A livello europeo, nel 2022, le fonti energetiche rinnovabili hanno toccato il record di 41,4 GW di potenza installata, con un incremento del 47 per cento rispetto all’anno precedente e risultati positivi anche a livello italiano.
Guardando alla sola Lombardia, regione su cui si è concentrato l’evento di ANIE Rinnovabili del 17 luglio, si prevede una crescita pari a 1.035 MW/anno per il periodo 2024-2030.
La filiera nazionale delle rinnovabili
Se il mercato nazionale delle FER (eolico e fotovoltaico) ha raggiunto un valore di circa dieci miliardi di euro nel 2023, gli studi del Politecnico di Milano stimano che gli investimenti possano raggiungere una cifra compresa tra 45 e 90 miliardi di euro, da qui al 2030.
La Lombardia – con 3.778 aziende operanti, pari al 17,7 per cento del totale – è la regione con la maggiore presenza di imprese in questo settore, seguita dal Lazio. Nel 2022, tuttavia, il fabbisogno elettrico regionale è stato coperto solo per il 15 per cento dalle rinnovabili, contro una media nazionale del 32 per cento.
In questo quadro, l’agrivoltaico rappresenta un’opportunità cruciale per la salvaguardia e lo sviluppo sostenibile del territorio, secondo quanto emerso all’incontro tenutosi oggi presso il Palazzo Pirelli di Milano.
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Le sfide legate alla diffusione dell’agrivoltaico
“L’agrivoltaico in tutte le sue declinazioni è un elemento fondamentale nello sviluppo della strategia del fotovoltaico, in quanto potrà contribuire a creare una nuova filiera del made in Italy”, ha commentato Andrea Cristini, presidente di Anie Rinnovabili.
“Si tratta di una tecnologia che risponde a esigenze impellenti del nostro Paese, ovvero incrementare la produzione dalle fonti rinnovabili, decarbonizzare l’economia e preservare la vocazione agricola dei nostri territori. È necessario pertanto risolvere le empasse normative che possono costituire un freno a tale crescita”.
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La sfida è quindi quella di riuscire a integrare con successo la tecnologia fotovoltaica nel contesto agricolo, adattandola alle diverse colture e privilegiando le installazioni basse o interfilari perché hanno un minor impatto paesaggistico, una maggior resilienza alle condizioni meteo e sono meno costose rispetto a quelle alte, secondo l’associazione.
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