro entro il 2030.
- Lo rivela un’analisi di Bain & Company, che spiega quali sono le sfide per il settore.
L’acqua è una fonte di energia rinnovabile, la più antica utilizzata dall’uomo. Le centrali idroelettriche producono, attualmente, il 16 per cento dell’elettricità globale. Una percentuale che, con i giusti investimenti, potrebbe crescere. Lo riporta una nuova ricerca di Bain & Company, diffusa il 12 aprile. Secondo l’analisi della società di consulenza, molte delle infrastrutture idroelettriche in Europa e Nordamerica hanno più di quarant’anni e necessitano di importanti interventi di manutenzione, per un valore di più di 300 miliardi di dollari.
Obsolescenza degli impianti e siccità
In Italia, dove il 70 per cento delle infrastrutture ha più di quarant’anni, sono richiesti investimenti per oltre 10 miliardi di euro entro il 2030, che potrebbero essere sbloccati anche attraverso nuove formule contrattuali, come i Corporate PPA (Purchase Power Agreement). Oltre all’obsolescenza degli impianti, la siccità rappresenta un’altra questione da affrontare. Nel 2022, anno caratterizzato dall’estate più calda mai registrata in Europa, il nostro Paese ha visto una contrazione del 40 per cento nella generazione da idroelettrico. Considerando anche la scarsa capacità di stoccaggio dell’acqua piovana, e l’impatto su altri settori come l’agricoltura, è fondamentale correre ai ripari.
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I vantaggi dell’idroelettrico
“È fondamentale trovare soluzioni che riducano l’incertezza e ottemperino i requisiti di ammodernamento degli impianti, anche con il supporto del sistema finanziario”, spiega Luigi Corleto, Partner di Bain & Company. “Questa potrebbe essere l’occasione perfetta per trasformare e ripensare l’idroelettrico attraverso l’ottimizzazione dei bacini, la digitalizzazione degli impianti e, dove possibile, l’introduzione di applicazioni Pumped Storage Hydro”.
“Tre caratteristiche rendono l’idroelettrico un vero e proprio asset strategico: il basso impatto ambientale, la flessibilità determinata dalla programmabilità e dai tempi ridotti di avviamento degli impianti e, infine, la capacità di stoccaggio di energia superiore ad altre fonti a basse emissioni. Investire nell’idroelettrico non è solo economicamente sostenibile, ma è anche una scelta indispensabile per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione condivisi a livello comunitario”, conclude Alessandro Cadei, Senior Partner e responsabile della practice Energy & utilities EMEA di Bain & Company.
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