Si è concluso il secondo Summit Italiano sull’eolico off-shore organizzato dall’ANEV, l’Associazione Nazionale Energia del Vento. L’incontro si è incentrato sulla filiera nazionale di questo tipo di energia rinnovabile.
L’eolico off-shore, fisso o galleggiante, è una delle tecnologie principali da inserire nel mix energetico nazionale e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione secondo le tappe stabilite dall’Unione europea. Gli studi dell’ANEV hanno rilevato che l’Italia è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale di sviluppo dell’eolico galleggiante. Le statistiche prevedono un potenziale di 11 GW per l’eolico off-shore nel 2040.
“Con il Summit di oggi vogliamo chiedere al Governo e al Parlamento di intervenire subito per far nascere una filiera industriale nazionale – ha detto Mauro Fabris, vicepresidente di ANEV –. È una decisione strategica che ci consentirebbe di produrre in Italia le componenti necessarie alla realizzazione di impianti eolici off-shore galleggianti e superare la dipendenza energetica da terzi”.
Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato: “L’Italia ha sviluppato una propria capacità industriale per quanto riguarda l’eolico a terra: può fare altrettanto con l’eolico off-shore. Con il ministro Musumeci stiamo lavorando alla legge quadro sulla Blue Economy di prossima presentazione, che interesserà anche l’eolico in mare. Il nostro obiettivo è passare dall’essere meri consumatori a produttori di impianti di energie rinnovabili, sia per quanto riguarda l’eolico offshore, sia per i pannelli fotovoltaici”.
23 luglio 2024
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A che punto è la filiera italiana dell’eolico off-shore
Davide Tabarelli, di Nomisma Energia, ha presentato uno studio svolto dall’azienda per ANEV sulla filiera italiana dell’eolico off-shore. In base ai dati raccolti, in Italia l’eolico ha avuto una capacità di 12,3 GW nel 2023, contribuendo per il 7% al soddisfacimento della domanda di energia e per il 9% alla produzione elettrica. Nel PNIEC è indicato un obiettivo al 2030 di una capacità eolica di 26 GW per l’onshore e 2,1 GW per l’off-shore. “Uno scenario limitato – ha spiegato Tabarelli – rispetto al potenziale di 93 GW per l’eolico off-shore fisso e di 237 GW per l’off-shore galleggiante”.
Nonostante il grande potenziale italiano, gli altri paesi europei hanno una produzione e incidenza di energia eolica sensibilmente più alta, che sfiora una media del 16% in Ue. Ciò avviene perché in Italia ci sono ancora delle barriere che limitano lo sviluppo di questa filiera.
Innanzitutto, il nostro Paese non ha ancora un quadro regolatorio completo per lo sfruttamento off-shore delle rinnovabili, in particolare in materia di pianificazione di spazio marittimo. Poi, ci sono delle difficoltà burocratiche, tra cui processi di autorizzazione lunghi e complessi. Le connessioni infrastrutturali scadenti sono spesso un ostacolo, così come lo sono i costi elevati per lo sviluppo di nuove tecnologie. Infine, mancano degli schemi per incentivare l’innovazione.
“L’eolico offshore è la tecnologia che ci permetterà di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, 2040 e 2050. Per fare ciò bisogna incoraggiare le aziende italiane che vorrebbero investire in questo settore definendo un quadro normativo e regolatorio chiaro. Inoltre è indispensabile, la creazione di una filiera industriale nazionale solida, pronta a consentire le forniture necessarie alla realizzazione di impianti eolici off-shore in tempi rapidi”, ha concluso Simone Togni, Presidente dell’ANEV.
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