Aumenta la diffusione dell’energia rinnovabile in Italia, ma serve un’ulteriore accelerazione

Tra gli ostacoli da superare, stando al report dell’Osservatorio sulle rinnovabili di Agici, c’è la resistenza delle comunità locali.

A che punto è la diffusione dell’energia pulita in Italia? Il rapporto annuale dell’Osservatorio internazionale sull’economia e la finanza delle rinnovabili (OIR) di Agici, presentato a Milano il 21 giugno, risponde a questa domanda e contiene diversi dati su cui vale la pena riflettere.

Nel 2022, la capacità installata è stata pari a 3 GW, il doppio rispetto al 2021, e gli investimenti da parte dei maggiori operatori sono aumentati del 26 per cento. Tuttavia, siamo in ritardo rispetto ai Paesi europei più virtuosi: “La crisi energetica ha dato uno scossone forte al settore, ma serve una maggiore accelerazione”, ha spiegato Marco Carta, amministratore delegato di Agici. “Occorre installare circa 10 GW l’anno di nuova capacità rinnovabile: un obiettivo sfidante, ma raggiungibile. Occorre, ovviamente, snellire la burocrazia e dare certezze affinché si possa muovere l’intera filiera industriale”.

Perché puntare sui modelli partecipativi

Tra gli ostacoli da superare, il report evidenzia la resistenza da parte delle comunità locali che, spesso, si oppongono all’installazione degli impianti perché non riescono a percepirne direttamente i benefici. “Sono cinque i principali fattori alla base di questa opposizione: l’idea che gli impianti rinnovabili non generino benefici economici e sociali per il territorio, né occupazione a livello locale; che non impattino sulla riduzione della spesa energetica, ma sottraggano suolo utile all’attività agricola e alterino il paesaggio”, ha chiarito Anna Pupino, coordinatrice dell’OIR. “Per superare queste criticità, abbiamo identificato nuovi modelli partecipativi, che garantiscano un beneficio economico agli stakeholder coinvolti, e nuove strategie comunicative”.

OIR, Agici, Rinnovabili
Anna Pupino, coordinatrice dell’OIR © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Se il 10 per cento della nuova capacità rinnovabile necessaria per raggiungere i target climatici al 2030 fosse implementata attraverso modelli di condivisione del valore con i cittadini, si stima che si potrebbero coinvolgere più di tre milioni di famiglie per un risparmio annuo sulle loro bollette pari a oltre 800 milioni di euro.

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Le comunità energetiche rinnovabili

Non a caso, realtà come le comunità energetiche rinnovabili rappresentano anche degli strumenti per combattere il fenomeno della povertà energetica: lo ha ricordato l’Assessore alla Casa di Regione Lombardia, Paolo Franco. È proprio sul tema delle CER e delle tecnologie digitali volte alla loro gestione che si è concentrata la prima tavola rotonda della giornata, che ha coinvolto i rappresentanti di alcuni dei principali operatori energetici attivi in Italia. Particolarmente interessante il caso studio di Renewability, la prima “comunità energetica remota”, ideata da EPQ: nasce per dare agli utenti la possibilità di investire negli impianti e trasformarsi, da consumatori, in prosumer.

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L’impatto di crisi energetica e crisi climatica

La seconda tavola rotonda si è invece concentrata sull’impatto di pandemia e crisi energetica sugli investimenti nell’energia pulita. Non dobbiamo dimenticare, poi, che anche in questo settore servono strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. “L’Italia e il Mediterraneo sono particolarmente a rischio. Per questo, serviranno investimenti massicci per aumentare la resilienza delle infrastrutture, a partire da quelle per la produzione di energia idroelettrica, di fronte alla siccità e agli eventi meteorologici estremi”, ha commentato Antonio Urbano del Gruppo CVA.

OIR; Agici, rinnovabili
I partecipanti alla seconda tavola rotonda © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Per affrontare con successo queste sfide, come ha ricordato in conclusione Bernardo Ricci Armani di Statkraft, bisognerà investire anche nelle risorse umane, puntando sulla collaborazione fra università e aziende.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.