Il Consorzio europeo Eurofusion, che comprende un network di circa 4.800 scienziati provenienti da 30 istituti membri e 152 entità associate di 28 Stati europei (25 Paesi Ue, Regno Unito, Svizzera e Ucraina), ha ricevuto un contributo europeo di oltre 550 milioni di euro per lo sviluppo dell’energia da fusione.
Con questo nuovo finanziamento, il Consorzio coordinerà il programma di ricerca definito nella “Roadmap europea per l’energia da fusione”.
L’Italia, dopo la Germania, secondo partner più importante del Consorzio, sarà destinataria del 16% del contributo europeo, pari a circa 90 milioni di euro.
“La rete italiana della ricerca sulla fusione, con oltre venti partner tra università, enti di ricerca e industrie coordinati da Enea, rappresenta un caso di successo in termini di contributo tecnico-scientifico al programma europeo, di trasferimento tecnologico e di crescita del sistema produttivo nazionale, con notevoli ricadute economiche, sottolinea Paola Batistoni in nota stampa, responsabile della Sezione sviluppo e promozione della Fusione di Enea. Infatti, grazie alla lunga tradizione di stretta collaborazione tra i laboratori e l’industria, le aziende italiane si sono aggiudicate commesse industriali per un valore totale di oltre 1,3 miliardi di euro, circa il 50% del totale europeo, per la realizzazione del reattore sperimentale Iter attualmente in costruzione in Francia nell’ambito di un accordo internazionale”.
Il ruolo centrale dell’Italia nel panorama europeo
Grazie al nuovo impianto di ricerca Dtt (Divertor tokamak test facility), in costruzione nel Centro ricerche Enea di Frascati, in seguito ad un consorzio tra Enea, Eni e diverse università italiane, l’Italia continuerà ad avere un ruolo centrale.
Dtt studierà soluzioni per lo smaltimento della potenza per il reattore a fusione dimostrativo.
Enea, insieme ai Centri di ricerca di Frascati e del Brasimone è tra i primi a realizzare impianti per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico, fornendo contributi determinanti nei campi della superconduttività, dei componenti interfacciati al plasma, della neutronica, della sicurezza, del ciclo del combustibile e della fisica del plasma.
L’energia da fusione utilizzando lo stesso processo che produce l’energia del sole e delle stelle viene annoverata tra le fonti di energia sostenibile, a basse emissioni di carbonio e praticamente inesauribile. Dunque, la fusione viene considerata come un’altra possibile strada che può contribuire alla completa decarbonizzazione della produzione di energia.
“Mi congratulo con il consorzio Eurofusion per la firma del nuovo accordo e auguro il miglior successo nell’attuazione del programma di ricerca sulla fusione dell’UE per il 2021-2025. Questo accordo consolida la stretta collaborazione tra la comunità di ricerca europea sulla fusione e la Commissione nell’ambito Euratom. Gli ultimi sette anni hanno dimostrato l’efficacia di questa partnership e da ora fino alla fine del 2025, Eurofusion deve basarsi su questa conoscenza e avanzare in tutte le aree, in particolare a sostegno del progetto Iter”, dichiara in nota stampa, Mariya Gabriel, commissaria europea per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù.
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