L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha più volte sottolineato la necessità di aumentare i finanziamenti volti a promuovere la transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo. Lo stesso ha fatto l’IRENA che, non a caso, ha siglato un accordo con l’Unione africana per assicurare all’intero continente l’accesso all’energia pulita.
I ricercatori dell’Environmental Intelligence for Global Change Lab, guidato dal prof. Andrea Castelletti al Politecnico di Milano, hanno dimostrato come il fotovoltaico galleggiante (FPV) possa rappresentare una valida soluzione per accelerare lo sviluppo sostenibile in Africa. Il loro studio è stato pubblicato il 12 aprile sulla rivista Nature Energy.
Le analisi relative al bacino dello Zambesi
Oltre a essere competitivi in termini di costi, i pannelli fotovoltaici galleggianti installati nei serbatoi idrici esistenti potrebbero produrre tra il 20 e il 100 per cento dell’elettricità prevista dalle dighe idroelettriche già progettate nel continente, con un impatto minore sugli ecosistemi e sulle comunità locali.
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I ricercatori sostengono che gli investimenti previsti per la costruzione di tre nuove dighe nel bacino idrografico dello Zambesi potrebbero essere impiegati in modo più efficiente, se l’offerta energetica venisse integrata con il solare galleggiante: più resistente alla siccità, è in grado di ridurre del 12 per cento la variabilità nell’offerta di energia elettrica.
“Riducendo la loro dipendenza dall’energia idroelettrica, le economie in via di sviluppo riuscirebbero a garantire un’offerta energetica più stabile e robusta di fronte alle incertezze idrologiche causate dal cambiamento climatico”, spiega Andrea Castelletti, professore ordinario di Gestione delle risorse naturali del Politenico di Milano.
Fotovoltaico galleggiante, gli scenari futuri
Sebbene gli impatti ecologici e sociali del fotovoltaico galleggiante non siano ancora del tutto noti, gli autori dello studio sono convinti che siano molto meno gravi rispetto a quelli della costruzione di nuove dighe idroelettriche.
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“I nostri risultati suggeriscono che i benefici derivanti dall’evitare la costruzione di nuove dighe attraverso strategie di implementazione di solare galleggiante potrebbero superare i potenziali impatti negativi su altre attività praticate nei serbatoi dove si installerebbero tali pannelli, come la pesca o la navigazione turistica”, conclude Matteo Giuliani, ricercatore del Politecnico.
“È comunque necessario un impegno collettivo per continuare a migliorare la tecnologia FPV e garantire la sua implementazione responsabile attraverso processi di pianificazione integrata e coinvolgimento attivo degli stakeholder locali”.
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